“Ero ragazzo quando, verso il 1905, cominciai a regatare con un gozzo, il Regina, sul quale feci più di cento gare locali, vincendo molti premi, tanto che, in seguito, fui messo fuori concorso. Provai una certa emozione quando passai sulle vere e proprie barche da corsa, anche se già mi sentivo sicuro della mia capacità. Fu nel 1906, quando gareggiai sul 6 metri del marchese Bobi Cambiaso, costruito da Antonio Bava. Non ebbi subito il posto di timoniere, il proprietario non si fidava della mia giovane età, ma disputando tutte le regate nazionali e quelle della Costa Azzurra, ebbi modo di far valere le mie qualità e presto fui…promosso timoniere, in sostituzione del noto professionista ‘Che-chin’. Continuai a progredire, passando alla serie 8 m. S.l. e precisamente su Azio VII, costruito da Bava per il comm. Ignazio Centurini, sul quale conseguii alcune vittorie in Francia. Feci numerose regate sul Sirtica, costruzione Costaguta, col quale, sia in Italia sia sulla Costa Azzurra, ebbi il sopravvento su molte barche, tra cui la stessa Azio VII che a sua volta, sotto la mia guida, era stata vittoriosa contro Sirtica e contro Oriana, un altro bellissimo scafo“.
Un protagonista
Giovanni Leone Reggio cominciò a farsi notare nell’ambiente velico, passando da uno yacht all’altro, sempre richiesto, sempre corteggiato. Nel 1926, al timone di Enigma, costruito dal Cantiere Bava per Mario Bixio ed acquistato poi da Rino Valdameri, batte i migliori timonieri francesi, svedesi, olandesi e danesi che si danno convegno nelle acque di Genova per la disputa della Coppa d’Italia e della Coppa del Tirreno. Nell’agosto 1926 sostituisce Panario e l’equipaggio di Cora IV, il 6 m. S.l. di ritorno dalla vittoria di Copenaghen, appena giunto nello Zuyderzee per la One Ton Cup, ma i risultati sono mediocri. È il periodo in cui Reggio è al timone, oltre che di Enigma, anche di Twins II dei fratelli Oberti, poi di Viki I (il famoso Cora IV costruito da Baglietto), di Harold Rosasco. Successivamente, nel 1935 lo ritroviamo sull’8 m. S.l. Orietta del senatore conte Della Gherardesca con il quale si aggiudica la Coppa d’Italia, poi ancora su Viki Il e su Bona.
Lo skipper d’oro
Nel 1936 scelto dalla Reale Federazione Italiana della Vela, Giovanni Leone Reggio si imbarca sull’8 m. S.l. Italia e partecipa all’Olimpiadi di Kiel, vinte dagli italiani. Sull’avvenimento, con la sua tipica signorilità, Reggio precisa: “Adagio: il merito non è stato soltanto mio. Debbo riconoscere – e lo faccio volentieri – che i miei compagni di equipaggio hanno dato il loro prezioso contributo a quella affermazione. Circa le gare, posso dirvi che la settimana olimpionica di Kiel, alla quale parteciparono Francia, Italia, Germania, Inghilterra Svezia, Danimarca, Norvegia e le Americhe, è stata per noi una settimana di alta passione. Il nostro avversario più temibile fu lo svedese llderim, anche se questa barca non venne classificata in seguito all’annullamento di qualche prova. La vittoria che abbiamo conseguito nel nome dell’Italia ci ha riempito di orgoglio e mi ha dato la più bella soddisfazione cu potessi aspirare“.
Cavaliere e medaglia d’oro per meriti sportivi, nel 1937 Giovanni Leone Reggio ritorna al timone di Bona, defender della Coppa d’Italia, ma senza successo: è battuto da llderim, il suo grande avversario della Olimpiade dell’anno precedente.
Il nostro massimo trofeo emigra in Svezia.
Giovanni Leone Reggio si cimentò anche in regate americane
“…vi andai col 6 metri Mati, costruito da Baglietto.Fu quella la prima volta che uno scafo italiano tentò, in acque americane, la conquista della Coppa d’Oro, il trofeo portato oltre oceano dalla Scandinavia in seguito alla vittoria dei velisti del Nuovo Mondo. C’erano concorrenti di molte nazioni e la coalizione dei nordici, desiderosi di riportare in patria la coppa, fece sentire il suo peso contro italiani, francesi ed inglesi, costretti a gareggiare singolarmente. Nella prima prova, con poco vento, io ero quarto, a soli cinque secondi dal primo; ma infine lo svedese Maybe, di Sven Salen, conquistò la vittoria e la Coppa d’Oro andò in Svezia“.
In Italia
Giovanni Leone Reggio ritorna poi a regatare in Italia e con Pinuccia, l’8 m. S.l. costruito da Baglietto per Angelo Rizzoli, vince il campionato italiano e numerose regate internazionali. A Sandhan vince tre su quattro prove nelle regate generali e conquista numerosi trofei nordici, ma è battuto nella sfida per la Coppa d’Italia.
Rimane uno dei migliori skipper nella storia dello yachting italiano.
Post scriptum
L’articolo di Emilio Isnaldi si ferma al 1941 ed è stato recuperato dal Notiziario del Centro Studi Tradizioni Nautiche dell’ottobre 2016.
Nel 1948 Giovanni Leone Reggio è alle Olimpiadi di Londra dove, con Twins II – classe 6 metri -, si attesta in ottava posizione.
Il 22 dicembre 1972 a Genova, sua città natale, spiega le vele per altri mari.
Nel 2002 l’8 m. S.I. Italia è stata riconosciuta “bene storico” dal Ministero dei Beni Culturali.