Simonetta Pizzuti, romana, non vedente dalla nascita, da oltre 10 anni tira di scherma. Detentrice di due campionati italiani scherma non vedenti, medaglia di bronzo ai campionati italiani nel 2021, una carriera decennale interrotta solo per colpa di qualche infortunio, come quest’anno che ha dovuto astenersi da gare e allenamenti per problemi alla spalla.
La nascita del movimento della scherma per non vedenti
“Quando abbiamo iniziato a tirare di scherma a Roma, nel 2012, si era proprio gli albori del movimento della scherma per non vedenti – ci racconta Simonetta Pizzuti- “Ai tempi c’erano pochi coraggiosi schermidori nel bolognese e in Sicilia; negli anni successivi però siamo cresciuti molto, e l’Italia rappresenta il primo movimento schermistico al mondo, per quantità di atleti e per qualità di tiro. Io ho sempre fatto molto sport durante la mia vita. Quando ho provato la scherma, all’inizio mi sembrava una cosa un po’ estrema ed ero perplessa. Poi però me ne sono subito innamorata”.
Le regole del gioco e gli adattamenti
Quando si parla di scherma per non vedenti, si parla della spada, e questo per due principali ragioni. La prima è che la spada non ha convenzioni, il primo che colpisce fa punto (vengono meno quindi quelle regole che invece nel fioretto e nella sciabola determinano i principi per i quali il punto viene assegnato all’uno o all’altro schermitore); la seconda è che nella spada si può colpire il soggetto per intero (anche braccia, gambe, piedi, ecc), e risulta quindi essere la specialità più adatta per le persone con disabilità visiva.
“In realtà non ci sono grandi differenze tra la scherma e la scherma per non vedenti – continua Simonetta Pizzuti. “Sono necessari pochissimi adattamenti, infatti spesso ci si allena tutti insieme, persone con varie disabilità e normodotati, adattandosi sempre alla situazione più svantaggiata. Le azioni schermistiche sono le stesse: guardia, passi scherma, affondi, ecc. Anche l’attrezzatura è uguale, l’unica differenza è che i non vedenti devono indossare una mascherina totalmente oscurante, visto che non esiste una differente categorizzazione tra i diversi gradi di cecità”.
Ma veniamo alle differenze.
In primo luogo, al centro della pedana, nella dimensione longitudinale, c’è una barra di metallo che, avendo un certo spessore, è agevolmente percepita dai piedi dell’atleta, consentendo così al non vedente di muoversi autonomamente (lo schermidore è tenuto a stare su questa riga almeno con un piede, pena l’esclusione). Questo permette di avere la certezza che l’avversario si trovi di fronte. Per evitare però di andare fortuitamente a sbattere contro l’avversario, prima di ogni azione, è necessario ricorrere al tocco del ferro tra i due schermidori in modo da riuscire a comprendere l’esatta posizione dell’altro atleta, e segnalare l’inizio dell’assalto.
Il terzo e ultimo adattamento riguarda il time out tecnico. “Durante un assalto possiamo avere un time out chiamato dal nostro Maestro, affinché ci possa dare indicazioni su come approcciare l’avversario, soprattutto nei casi in cui abbiamo difficoltà ad interpretarne la strategia. Il Maestro quindi ci può aiutare a capire cosa sta facendo lo schermidore avversario (per esempio: la persona viene avanti, cerca l’avversario e poi si ritira) e metterci nella condizione di avere un’idea quanto più precisa possibile della tattica.”
Scherma o scacchi?
“La cosa che più mi piace della scherma è che ricorda una partita a scacchi. Oltre alla preparazione fisica, è una gara di testa – ci dice Simonetta “Se tiro sempre nello stesso modo non è detto che finisca sempre uguale. Al di là della preparazione, è necessario adattare il modo di tirare alla strategia dell’avversario. Conta la mia strategia, ma soprattutto la mia capacità di adattamento al gioco dell’altro schermidore. ‘La punta della spada bisogna vederla col corvello’, diceva il Maestro Carlo Macchi, mio allenatore storico nonché ex ct della nazionale di scherma. Inoltre, sono affascinata dal gesto schermistico, dalla posizione e dall’eleganza del tutto”.
Il consiglio? Provare a tirare
La scherma è uno sport abbastanza costoso, soprattutto per quanto riguarda l’acquisto della divisa e dei materiali, ma all’inizio la dotazione viene data in prestito. E siccome è uno sport che si fa tutti insieme, e spesso in modo integrato, è uno sport che aiuta molto la relazione.Nella scherma poi, così come nelle arti marziali, esistono dei gesti rituali prima e dopo l’assalto: il saluto, la stretta di mano, ecc. il tutto nel pieno rispetto dell’avversario.
Il cammino verso le Paralimpiadi
Abbiamo già detto che è In Italia il movimento schermistico per non vedenti più numeroso al mondo. “Al momento tra ciechi e ipovedenti siamo oltre 50 persone, in costante crescita e siamo al lavoro per portare la scherma non vedenti alla Paralimpiadi”– conclude Simonetta Pizzuti.
La tendenza è di portare la scherma non vedenti a Parigi 2024 come dimostrativa, per poi portarla a livello agonistico 2028. E sarà una vittoria per tutti.