È un caldo pomeriggio di ottobre nel Parco dell’ASP S. Alessio MdS in Tor Marancia a Roma. Tante persone si aggirano in zona, tra il giardino invisibile e il campo da showdown. L’associazione sportiva Asdd Roma 2000 ha organizzato un pomeriggio ludico-sportivo, per far conoscere – e far provare – lo showdown, una sorta di ping pong misto a biliardino, nato per le persone cieche e ipovedenti.
Showdown al S.Alessio
“Qui al Sant’Alessio MdS ci sono due tavoli da showdown, uno all’aperto e uno al chiuso, che mettiamo a disposizione di chi voglia cimentarsi in questa attività ludico motoria e sportiva – ci dice Roberto Remoli, atleta ipovedente di scherma e tra i fondatori di Asdd Roma 2000 – Sport Disabili Visivi. Diciamo subito che si tratta di un’attività molto divertente e coinvolgente, ma soprattutto socializzante, in quanto si condividono dei momenti di gioco veramente di alta qualità. Per chi volesse partecipare ai nostri allenamenti che si svolgono due giorni a settimana, può contattare l’U.O. Primo contatto del Sant’Alessio MdS (tel: +39.06.51.30.18.222 – email: primocontatto@santalessio.org) oppure Claudio Bruno, nostro referente per lo showdown”.
Come funziona lo showdown?
È un’attività che pone due giocatori disputare uno contro l’altro su di un campo rettangolare, costituito da un tavolo con sponde laterali alle cui estremità vi sono due piccole porte (una per ciascun lato corto) ed uno schermo al centro del tavolo. Si gioca con due racchette e una pallina sonora, e occhiali protettivi e oscuranti e un guanto che protegge la mano. Obiettivo del gioco è di far correre la palla sul tavolo da gioco, sotto lo schermo centrale, verso la porta avversaria, mentre l’altro giocatore tenta di evitarlo.
Vince la partita chi arriva per primo a 11 su 3 set. Ogni volta che viene fatto il punto in modo regolare vengono dati due punti; invece, se la pallina sbatte contro il vetro o c’è qualche irregolarità viene dato solo un punto.
Lo showdown viene giocato anche da giocatori vedenti, ma non è permesso loro partecipare nei tornei internazionali IBSA.
Quando nasce?
Lo showdown è nato in Canada negli anni 90, è stato poi ripreso dagli svedesi negli anni 2000. Grazie al gruppo sportivo di Stoccolma arriva in tutta Europa, Italia compresa. Qualche anno dopo lo showdown entra tra le discipline del CIP, e cominciano subito i primi tornei nazionali, all’inizio dimostrativi; poco dopo nasce il campionato nazionale, e a seguire le competizioni europee e i mondiali.
Chi può giocare a showdown?
“Lo showdown è un gioco che può essere praticato da tutti, dagli 0 ai 99 anni, forse anche 100, perché un gioco molto divertente e può essere praticato sia a livello agonistico che a livello amatoriale – racconta Michela Marcato, che ha raccolto la maggior parte delle interviste per la redazione di A tutta Radio! che collabora a questo articolo. – Lo Showdown rientra sotto la Fispic (Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e Ciechi, ndr), e la stessa Fispic organizza corsi per tecnici di showdown perché se si decide di organizzare un torneo agonistico, l’atleta deve essere accompagnato in campo da un allenatore qualificato”.
Insegnare showdown
Ne parliamo con Claudio Bruno, referente romano per lo showdown, che ha di recente frequentato il corso da allenatori: “Qui al Sant’Alessio MdS stiamo portando avanti l’esperienza del gioco dello showdown con l’obiettivo di farlo conoscere e far partecipare quante più persone possibili. Diciamo che a me piace molto di più l’aspetto amatoriale di quello agonistico… mi piace l’idea che dopo aver giocato si possa andare a mangiare una pizza insieme e ci si possa incontrare, do molto più valore alla socializzazione. Certo, ho anche visto ragazzi che fanno esercizi di allenamento prima di giocare, avendo magari squadre che gareggiano a livello nazionale, ma è una cosa molto più impegnativa, che può essere proposta a ragazzi giovani che magari vogliono, nel tempo, fare agonismo”.
Esperienza showdown
“È poco più di un anno che pratico lo showdown – ci racconta Massimiliano anche lui in campo in occasione di questo pomeriggio di gioco – Lo sport è molto divertente, e può unire tutti i ragazzi con disabilità visiva perché richiede molta partecipazione”. Anche Raffaele ha deciso di partecipare all’attività spinto soprattutto dall’aspetto sociale di questo sport: “fai nuove amicizie, stai insieme ad altre persone, e poi mettiamoci anche un po’ di competizione, che quando fai uno sport non guasta mai”.
Provare per credere.
Interviste sul campo a cura della redazione di A tutta Radio!