Luís Vínicius de Menezes, per tutti Vinicio. Per il cuore di Napoli o’ Lione e prima ancora au Leau do Botafogo.
Brasiliano di Belo Horizonte, famiglia che con altri nove fratelli in pratica è già una squadra, Vinicio sgambetta a pallone sin da subito. In quella parte parte del mondo forse ancora prima. A dieci anni inizia a giocare nelle squadre di quartiere, il grande salto nel 1951 quando Carlito Rocha lo ingaggia per il Botafogo e lo porta a Rio, ma sarà a Napoli che Vinicio troverà il senso di una vita e il suo destino.
Fisico, gioco e tiro potente, al Botafogo Vinicio matura, acquisisce esperienza, gioca insieme a gente come Garrincha, che non è un calciatore e basta, ma un dio del calcio.
Di Vinicio si parla, il suo nome lo fanno arrivare all’orecchio di Achille Lauro e lui, il Comandante, decide che quel ragazzo sarà napoletano.
Indimenticabile da subito
L’esordio di Vinicio in maglia azzurra è il 18 settembre 1955 nel catino del Vomero, più che uno stadio un’anima della città. È qui che il destino bussa subito alla porta. Quella del Torino. 40 secondi, il tempo di un respiro trattenuto, il tempo di una discesa che spazza tutti, il tempo di arrivare al limite dell’area e fiondare un tiro che s’infila sotto la traversa di Rigamonti. Spalti e campo esplodono.
Ha segnato Vinicio, il nuovo arrivato di cui si parla tanto bene. Di goal in cinque stagioni ne segnerà altri 68
A Napoli, in 152 partite con il 9 sulla maglia per cinque stagioni segna 69 goal. Nel 1968 ila prima maglia da allenatore è per l’Internapoli, mentre dal ’73 al ’76 e dal ’78 all’80 allenerà la sua squadra del cuore.
In tutto oltre 10 anni di campo intensi e indimenticabili.
Soprattutto non sarà dimenticato da nessuno.
Però c’è altro. Tanto altro.
Flora
Il tempo è circolare. Le cose tornano. A volte anche le persone.
Quando si conoscono Flora è una ragazzina, Luis poco più grande. Non abbiamo certezza di dove si sia accaduto, se a Belo Horizonte oppure a Rio. In un’intervista Vinicio dice che lei aveva 11 anni e lui 15 quando se ne innamorò. Se è così deve essere successo a Belo Horizonte. Altre fonti riportano dei loro incontri sulla spiaggia di Rio. Il primo caso comunque non esclude l’altro.
Flora Aida Piccaglia è una figlia della grande Italia, quella andata ovunque nel mondo a cercare lavoro e a portare braccia e intelligenza. I nonni di Flora sono di Zocca, Emilia profonda lasciata per il Brasile. Come tanti, bastimento, valigie e cuore oltre l’ostacolo. Il Brasile gli sorride, costruiscono una vita, guadagnano una posizione, la famiglia può sperare al meglio e no, per il papà di Flora, la frequentazione di un calciatore non va bene per lei.
La storia, accadeva così una volta, finisce lì.
Ma la storia, questa storia, deve fare i conti con il destino.
Un destino che non solo porta Vinicio in Italia, accorrendo così in apparente aiuto dei desideri del papà di Flora, ma un paio di anni dopo ci porta anche lei. Destinazione Zocca, ma guarda il caso, in quella primavera la strada per l’Emila si allunga in una tappa napoletana.
Lungomare galeotto
Quel giorno, finiti gli allenamenti, Vinicio è in macchina sul lungomare. C’è passeggio, ragazze, turisti. Tanta vita per un ragazzo. Vinicio guarda e forse non crede ai propri occhi. Tra tanti, o meglio le tante che poteva guardare, lo sguardo finisce su una ragazza che cammina con altre persone. Guarda meglio e poi guarda ancora e alla fine si arrende alla realtà. Il caso, la fortuna, il destino; chiamatelo come vi piace di più.
Flora è tornata nella sua vita. Non ne uscirà più.
La stagione 1956-1957
Il Napoli di Amedeo Amedei fa fatica in quella stagione. L’undicesimo posto non soddisfa nessuno, Vinicio con 34 partite giocate segna 18 goal ed è il capocannoniere partenopeo, in fondo non troppo distante dai 22 goal di Dino Da Costa, ex Botafogo anche lui e quell’anno miglior marcatore della serie A con la Roma.
Il goal decisivo, però, Vinicio lo fa fuori dal campo e a stagione appena conclusa.
Piazza del Plebiscito
Il 22 giugno 1957 a piazza Plebiscito l’appuntamento è per tutta la città ed è uno di quelli che non si possono perdere.
Vinicio e Flora si sposano e nessuno vuole mancare.
Eleganza di altri tempi, in tight lui e velo a strascico lei, una Lincoln Capri Sedan d’ordinanza per gli sposi. E poi mandolini, cori, striscioni, commozione, felicità per tutti, anche per chi forse passava per caso. Ma d’altronde se è vero che la felicità è contagiosa, in nessun posto al mondo lo è come a Napoli.
Testimone d’eccezione per lo sposo è Achille Lauro che in quel periodo è tutto: comandante, sindaco della città, presidente della squadra. Poteva forse non essere anche il testimone del suo pupillo?
All’evento, per nostra fortuna, non manca neanche Riccardo Carbone che, ancora una volta, con i suoi scatti legge la vita della città andando oltre la semplice memoria fotografica.
Una vita
Vinicio e Flora sono ancora a Napoli, ancora insieme e nel 2017, a sessanta anni esatti da quel 22 giugno, hanno rinnovato la loro promessa di matrimonio.
Donne e uomini di altri tempi.
Il 28 febbraio dello scorso anno Vinicio ha indossato la maglia con il numero 90 e segue sempre con trepidazione le vicende calcistiche del suo Napoli.
Dal 9 al 90, in mezzo, ci sono tanti i goal fatti. Ci piace pensare che tanti siano quelli ancora da fare.