Occhi, arco e frecce. Se vi dovesse sembrare il titolo di un romanzo d’avventura del secolo scorso, sbagliate; questo è esattamente quello che accade da alcuni giorni nel parco del Sant’Alessio MdS.
È infatti iniziato a fine maggio il Corso di tiro con l’arco organizzato dal Sant’Alessio MdS in collaborazione con il Comitato Italiano Paralimpico. 35 lezioni da due ore l’una, per avvicinare bambini e adulti a questo sport così affascinante. Le lezioni sono tenute da Marina Lanzetta, ex componente della nazionale femminile, istruttore Cip e attualmente responsabile della nazionale tiro con l’arco della Federazione Fisdir.
Ed abbiamo incontrato proprio Marina, per farci raccontare come funziona il tiro per l’arco per chi ha una disabilità visiva, quali accorgimenti siano necessari e quanto questo sport possa essere di aiuto per accrescere l’autonomia delle persone cieche e ipovedenti.
Gareggiare insieme
“La prima cosa che voglio dire, è che tutti gli atleti gareggiano insieme” ci racconta Marina “Io ho iniziato ad allenare i ragazzi Fisdir -quindi con disabilità intellettiva relazionale- 10 anni fa e la cosa che più mi piace di questo sport, è che ci si allena tutti insieme: siamo tutti atleti, e durante gli allenamenti e le gare, convivono l’atleta normodotato – magari non particolarmente dotato – con l’atleta disabile, che magari è anche più portato!».
Il tiro con l’arco per le persone con disabilità visiva
Chi ha una disabilità visiva usa lo stesso arco olimpico. Al posto del mirino visivo si serve di un mirino tattile, cioè una struttura su cui l’atleta poggia i piedi per avere l’allineamento con il paglione, e che prosegue fino all’altezza della mano che tiene l’arco per avere le indicazioni di destra a sinistra. L’allenatore o l’accompagnatore, posizionato un metro dietro l’atleta, darà poi le indicazioni su dove è finita la freccia, in modo che poi sia il giocatore stesso a regolarsi sulla posizione da assumere, in completa autonomia, per mirare al centro del bersaglio.
Ripetizione e tecnica
Il tiro con l’arco è uno sport ripetitivo che richiede grande tecnica: eseguire ogni volta lo stesso movimento, nella stessa posizione, con gli stessi riferimenti è fondamentale per far sì che la freccia colpisca il centro del bersaglio.
Tra gli allenamenti che vengono proposti a chi vede c’è il tirare ad occhi chiusi, proprio perché è la posizione ad essere importante. L’arco viene sistemato nello schema fisico ed interiorizzato, entrando così a far parte dello schema corporeo dell’atleta e diviene parte del tutto, non la cosa più importante.
L’abilità dell’arciere
La difficoltà più grande del tiro con l’arco? Imparare che si tira rilassati.
L’abilità vera dell’arciere è ripetere il gesto perfettamente identico uno all’altro. Quindi, se non si impara ad essere rilassati e naturali, si trasmettono tensioni all’arco e non si riuscirà quindi a ripetere lo stesso movimento. Ovviamente ci vuole allenamento, e solo col tempo si può imparare a praticare uno sport rimanendo concentrati e rilassati.
Uno sport di mira per chi non vede
«Altra cosa affascinante” continua Marina “è che il tiro con l’arco permette di fare uno sport di mira anche a chi non vede! Stando alla mia esperienza di allenatrice, questo è un aspetto molto importante per migliorare l’autonomia e l’autostima di chi lo pratica. È uno sport che andrebbe soprattutto fatto conoscere ai bambini con disabilità visiva. Ho lavorato per anni con una ragazzina cieca dalla nascita. Quando abbiamo iniziato ad allenarci, aveva solo 11 anni, ed era una bimba molto timida e insicura. L’anno scorso, quando ha deciso di ritirarsi, mi ha annunciato: ‘Marina, smetto di allenarmi perché non avrò più tempo, mi sono iscritta all’Università e vado a vivere da sola’. Per me la gioia più grande», conclude Marina.
Tiro con l’arco. Accettare la sfida
Per chi fosse interessato a partecipare ai prossimi incontri, noi ci siamo!
L’appuntamento è tutti i mercoledì dalle 16 alle 18 nel parco del Sant’Alessio in viale Carlo Tommaso Odescalchi 38. Per ulteriori informazioni chiama l’Urp allo 06.513018.222 o scrivi una mail: urp@santalessio.org