Iconica come poche altre al mondo, New York è molto più che una città. A New York tutto è rappresentazione e super significato; panorami, ponti e strade non sono luoghi di fruizione comune, ma simboli che superano la funzione per diventare icone dell’immaginario. Manhattan poi, vera e propria città nella città, di luoghi iconici abbonda e, tra questi, la Quarantaduesima strada ha una storia tutta sua. Storia sfavillante, quella degli anni ruggenti raccontati dal film Quarantaduesima strada del 1932. Storia di degrado sino ai primi anni novanta, quando era popolata da prostituzione, criminalità, vagabondi molesti e spacciatori. “...si chiama Quarantaduesima perché non sei al sicuro per più di quaranta secondi”, coì si diceva al tempo. Leggende metropolitane? Forse, ma non troppo.
Storia di rinascita. A New York si abbatte e si ricostruisce. Riqualificazione urbana imponente, fondi d’investimento e cura Giuliani ripensano l’intero quadrante. Ci vorranno anni, ma sulla Quarantaduesima tornano luci, cinema, teatri, ristoranti e, nonostante l’11 settembre e un paio di bolle immobiliari, la Quarantaduesima è oggi nuovamente protagonista della città.
Oggi
C’è uno sportivo, un campione, un golfista per essere precisi. Attenzione però, siamo negli Stati Uniti e i campioni di golf sono super campioni. Lui, poi, è il Goat del golf ed è proprio lui che si affaccia sulla Quarantaduesima per aprire un locale.
Uno qualunque? No. Un bar. Un bar qualunque? No, uno sports bar.
Se per un momento vi viene in mente il nostrano Bar dello Sport, archetipo sociale che per anni ha punteggiato la geografia sociale nell’Italia del Totocalcio e della tv in bianco e nero, dimenticate tutto. Qui siamo a New York, Manhattan, Quarantaduesima strada.
Qui nulla può essere uguale a quello che è stato, è oppure sarà in qualunque altra parte del mondo.
Specialmente se a farlo è un signore che si chiama Tiger Woods.
Specialmente se Tiger Woods lo fa insieme a un altro signore che si chiama Justin Timberlake.
Tiger & Justin
Non sono nuovi al golf i due, anzi.
“L’idea ci è venuta durante una partita di golf ad Albany, il nostro complesso alle Bahamas”, ha dichiarato Woods nel comunicato stampa che ha accompagnato l’apertura del T-Squared Social, così si chiama il loro locale. “Io e Justin abbiamo pensato che sarebbe stato bello creare un posto che unisse le nostre cose preferite e che riunisse le persone per divertirsi. Abbiamo sempre saputo di voler fare qualcosa insieme e NEXUS ci ha dato la piattaforma per dare vita alla nostra idea“.
Alle idee chiare Justin Timberlake dà sintesi con poche e significative parole quando dice che l’idea di base è “…divertirsi senza dover sacrificare la qualità e il comfort”.
T-Squared Social
Quale miglior scenario per loro se non l’eclettica 42esima strada?
E ancora, poteva esserci sulla Quarantaduesima un luogo più iconico dell’atrio della Emigrant Savings Bank, una delle più antiche banche degli Stati Uniti il cui nome evoca altre storie e altri tempi? No, evidentemente no, anche perché Howard Milstein proprietario della banca, imprenditore e golfista possiede anche 8AM Golf, compagnia attraverso la quale opera in tutti gli ambiti del del golf, dalle attrezzature agli impianti. Ovviamente 8AM Golf è partner dell’impresa.
Benvenuti quindi nel T-Squared Social, nuovo centro gravitazionale per gli appassionati di sport, ma anche per chi vuole ritagliarsi una parentesi di evasione nel ritmo veloce della Grande Mela.
Design elegante e funzionale, firmato dallo studio Forrest Perkins di Manahattan, cibo elegantemente leggero, mocktail ma, a salire di gradazione, birre, vino e cocktail. Tutto questo in 2.000 metri quadrati (22.000 square foot) dove troviamo 10 metri (32 feet) di bancone di marmo, schermi televisivi a iosa di cui uno da 200 pollici – il più grande schermo singolo di Manhattan, sostengono -, aree vip, una saletta per eventi privati, simulatori di golf Full Swing, bowling e freccette.
Lo sport oltre lo sport
Ha ragione Justin Timberlake quando sottolinea che T-Squared è “uno spazio bellissimo che trascende la tipica esperienza dei bar sportivi”. Ed ha sempre ragione quando si lancia nel novero delle possibilità sostenendo che “…sapevamo che un concetto come quello del T-Squared Social avrebbe avuto successo a New York”. Su questo anche noi non abbiamo dubbi. Almeno per un po’ perché lo sappiamo tutti che a Manhattan tutto è veloce. Esperienze e simboli compresi.
Belle le luci, i colori, il disegno e l’idea del T-Squared Social.
Noi però ci voltiamo un attimo indietro e rivediamo l’altro mondo. Il mondo che ci hanno raccontato, quello del Totocalcio, delle partite viste al televisore del Bar dello Sport vicino casa, tavolini di alluminio colorato a tre gambe, fumo di sigarette non elettroniche e bicchierini di amaro.
Belle le luci, i colori, il disegno e l’idea del T-Squared Social.
Qualcuno ne parlerà ancora tra trent’anni?