Quattro giovani su dieci, trascorrono il proprio tempo libero in attività online. Lo ha riportato il Consiglio Nazionale dei Giovani in occasione della Conferenza sul Futuro della Sanità e dello Sport in Italia dello scorso 2 giugno. La domanda viene a cascata: in che modo il mondo dei social mette a rischio la capacità relazionale e sentimentale? Ce lo spiega Flaminia Bolzan, psicologa e criminologa, dottore di ricerca in scienze del movimento umano e dello sport.
Distanziamento e deumanizzazione
“Noi non dobbiamo demonizzare i social – dichiara Flaminia Bolzan – perché rappresentano il mezzo attraverso il quale comunicare. Detto questo, il relativo utilizzo che abbiamo osservato in questi ultimi anni corrisponde spesso alla visione dei social come surrogato relazionale, con il rischio che la relazione si sviluppi sostanzialmente nel mondo virtuale, prescindendo quindi dalla dimensione fisica e dalla dimensione del reale. Questo, chiaramente, comporta una serie di problematicità. Prima fra tutte, l’eccessiva accelerazione di tutta quella serie di processi che in passato avevano una congruenza maggiore con il naturale e necessario andamento della conoscenza. Un modus fatto di tempistiche e di circostanze che permettevano di vedere l’altro in una pluralità di situazioni”.
Percezione del sé
Perché viene a mancare la percezione del sé e dell’altro, rispettivamente in chi espone il proprio corpo, o la propria immagine, e in chi si accontenta di osservare foto e video? “Viene a mancare la percezione del sé perché attraverso l’immagine è molto più semplice deumanizzare una persona, almeno finché non la vediamo e la tocchiamo. La distanza dello schermo ci deresponsabilizza e ci allontana dalla dimensione del reale. Nella pratica – conclude l’esperta – si sperimenta se stessi attraverso tutte le applicazioni di filtri e modifiche che alterano la percezione propria e altrui: idealizzata e diversa dalla realtà”.
Interazione fisica
Può lo sport contrastare questo trend distanziante? “Lo sport – spiega Flaminia Bolzan – è un mezzo che, nel momento in cui trasmette intenzionalmente tutta una serie di valori, si rivela uno strumento potentissimo. Può contrastare questo trend distanziante perché implica una collaborazione, lavorare insieme per un obiettivo comune, interagendo in uno spazio non più virtuale ma fisico. Fare sport vuol dire imparare ad interagire con gli altri nell’ambito della competizione mediata da regole. Ci permette, quindi, di conoscere gli altri, di valorizzarli, di supportarli e, contemporaneamente, di tirare fuori il meglio di noi stessi. In sintesi, ci insegna e ci ricorda quanto sia importante socializzare positivamente”.