Che cosa significa “entrare nella bolla”?
Secondo Elena Giulia Montorsi, psicologa dello sport, quando si entra nello stato di flow “si riesce ad eliminare tutte le componenti esterne che, non essendo funzionali alla gara, non sono utili. Restano in campo la voce dell’allenatore e, nel contesto di uno sport di squadra, quelle dei compagni”. Per dirla con le parole di Nemanja Matic, “Appena inizia la partita e io tocco il mio primo pallone la tensione sparisce. Sono concentrato solo sul campo, sui miei compagni e sui miei avversari”. Si entra nella bolla solo lavorando su aspetti mentali utili a tal fine.
Si chiamano “dimensioni” e sono 9.
Prima dimensione
La sfida deve stimolare. In che modo? “Sentire che la sfida che hai davanti è possibile grazie alle tue abilità e capacità. Se le percepisci più basse rispetto alla sfida – spiega Montorsi – si crea l’ansia. Se le senti superiori, subentreranno noia o apatia. La soluzione per stare in mezzo? La consapevolezza di possedere capacità adeguate. Questa è la condizione ideale che coincide con l’autoefficacia, una sensazione un pò sfidante”. Come dichiarò di recente Jannik Sinner agli Australian Open 2024, dopo la partita contro Daniil Medvedev: “Nei primi due set la palla non l’ho vista mai. Con il break nel secondo ho ripreso coraggio e ho provato qualcosa di diverso. Nel terzo sono entrato in partita. Da lì, abbiamo giocato alla pari”.
Seconda dimensione
Unione tra azione e coscienza: “Qui entrano in gioco gli automatismi tecnico sportivi recepiti con l’allenamento. Questa dimensione ti porta a gareggiare compiendo azioni, appunto, automatiche, senza ragionarci troppo”. Esempio storico della seconda dimensione? Fabio Grosso ai Campionati del Mondo 2006: Italia batte Germania in semifinale. “Ho mirato senza guardare la porta, immaginando dove fosse l’angolo”.
Terza dimensione
Mete chiare, ovvero cosa, come e quando farlo. E la gara è studiata per raggiungere quelle mete. “Una skill valida per far fronte all’imprevisto di gioco. Si reagisce in automatico rispetto alle azioni dell’avversario e alle variabili che si presentano in campo e ai propri errori. Questa serenità – chiarisce l’esperta – si allena con l’esperienza, l’allenamento e lo studio dell’avversario. Porta ad acquisire elasticità mentale nella tattica”. Viene alla mente il bronzo europeo ottenuto da Carolina Kostner nel 2018 nonostante la caduta sul triplo lutz: “Davvero?! Ho vinto una medaglia?? E io che pensavo di essere arrivata quarta! È che quando sbagli il primo salto poi l’errore ti pesa su tutto il programma. Non sono delusa, ho combattuto fino alla fine”.
Quarta dimensione
Quando si è nella bolla i feedback sono immediati. “Non sai cosa stai facendo, ma sai che lo stai facendo al meglio. Lo senti”. Esattamente come testimoniò Charles Leclerc, ad Abu Dhabi 2022: “Ho dato il 110%. È stata una gara perfetta”.
Quinta dimensione
La concentrazione è un risultato, non è la fase di partenza. Elena Giulia Montorsi assicura: “Proviene dalla meditazione e dal respiro consapevole che attiva la mente con focus su cosa si deve fare”. L’esempio pratico viene dal nuoto paralimpico: “Questa era la mia gara: volevo farla così”, le parole di Giulia Ghiretti a commento dell’oro ottenuto nei 100 rana SB4 ai Mondiali 2023.
Sesta dimensione
La percezione di controllo: “In questa dimensione – spiega la psicologa – non senti più che stai facendo cose giuste in modo spontaneo. Lo sai”. Roger Federer, al Master Shanghai 2006, dichiarò “Ad un certo punto mi veniva perfino da ridere per come stavo giocando. Avevo tutto sotto controllo, ogni cosa che desideravo veniva proprio come volevo io”.
Settima dimensione
Perdita della coscienza di sé. L’assenza di giudizio è altrettanto importante per poter entrare nella bolla. “È una sorta di perdita della coscienza di sé. Consente di mantenere la lucidità”. La competizione è l’atto finale di un allenamento meticoloso. Viene percepito a volte come una sorta di prova del nove. “La bolla, o stato di flow – attesta Elena Giulia Montorsi – corrisponde all’assenza di aspettative. Viene messa a tacere la vocina che mette sotto pressione rispetto alle mete che derivano dalla vittoria, come mantenere un titolo o rischiare di perdere uno sponsor”. Spieghiamola attraverso le parole di Paolo Pizzo: “A due punti della fine del match, ho capito che non dovevo continuare su quello stesso imperterrito ritmo che il mio avversario, tra l’altro, aveva evidentemente colto e compreso a pieno. Mi sono fermato, sono andato a fondo pedana, ho respirato bene, ho ricominciato con grande calma, non mi sono fatto prendere dall’agitazione e dal fiume di emozioni rispetto a un titolo che mi stava sfuggendo di mano. Sono riuscito a mettere in pedana l’autocontrollo necessario e a portare al 100% tutto il mio bagaglio tecnico e tattico per mettere a segno tre singole stoccate valide per il 15-13“. Così Paolo Pizzo ha ottenuto il suo secondo titolo individuale nella spada ai Mondiali 2017.
Ottava dimensione
L’ottava dimensione è definita “destrutturazione del tempo. Mentre fai la gara – spiega l’esperta – non ti rendi conto di quanto tempo passa. Nelle competizioni veloci, ad esempio i 100 metri, tutto va a rallentatore mentre in una maratona, al contrario, tutto va più veloce”. Si può dire, quindi, che la mente risponde alla necessità di vivere pienamente ogni istante di performance nei tempi brevi o di allontanare il peso di un tempo lungo che richiede resistenza. L’ottava dimensione è riassunta nella testimonianza di Valentina Vezzali, dopo l’oro conquistato ai Mondiali di Cuba 2003: “Ero completamente concentrata sulla mia avversaria. Sentivo di avere fiducia in me stessa e tutto mi veniva facile, quasi automatico. Tant’è che quasi non mi sono resa conto di essere arrivata a 15 stoccate”.
Nona dimensione
Esperienza autotelica: “È appagante. Provi sensazioni così forti che quella gara non solo sarà indimenticabile, ma – assicura la Montorsi – la definirai come la gara perfetta. Questo a prescindere dal risultato. La bolla è a prescindere dal risultato. Hai semplicemente fatto del tuo meglio”. Prendiamo in prestito Jack Miller dopo la vittoria del GP di Montegi 2022: “Ero un tutt’uno con la moto. Questa è la gara più bella della mia vita, decisamente! Sono riuscito a guidare come volevo sin dal primo giro, è stata una giornata incredibile“.