Search
Close this search box.

Bethany Hamilton. Rinascere con lo squalo

Soul surfer, sopravvissuta e ora motivatrice. La storia di Bethany Hamilton, surfista hawaiana vittima di un attacco di squalo che è riuscita a traformare una tragedia nella sua più grande forza.
Bethany Hamilton

Una strada segnata

È ancora presto quando il 31 Ottobre 2003 Bethany Hamilton, il padre, uno dei due fratelli e la migliore amica Alana arrivano in spiaggia per gli allenamenti. Splende il sole nella baia di Kauai, Hawaii; il giorno si prospetta perfetto. Tutta la famiglia Hamilton ha da sempre un rapporto simbiotico con l’acqua, i tre “piccoli” di casa infatti hanno imparato prima a nuotare che a camminare. Bethany non è da meno; ha una propensione naturale per tutto quello che riguarda il mondo marino, in particolare per il surf. A soli 8 anni ottiene il titolo di surfista under 16 più forte dell’isola, a 10 anni vince la National Scholastic Surfing e a 12 a diventa la migliore in tutto l’arcipelago. La ragazza si prepara ad una lunga carriera, sicura che quella sia la sua strada. Ma le cose non vanno sempre come ci si aspetta.

Quando tutto cambia

Sono le 7:30 del giorno di Halloween. Bethany  Hamilton e il suo gruppo entrano in acqua. Passa un’ora dall’inizio dell’allenamento, la ragazza si stende sulla tavola e guarda in alto, allunga il braccio sinistro in acqua e parla con l’amica di sempre, Alana.
Le due sono state chiamate dalla Ripcurl, azienda australiana che produce articoli da surf, per posare in un servizio fotografico sulle loro tavole. Bethany accarezza l’acqua, il suo elemento, e sogna tutto quello che l’aspetta. In un attimo, però, il sogno diventa un incubo. Proprio in quel momento uno squalo tigre di 4 metri le azzanna il braccio e la trascina sott’acqua. Lei si divincola, scalcia e riesce a colpire l’animale che allenta la presa e la lascia risalire in superficie. Il fratello la porta a riva e con il leash della tavola crea un laccio emostatico, chiamano l’ambulanza e corrono al pronto soccorso. Una volta all’ospedale c’è poco da fare: il braccio viene amputato. Bethany ha inoltre perso il 60% del suo sangue, i medici possono parlare solo di miracolo.
A soli 13 anni Bethany deve ricominciare a imparare tutto, dalle cose più semplici come legarsi i capelli, usare le posate ma soprattutto deve capire come riuscire a tornare sulla tavola.

Bethany Hamilton

Un nuovo inizio

Ha così inizio la seconda vita di Bethany, quella da surfista sopravvissuta.
Passano solo due settimane dall’incidente che la ragazza è già in acqua cercando di capire come poter remare con un braccio solo. Gli allenamenti cambiano sostanzialmente, deve fortificare tutto il corpo per “colmare” la parte che le manca e anche ritrovare l’equilibrio per alzarsi. Inizia ad usare una tavola differente da quella di prima: più lunga e con un peso specifico diverso, in modo tale che potesse bilanciarsi meglio. Gli sforzi della ragazza e di tutta la sua famiglia vengono ripagati quando solo un anno dopo l’incidente, nel 2004, vince il Best Comeback  Athlete ESPY Award. L’anno successivo il primo posto nel National Scholastic Surfing Association è suo.
Nel 2008 inizia a gareggiare nella Association of Surfing Professional e si ritrova a fianco dei migliori surfisti del mondo.
La sua storia arriva infine al grande pubblico nel 2011 con il film “Soul surfers”, dove appunto viene raccontato l’incidente con lo squalo e come, grazie alla sua determinazione e forza di volontà, lei sia riuscita a raggiungere tutti i suoi traguardi.

Tra acqua e famiglia

Ad oggi Bethany, con la sua storia, con la sua carriera da surfista professionista e con il suo blog motivazionale è fonte di esempio e ispirazione per molti. Ad esempio è testimonial del brand Sharkbanz, bande magnetiche repellenti per squali: se all’inizio anche lei era restia ad usarli perché preoccupata dell’incolumità dell’animale, una volta capito esattamente il funzionamento ha deciso di diventarne testimonial, tanto da far entrare anche i figli nella campagna pubblicitaria.
Ha inoltre un programma di mentorship “Ohana mother daughter’s experience” dove offre un’opportunità a madri e figlie, attraverso sessioni online, di poter scoprire il proprio potenziale attraverso la sua guida.
Anche grazie alla sua organizzazione no-profit “Beautifully flawed foundation” del 2017, insieme alla sua famiglia, Hamilton propone re-treats ed eventi per aiutare chi come lei ha vissuto dei traumi a superarli, scoprendo il proprio potenziale attraverso lo sport e incontri con personalità che possono raccontare la propria storia.

 

 

Rachele Colasante nata a Roma nel 1999, da sempre incuriosita dalle storie, studia Lettere a RomaTre cercando di scrivere la sua al meglio. Ancora non sa dove la condurrà il suo percorso, ma per ora si gode il paesaggio.

ARTICOLI CORRELATI

Trigoria

Trigoria. La tana dei lupi

Il 27 marzo, nella splendida cornice di Palazzo Brancaccio, i Cavalieri della Roma hanno presentato il libro del giornalista Paolo Assogna “Trigoria. La tana dei lupi”. Un affresco letterario sull’onda dei ricordi e delle testimonianze di prima mano che ripercorre con storie e aneddoti quaranta anni di vita giallorossa.

Leggi tutto »

La Pace viaggia in autobus

La diplomazia del ping pong. In uno dei periodi di maggior tensione per i rapporti sino-americani – la guerra in Vietnam è in pieno svolgimento e tutto il quadro asiatico è in forte tensione – . l’incontro casuale di due atleti riapre il dialogo tra Cina e Stati Uniti.

Leggi tutto »
Roland Garros 2021

Roland Garros, racconti di grande tennis – 2

È terra rossa, la respiri, si mischia con il sudore, ti rimane attaccata alla pelle sotto centinaia di occhi che ti fissano dalle tribune e altre decine di migliaia che ti guardano in televisione.
Ti emoziona? Sorridi, sei fortunato, stai giocando al Roland Garros.

Leggi tutto »
Mateo Flores

Mateo Flores. Il maratoneta con i mocassini

Nel 1952 lo sconosciuto atleta guatemalteco Mateo Flores, analfabeta e poverissimo, vinse la prestigiosa Maratona di Boston. La sua particolarità? Non potendosi permettere delle scarpe da ginnastica, corse con i mocassini con cui era arrivato negli USA.

Leggi tutto »