La seconda vita di Rachel Foster inizia d’improvviso. Non è la storia di come nasca una supereroina o un’atleta olimpionica ma come la gente comune, con le sue difficoltà, riesca a stupire e a farci dire che sì, la storia della signora Foster ha un qualcosa del miracolo.
Rachel Foster ha trentacinque anni, vive ad Edmond, Oklahoma, un posto freddo che cerca di rendere più accogliente anche grazie al suo ristorante dove, le piace ripetere, la parte migliore è proprio il contatto con la gente e i sorrisi che riesce a trappargli. Oggi però non è a lavoro, il gelo di novembre è stato clemente e un pallido sole fa capolino fra gli alberi che costeggiano il quartiere.
“Perché non usciamo a fare un giro?” le domanda suo marito John, “almeno ti distrai un po’”. Sì perché Rachel ha un grande obiettivo in mente: la maratona di Boston. Quarantadue chilometri che già una volta ha affrontato in passato, ma che ora ha voglia di percorrere di nuovo dopo i lunghi allenamenti con il suo running partner Tim Altendorf.
È la sua routine: corsa mattutina, lavoro, casa, doccia, corsetta serale. È stancante ma vedere i progressi crescere ogni giorno di più è la soddisfazione più grande.
Oggi però è stanca, i muscoli sembrano pesanti e l’alternativa migliore è quella di prendere i due scooter elettrici che lei e John si sono regalati a vicenda il Natale scorso.
Tutto si ferma
La giornata è tranquilla, il vicinato è avvolto nella calma della mattina quando un grido rompe improvvisamente la calma. È John.
Rachel è caduta improvvisamente, riversa per terra con le ruote dello scooter che ancora girano. John pensa sia caduta per una manovra o per evitare un ostacolo, si avvicina per aiutarla a tirarsi su, ma sua moglie non si muove. Rimane lì in terra mentre, quasi fosse il segno di un destino che bussa alle spalle, il cielo diventa nuvoloso. È un istante di terrore, lunghissimo, assordante nel suo silenzio.
Dopo, tutto diventa confuso, le immagini si confondono, perdono significato, ne aggiungono altri: il viaggio in ambulanza, Rachel che continua a non aprire gli occhi, l’arrivo in ospedale, l’emergency room, l’attesa, l’angoscia.
Il responso alla fine arriva ed è terribile.
Rachel Foster ha subito un danno cerebrale gravissimo, è in coma; le possibilità di ripresa sono quasi nulle.
Passano dieci lunghi giorni di vita sospesa, non solo quella di Rachel, ma anche quella di chi le è accanto.
John le rimane vicino, le sussurra, le parla, le stringe la mano. Anche Tim, il suo allenatore, va spesso a farle visita e cerca di tirare su il morale a tutti “Se non volevi partecipare alla maratona bastava dirlo”.
Non basta, non basta. Al decimo giorno i medici comunicano che l’indomani staccheranno Rachel dalla macchina che la tiene in vita. Dopo, seguirà il decorso naturale delle cose.
Gli ultimi cento metri
Ma ecco che qualcosa avviene. Rachel Foster è un’atleta, sa calibrare le forze per il rush finale; così come è rimasta immobile durante i giorni precedenti ora, all’alba di quella che potrebbe essere la sua fine, apre gli occhi.
È viva, provata, ma cosciente.
La sua seconda vita inizia così.
“Boston’s coming up, Boston’s coming up”. Boston sta arrivando e lei vuole essere pronta.
Il 22 gennaio 2023 Rachel torna a camminare. È stato un processo lungo e difficile, ma lei non vuole fermarsi qui. il suo medico continua a ripeterle come la maratona sia un’idea irraggiungibile, un sogno che può aiutarla a guarire più in fretta, ma niente di più.
Rachel però non vuole fermarsi. Non può.
Il sogno si avvera
17 Aprile 2023. Avvolta in una giacca rosa, Rachel si libera dal dolore e grigio dell’ospedale per affrontare (e vincere) la sua maratona. Con un tempo di 5 ore e 44 minuti Rachel Foster conclude la maratona di Boston solo sei mesi dopo un incidente da cui rischiava di non riprendersi più.
L’amore glielo ha permesso. Lo sport glielo ha permesso.
Tutti dicevano che sarebbe stato impossibile.
Lei ora li guarda dall’altra parte del traguardo con una medaglia in mano.
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