Una domenica d’ottobre, una di quelle che sembra ieri quando si giocava solo di domenica e solo dopo pranzo. Non è più così da tempo, ma il tempo, ogni volta, marca la differenza e allora mentre non più in Curva Sud, ma davanti al televisore guardo Roma-Inter, le immagini tra video e memoria si rincorrono e si sovrappongono l’una all’altra e mi riportano agli occhi altre partite e anche altre contestazioni.
Il secondo tempo è già avanti quando gli altri segnano e io mi perdo ancora dietro ai ricordi che mi assalgono.
Roma contro Inter è stata sempre una partita speciale
Si soffriva sugli spalti e neanche poco, consapevoli di avere davanti una grande squadra, quella di Sarti, Burnich, Facchetti. Una squadra di cui ancora oggi basta citare il nome di un giocatore per farmela riapparire come se fossi ancora su quegli spalti, come se il suo film mi scorresse davanti agli occhi e ooco importa se la pellicola è in bianco e nero e un po’ sgranata dal tempo. I ricordi, certi ricordi, sono ancora ben saldi.
L’invasione del ’72
17 dicembre, arbitra il signor Michelotti da Parma.Una partita ostica, dura sotto un cielo grigio di una giornata fredda di dicembre. Avevo 15 anni, ma già frequentavo la Curva Sud da diverso tempo. Ero solito mettermi nella parte sottostante i muretti, dove per altro si vedeva poco e niente, ma ho sempre sostenuto che anche se la partita non la vedi, importante è che la sogni!
Un risultato in bilico fino a pochi minuti dal termine quando il signor Michelotti da Parma concede uno “strano” calcio di rigore a favore dei longobardi. Succede il finimondo! Invasione di campo da parte dei tifosi della Curva, compreso il sottoscritto pronto a sfidare le forze dell’ordine. Mi rivedo correre per il campo gridando alla ricerca di chissà cosa, schivando i celerini fino al momento in cui ho preso due belle manganellate sulla schiena. Dovevo però difendere la mia Roma. Fine della vicenda, partita vinta a tavolino da parte dell’Inter e schiena a pezzi da tenere lontano da occhi indiscreti di genitori apprensivi.
Ritorno al futuro
Guardo la partita adesso, aspetto una reazione giallorossa che stenta ad arrivare e allora continuo il mio percorso di ricordi. Passano anni e campionati, ma quella contro i longobardi è sempre una partita di cartello e assai difficile da disputare. Non voglio – ma neanche potrei visto che la memoria non mi assiste molto – ricordare ogni singola partita, ma in questo amarcord non posso certo dimenticare due episodi che mi hanno lasciato il segno.
Totti vs Balotelli
Il primo riguarda il grande Capitano Francesco Totti che perde la testa rifilando un calcione da dietro a Mario Balotelli. Forse stanco di sentire ingiurie contro la sua fama o forse innervosito dall’andamento della partita – la Roma sta perdendo e manca poco al fischio finale – Totti riesce a rendersi protagonista della scena nella parte del cattivo con un gesto incomprensibile, non certo da capitano di una squadra. Espulsione sacrosanta, ma c’è un gesto però che mi colpisce molto: il saluto. Un saluto strano, ma pur sempre un saluto, tra Totti e Maicon, tra campioni. Forse solo un grande calciatore come il numero tredici dell’Inter poteva permettersi di avvicinarsi al suo avversario e far sentire una strana vicinanza.
CUCS
Ho lasciato per ultimo l’episodio che mi sta più a cuore, quello che non potrò mai dimenticare per nessun motivo al mondo. Campionato 98/99, l’avversario è sempre l’Inter. Manca poco all’inizio della partita, in curva si respira un’aria pesante, come se dovesse succedere qualcosa di particolare. Prima del fischio d’inizio viene osservato un minuto di silenzio, ed è proprio in quella manciata di secondi che accade qualcosa che lascia un sapore amaro in bocca, che mette brividi e ammacca il cuore. Un gruppo di tifosi si avvicina al muro che delimita la curva dal rettangolo di gioco, c’è una specie di corridoio dove ci sono sempre i soliti “vecchi” tifosi, con estrema destrezza staccano lo striscione che occupava quella parte per buttarlo nel fossato. Scatta una specie di rissa, sono tanti a intervenire, qualcuno, raccontato da chi era presente, sembra avesse un coltello tra le mani. Giovani tifosi contro vecchi rappresentanti del tifo giallorosso. Inimmaginabile. Dagli spalti superiori la visione è agghiacciante, nessuno sapeva, ma nessuno si precipita lì per sedare gli animi e un silenzio tombale cala su tutta la curva. Per fortuna non accade nulla di grave, ma ancora poco tempo e la storia cambierà direzione. Quello spicchio di curva non avrà più l’orgoglio di essere il compagno di quarantadue metri di pezza con la scritta “Commando Ultra Curva Sud” il mitico CUCS…
E chi dimentica!