Milioni. Tanti. Tanti da far sognare tutti.
105 milioni nel 1952 sono una cifra che si fa quasi fatica a pronunciare. La paga di un operaio si aggira intorno alle 25.000 lire, lo stipendio di un impiegato intorno alle 50.000, un salotto completo costa circa 100.000 lire.
Insomma, nel 1952 105 milioni sono una cifra che fa sognare.
Nel 1952 c’è anche qualcuno che i sogni se li può permettere.
Questo qualcuno si chiama Achille Lauro, ma tutti lo chiamano ‘O Comandante.
Armatore, editore, sindaco di Napoli e presidente del Napoli Calcio, il sogno di Achille Lauro si chiama Hasse Jeppson.
Un cannoniere
Svedese di Kungsbacka, gran bel giocatore, abile a fare goal, tanti bei goal, ma anche a sbagliarne qualcuno più facile, Hasse Jeppson arriva a Napoli ventisettenne, nel pieno della maturità calcistica.
Ha fatto gran bene prima nelle squadre di casa, poi in Inghilterra e infine con l’Atalanta dove, l’anno prima, ha chiuso il suo primo campionato italiano con 27 partite, 22 goal e il quarto posto in classifica cannonieri.
L’Atalanta ha acquistato Hasse Jeppson dagli inglesi del Charlton per 18.000 sterline. Quando Lauro, su indicazione dell’allenatore Monzeglio, bussa alla porta del senatore Daniele Turani, presidente dell’Atalanta, questi sente odore di affare e lancia la cifra: chiede 75 milioni, forse mai pensando che Lauro accettasse.
Affare chiuso, polemiche aperte
Al Comandante non tremano i polsi; mette sul piatto 75 milioni per l’Atalanta e 30 per Jeppson, versati su comodi conti svizzeri.
L’affare si chiude, ma si aprono anche le polemiche e tante saranno che porteranno un giovane sottosegretario allo Sport, Giulio Andreotti, a proporre e far approvare al Parlamento una legge che vieta l’ingaggio in Italia di giocatori stranieri. La legge non vale per gli oriundi, ma anche per qualcun altro che riuscirà ad aggirarla.
A Napoli non fanno polemiche.
Per i tifosi Hasse Jeppson diventa semplicemente ‘O Banco e Napoli.
Poi dici come fai a non voler bene a questa città.
Un idolo
Tante le polemiche e tanta l’attesa. Quando Hasse Jeppson arriva a Napoli è accolto da una città in delirio che già l’ha messo nel Pantheon dei suoi eroi.
C’è anche da dire che lui si presta al ruolo.
Alto, biondo, fisico di tutto rispetto, se mai qualcuno ha pensato a un vichingo, deve averlo pensato così. Carattere deciso, avido di vita e di esperienze, Jeppson si immerge subito nello spirito di Napoli e ne viene stregato. Si allena, ovvio. Gioca, certo, anche se non subito con i risultati attesi al punto che persino l’allenatore che lo aveva consigliato a un certo punto si trova in bilico. Soprattutto, però, Jeppson vive e respira fino in fondo l’aria della città.
Va alle corse dei levrieri al cinodromo, va alle riunioni di pugilato, gioca e partecipa a tornei di tennis, sua antica passione che da ragazzo lo aveva portato tra i primi classificati svedesi.
Arrivano anche i goal e per alcuni anni l’idillio di Jeppson con Napoli e con i tifosi è avvolgente.
Dal 1952 al 1956 gioca 112 partite e segna 52 goal, molti decisivi. Ad esempio quello di Napoli-Juventus del 18 gennaio 1953, quando Pesaola, lui e Amadei ribaltano e vincono una partita che stavano perdendo 2 a 0. Indimenticabili poi i quattro goal che il 27 settembre 1953 segna al Vomero contro la sua ex-squadra bergamasca.
Non solo calcio
Importante il tennis per Hasse Jeppson.
Il lunedì, come scarico post partita, non mancava quasi mai al circolo del tennis per fare i suoi scambi e le sue partite su terra rossa. Nonostante i mugugni dell’allenatore che ne temeva qualche danno muscolare che ne avrebbe potuto compromettere il rendimento in campo, Jeppson partecipa anche a tornei.
Le foto di Riccardo Carbone ce lo restituiscono al Campionato Partenopeo del 1953 in splendida forma. In effetti, facendo un volo pindarico sulle recenti polemiche, viene da sottolineare come già nel 1953 il tennis a Napoli funzionasse bene e che i problemi sono tutti di oggi.
Grande passione, quindi, ma non solo.
Flirt ovviamente, il più gossippato quello con la tennista Silvana Lazzarino, ma anche l’amore della sua vita.
È proprio giocando a tennis infatti che Jeppson conosce Emma Di Martino, la donna che sposerà e con la quale condividerà tutta la vita.
La storia mai interrotta
Il periodo napoletano di Jeppson finisce nel 1956 con una discreta maretta alzatasi tra lui e Lauro. Lo svedese andrà al Torino, ma quella sarà la sua ultima stagione calcistica.
Quello che non si interromperà mai sarà invece l’affetto per lui dei tifosi napoletani.
Hasse Jeppson ha 88 anni quando, il 21 febbraio 2013, i postumi e le complicazioni di una frattura femorale gli fanno cambiare campo.
Il 25 febbraio a Udine il Napoli scende in campo listato a lutto e un minuto di silenzio precede l’inizio della partita.
Dopo 90 minuti le reti rimangono inviolate.
Forse per rispetto ad Hasse Jeppson nessuno ha voluto segnare.