Georges Monneret è stato un pilota, correva in moto. Georges Monneret con le sue 499 vittorie e i suoi 183 record è stato un signor pilota, un campione, uno di quelli con i motori nel sangue. Si spiega così che anche i tre figli, i gemelli Pierre e Jean e il loro fratello da seconde nozze, Philippe, abbiano tutti corso e vinto.
Eclettico, Georges Monneret negli ultimi anni della sua carriera correrà anche in auto, su Simca preparate Gordini (una vita da film quella di Amedeo Gordini) e su Maserati. Ma non è tutto. Georges Monneret che amava motociclette, velocità e meccanica, subiva anche lui, come tanti, la fascinazione della Vespa di cui, peraltro, era anche rivenditore ufficiale.
Inutile dire qui della Vespa, basti solo sottolineare come lo scooter progettato da Corradino D’Ascanio, prodotto dalla Piaggio e diventato icona del costume italiano, abbia rivoluzionato non solo i trasporti, ma l’uso e la qualità del tempo di chiunque l’abbia avuta e guidata. Forse anche di chi l’ha solo desiderata.
La Vespa Douglas 125
Georges Monneret nel 1952, con i suoi 44 anni vissuti in velocità, era fresco di titoli e vittorie nelle 350 e nelle 500, ma aveva anche stabilito– insieme ai figli Pierre e Jean – un singolare record di endurance con i 40.000 chilometri percorsi sull’anello del circuito di Monthléry con una Putsch 125. “Il giro del mondo di Monthléry”, come lo chiamò la stampa di allora. Un record singolare, che ci aiuta a inquadrare il personaggio e che ci introduce alla sua impresa con la Vespa. Una Vespa Douglas 125, per l’esattezza. Ovvero una Vespa costruita a Bristol, in Inghilterra, dove la Douglas ne aveva avuto licenza dalla Piaggio arrivando a produrne, dal 1951 al 1965, oltre 125.000.
Parigi-Londra 1952
Poteva bastare a Georges Monneret guidare la Vespa nelle giornate libere oppure lanciarla in pista per cercare di vincere lì anche con quella? No, non poteva e infatti Monneret decide di guidare la sua Vespa sull’acqua, precisamente sul Canale della Manica.
L’occasione arriva con il raid Parigi-Londra. Georges Monneret si iscrive cona la sua Vespa e alla mezzanotte dell’8 ottobre è in partenza da Place de la Concorde, destinazione Calais dove arriva dopo 4 ore e 55 minuti.
Mentre gli altri concorrenti cercano di riposarsi in attesa del prossimo traghetto utile, Monneret corre al molo, dove lo attende una sorta di catamarano. In pratica due pontoni di alluminio collegati tra loro, con un vano centrale nel quale alloggiare la Vespa e collegarne la ruota posteriore a un sistema di trasmissione che avrebbe azionato l’elica.
La Vespa sulla Manica
L’operazione è completata sotto gli occhi dei pochi concorrenti che non sono andati a rinfrancarsi in albergo. Georges Monneret, ben legato alla sua Vespa per non rischiare di essere ribaltato in acqua, si stacca dal pontile e prende il largo. Il tempo, però, non è clemente, le onde schiaffeggiano e martellano fino a quando il sistema di trasmissione non inizia ad avere problemi. Inutile pensare di risolverlo con l’aiuto della barca d’appoggio che lo affianca; bisogna tornare indietro e, per non rischiare oltre, anche velocemente. Al molo l’assistenza funziona, il problema è risolto e, alle 8.00 in punto, la Vespa anfibia di Georges Monneret è di nuovo in acqua. Il mare questa volta è clemente, tutto fila liscio, ma ci vorranno ben nove ore di navigazione per arrivare a Dover. Qui, alle 17,00, una piccola folla di curiosi e giornalisti si era già radunata in attesa di assistere allo sbarco del fenomeno del momento.
A Londra!
Georges Monneret non ha tempo per i convenevoli, lui ha una corsa da finire e, possibilmente da vincere. La Vespa è rimessa a terra, Monneret si prende solo il tempo di ricrearsi e poi via a spingere al massimo lo scooter verso Londra.
Coraggio o follia che sia stata, in quindici ore complessive George Monneret arriva a Londra, stabilisce il suo record e vince.
Jojo la Moto
Uomo di azione come tutti i piloti che sfidano tempi e motori, campione tra i più grandi del motociclismo francese, collezionista di record e vittorie, c’è da giurare che Jojo la Moto, tra le tante, quella gara in Vespa non l’abbia mai più dimenticata.