Questa è una storia minuta.
Una storia che viene dall’altra parte dell’Oceano, da Houston, Texas, e non è una storia di astronavi e viaggi spaziali, ma una storia di fatica, di pugni, di sudore.
Questa è la storia minuta di un Maestro che qui, da questa parte del mondo, probabilmente conoscono in pochi, ma che a Houston era un idolo.
Questa è la storia di Hector Rocha e delle sue braccia grandi.
Braccia che si allungavano per colpire, per bucare difese strette appena si allargavano un po’, per ingannare difese alte o per aggirare difese basse.
Quelle di Hector Rocha, però, erano soprattutto braccia pronte ad accogliere chiunque avesse avuto voglia di imparare.
E imparare, nel pugilato, significa soprattutto imparare a soffrire, a resistere quando ti arrivano i colpi e a rimanere lucido per portare i tuoi.
L’ultimo match
L’ultimo match di Hector è durato sei settimane.
Il ring una stanza d’ospedale dove il 15 agosto 2020, dopo sei settimane e 83 anni quasi tutti passati tra guanti, sacchi e sudore, il Covid se l’è portato via.
Prima pugile professionista insieme al fratello Tony, dal Messico di Monterey Hector Rocha arriva a Houston negli anni ’70, si porta dietro un bel gancio sinistro, combatte, ma la sua strada è quella del coaching.
La Rocha’s Boxing Gym
Hector Rocha allena, è duro come può essere la vita, ma non lascia mai soli i suoi ragazzi perché a quei ragazzi vuole risparmiare un destino che non li avrebbe perdonati.
Con molti ci riesce.
È cosi che per i ragazzi di Houston, anzi di Bayou City, come nei quartieri popolari di North Houston viene chiamata la città, Hector diventa un idolo e la Rocha’s Boxing Gym al 220 di Luther Street una casa dove si impara a tirare pugni, ma soprattutto a vivere.
Il Maestro di tutti
La vita di Hector Rocha è passata attraverso professionisti del ring e centinaia e centinaia di ragazzi sconosciuti al mondo che ha fatto diventare grandi.
Ragazzi che sono diventati uomini con Hector Rocha, il Maestro che gli ha insegnato a incassare, schivare e tirare colpi.
Hector Rocha, il Maestro che lasciava solo segni nel cuore