Quelle serrande abbassate sono un segno del tempo, lo misurano e, soprattutto ci ricordano quello che è stato e che, almeno così, non sarà più. Dispiacerà un po’ a tutto il Quartiere.
Succede così quando un’istituzione, perché questo è stata Liberati per Cinecittà, cessa la sua attività dopo tanti e tanti anni. Loro sono qui dal 1957, fate un po’ voi il conto. Per noi che qui siamo cresciuti, passare davanti a quella serranda abbassata sarà un colpo al cuore.
La prima bici e tutte le altre
Tutti noi abbiamo comperato la prima bicicletta da Liberati. Da loro e sempre da loro siamo tornati quando poi è arrivato il tempo di comprare “er triciclo pei pupi e la Graziella”.
Quando la biciletta si bucava e non riuscivamo a ripararla da soli con i tip-top – naturalmente comprati da loro – tutti ci siamo tornati a spinta per fargliela aggiustare. E sempre da Liberati scattava la consapevolezza che andava rifatta “a bici nova quanno nun se poteva più aggiusta’ “.
Qualche giorno fa mattina sono andato a “intervistarli”. Abbiamo parlato di noi, di loro e del tempo. È stato un piacere per me e non nego che ha fatto veramente piacere anche a loro. Parlavamo e li guardavo negli occhi. È lì dentro che leggevo la commozione, ma anche l’orgoglio, di vedere quanti nel quartiere li stimano e ancora vanno a negozio per “consigli, riparazioni o pe’ regola’ er cambio”. Il negozio era pieno e questo dice tutto.
Una storia comune
Posso dirlo con orgoglio: alla nostra generazione, quella dell’immediato dopo guerra, nessuno ha regalato nulla, tutto quello che abbiamo avuto lo abbiamo sudato. Anche per i Liberati fu così. Fu il signor Primo ad avviare l’attività che, con tanti sacrifici, è riuscito a portarlo dove poi è arrivato. Come detto non erano tempi facili e il signor Primo, per far quadrare i conti, aveva acquistato uno sgangheratissimo furgone e i pomeriggi, la domenica e in tutte le feste, andava per i Paesi intorno a Roma a vendere pezzi di ricambio – spesso usati – per moto e bici. A negozio, immancabile, lasciava a moglie.
A quei tempi i garage non esistevano proprio e allora Primo Liberati tutte le sere “se doveva incolla” le pesantissime cassette coi ricambi e portarsele a casa” – al tempo abitavano in via Calpurnio Fiamma – per poi riscendere in negozio “pe’ porta’ avanti er lavoro de riparazioni che era rimasto indietro”
Che me ricordo de quann’ero ragazzo ??
“Le capocciate sur bancone per sonno !!” raccontava. Una foto a parete, dietro al bancone, ci racconta una piccola storia. Ci racconta della prima corsa ciclistica nel quartiere, ovviamente sponsorizzata da Liberati. A vedere bene, però, le sorprese non sono finite perché lì, in testa al gruppone, si riconosce Claudio Villa che, oltre ad essere un grande cantante, era un ciclo-amatore convinto e praticante. Era un suo amico l’unico che ingrassava andando in bici perché, per arrivare a Grottaferrata, “si fermava per uno spuntinone all’Osteria der Curato, poi a Morena, ar Somarello e infine all’Antica Grotta nel corso.”
A proposito di “stranezze”
In via Tuscolana angolo via dell’Aereoporto (quasi), più o meno dietro l’edicola e dove ora c’è una fabbrica di occhiali, c’era un Bar (dello Sport ??) moooolto frequentato. Si racconta che un certo giorno, poco dopo l’alba, si fermò per fare colazione un’intera squadra di ciclisti perfettamente vestiti “da corridori” e con tanto di Ammiraglia al seguito stracarica di biciclette di scorta, si fermò per fare colazione.
Ecco, i “corridori” avevano appena svaligiato il negozio dei Liberati e la Polizia “li beccò ancora cor cappuccino e cornetto in mano”. A quei tempi la gente “nun se faceva l’affari sua” e avvisò la Polizia del “movimento”.
Cose così succedevano nel Quartiere, cose così mi hanno raccontato commossi i signori Liberati e io li ringrazio.
Inutile dire che mentre loro parlavano, io in silenzio annuivo. Avrei potuto dire o aggiungere altro? Può darsi, il fatto è che avevo un po’ di quella cosa, quella strana cosa che noi chiamiamo “magone”.
A Roma sappiamo tutti cosa sia, ma credo lo possa immaginare chiunque.