Miett’ ‘a musica ‘e Maradona
“Quando hai un forte mal di testa, di quelli che pare tu abbia un martello pneumatico che incessantemente ti preme sulle tempie, stenditi sul divano o a letto e cerca di concentrarti. Chiudi gli occhi. Cerca di visualizzare ‘il terzo occhio’ come fosse una sorta di fascio di luce che illumina un grande schermo, come al cinema. E sul telone bianco fai scorrere un’immagine, un ricordo positivo, che ti fa stare bene”.
Questo fu il consiglio che mi diede un amico medico che cercava di aiutarmi ad alleviare i fastidi di una temporanea emicrania. Da quel momento in poi, quando mi capita, ci riesco davvero e mi addormento placidamente dopo pochi minuti.
Ho fatto sport, ho vinto trofei in campionati giovanili, gioco a calcio, ho fatto il dj suonando in locali bellissimi, faccio un lavoro che spesso è divertente, ho visto nascere mio figlio e credo sia l’emozione più bella che un uomo possa mai provare, mi sono divertito e mi diverto…ma l’unico film che scorre su quello schermo immaginario (ma non più di tanto) è sempre e solo il video del riscaldamento di Diego prima della semifinale di Coppa Uefa all’Olympiastadion di Monaco di Baviera, 19 Aprile 1989.
Le palpebre incontrano le congiuntive e partono gli applausi che fanno da intro a Life is life.
Prima piano, poi il volume aumenta gradualmente, e la telecamera del mio fronte occipitale inquadra il volto di quello scugnizzo con la folta e riccia chioma. E sorrido, non so se sorrido anche da ‘dormiente’, ma dentro di me sorrido.
Inizia quella famosa danza.
Palla, gambe piedi e capelli si confondono. La gran cassa ritma e cadenza il tempo e Diego ci gioca, il tempo non è nulla. Il tempo è suo. Quello dei 5 minuti del riscaldamento prima della gara col Bayern e quello che ha fermato con un tocco di spalla e una carezza con il suo sinistro a Fuorigrotta.
‘Essere e tempo’ di Heidegger con Diego diventa ‘Essere è eterno’.
Un culto ancestrale redivivo
Circa dieci giorni fa mio cognato mi ha girato un video su whatsapp senza aggiungere alcun commento.
Dall’anteprima del video non si capiva in anticipo di cosa trattasse e così, tra una cosa e l’altra, l’ho lasciato lì senza aprirlo. “Che figura ‘e merda” –mi sono detto- magari Giovanni voleva dirmi qualcosa. Dopo quasi due settimane apro la chat e premo play…un murales di Diego su un palazzo di Miano, decina di torce accese da bambini, uomini più anziani e meno anziani, donne. E, naturalmente, Life is Life di sottofondo per il rituale dell’inaugurazione dell’ennesima ‘immagine votiva’ per D10S, ovvero Diego Armando Maradona.
“Nei Quartieri Spagnoli a Napoli oggi hanno ampliato e arricchito un luogo di culto laico in onore e in ricordo di Maradona. Edicole votive come quelle che si vedono nei vicoli e nelle piazze della vecchia Napoli per i Santi o per la Madonna, trasposizioni di antichi tempietti pagani.
È questa la grande magia di questo genio del calcio: essere riuscito a far rivivere un culto ancestrale nel cuore della Napoli antica. Maradona ha incarnato e incarna il Nume tutelare di Napoli.” Così Stefano Arcella, saggista, studioso di esoterismo e culti antichi, ha descritto pochi giorni dopo la dipartita terrena del Diez, in modo puntuale e come nessun altro, il legame che i napoletani, consapevoli o meno, hanno con Diego.
I napoletani vivono e si autoalimentano nel mito, da sempre.
È un qualcosa di profondo, che ribolle sotto il basalto delle strade del centro. Diego ha incarnato e incarna lo Yin e Yang partenopeo, la sospensione eterna tra il bianco e il nero, tra la luce e il buio che fanno di Napoli una città immutabile nel suo perenne movimento.
Sospesa, per l’appunto, ma centrata in una precisa identità che è sintesi di eccessi.
Proprio come la vita terribilmente bella che Diego ha vissuto e che continua a far vivere a tutti noi.
Buon compleanno Diego!