Il pallone può essere un destino.
Se esordisci in serie A a 17 anni e se nei 21 anni seguenti giochi 719 partite con la stessa maglia, vinci 6 scudetti, 4 Supercoppe italiane, 3 Champions Legue, 3 Supercoppe europee, 2 Coppe Intercontinentali, 1 Coppa Mitropa e diventi Campione del Mondo, allora sei un predestinato e ti chiami Franco Baresi.
Una vita calcistica straordinaria quella di Franco Baresi, una vita iniziata oggi, il 23 aprile 1978.
Il Milan vince, ma ancora non lo può sapere
Mancano tre giornate alla fine del campionato e quel 23 aprile il Milan gioca in trasferta contro il Verona, prende un goal, Bigon e Buriani ne segnano due e i rossoneri si portano a casa la partita. Un segno d’inizio quel campionato del 1977-78; la Juventus vince il suo diciottesimo titolo, ma dopo il deludente decimo posto della stagione precedente e l’arrivo in panchina di Niels Liedholm il Milan si piazza quarto.
C’è qualcosa di più, però.
In quel giorno e in quel campionato il Milan vince Franco Baresi, uomo che ne diventerà bandiera come nessuno mai prima. Con ogni probabilità, come mai nessuno dopo.
L’arrivo di Franco Baresi è quindi quasi un segno augurale, un vaticinio.
L’anno seguente il Milan vince lo scudetto; con la regia del Barone che lo preferisce a Maurizio Turone, il diciottenne Franco Baresi giocherà 30 partite. I grandi amori iniziano sempre così.
Ruvido, lineamenti scolpiti, di forza, di tecnica e di volontà, Franco Baresi il pallone non lo lasciava mai, né agli avversari, né al caso.
Più che un calciatore, un demiurgo, un artefice, energia tellurica che in campo esplodeva e trascinava tutti: compagni di squadra, avversari, pallone, pubblico e spesso anche la sorte.
Ruvido, esempio più che parole.
Esempio più che copertine patinate.
Esempio quando sfiora senza polemiche il pallone d’Oro.
Esempio quando gioca la finale americana del Campionato del mondo nel 1994 contro il Brasile recuperando in tempi miracolosi il menisco rotto.
Esempio come il suo pianto dopo il rigore sbagliato in quella finale.
Un uomo, un campione assoluto che sbaglia e che piange. Solo i più grandi possono farlo.
Capitano del Milan per 15 stagioni, una maglia rossonera, la numero 6, che nessuno più indosserà, Franco Baresi è il simbolo di un calcio che fa bene.
Fa bene a tutti.