Da una parte Emil Zatopek, leggendaria locomotiva, il primo sotto l’ora nei 20 km, il primo sotto i 29′ nei diecimila, quattro volte sul gradino più alto del podio olimpico.
Dall’altra Steve Prefontaine, senza metallo al collo, ma spregiudicato che le parole non dicono quanto.
Due generazioni, due mo(n)di per non farsi dimenticare.
Entrambi vincenti. Non si sono mai sfidati, a meno che….
Dicono così
“La maggior parte delle persone corrono una gara per vedere chi è il più veloce. Io corro una gara per vedere chi ha più coraggio”.
Così dice Steve Prefontaine.
“Se vuoi correre un miglio, corri un miglio. Se vuoi vivere un’altra vita, corri una maratona.”
Così dice Emil Zatopek.
L’albo d’oro olimpico dice invece come stanno le cose: 4 medaglie d’oro ed una d’argento per Emil Zatopek, la locomotiva umana.
Una sola partecipazione con un quarto posto per Steve Prefontaine.
Generazioni diverse, storie diverse, destini diversi.
In comune, aver attraversato la storia delle corse di lunga distanza per passare, a lunghe falcate, diritti nella leggenda.
Emil Zatopek. Va come un treno
Zatopek, 26enne cecoslovacco, si impone sulla scena internazionale a Londra 1948 con la vittoria sui 10.000 nonostante fosse solo la sua seconda corsa sulla distanza. L’anno dopo frantuma il record mondiale sulla distanza, impresa che gli riesce quattro volte in quattro anni.
Dal 1949 al 1955 conquista tutti i primati dai 5000 ai 30 km di corsa. Campione oramai indiscusso, firma ad Helsinki 1952 le imprese più significative con tre ori (e rispettivi primati olimpici) su 5K, 10K e maratona, vittoria quest’ultima avvalorata dall’esordio assoluto in una distanza del genere.
Nel 1954 è il primo atleta a scendere sotto i 29’ sui 10K.
A Melbourne 1956 Zatopek, 34enne, è presente nonostante un intervento di ernia ad appena due settimane da una maratona che lo aveva visto sesto al traguardo.
Un uomo libero
Considerato un eroe nel paese d’origine, Zátopek fu una figura influente del partito comunista.
Appoggia però, da quasi subito, l’ala democratica del partito, e dopo la Primavera di Praga, viene rimosso da tutti gli incarichi, conosce vessazioni impensabili, si ritrova a lavorare in una miniera di uranio.
Emil Zátopek muore a Praga, dopo una lunga malattia, all’età di settantotto anni. Sua moglie Dana Zátopková – nata esattamente lo stesso giorno del marito – fu anch’essa atleta di tutto rispetto. Nella specialità del tiro del giavellotto vinse la medaglia d’oro nelle Olimpiadi del 1952 – nello stesso giorno, praticamente negli stessi minuti, in cui Emil vince i 5000 -, e poi quella d’argento alle Olimpiadi di Roma 1960 e due titoli europei nel 1954 e nel 1958.
Steve Roland “Pre” Prefontaine
Classe 1951, Prefontaine può essere considerato il più grande mezzofondista e fondista statunitense degli anni settanta, in possesso di sette primati nazionali dai 2000 ai 10000. È lui con Jim Ryun e Frank Shorter ad ispirare il running boom del sogno americano in pista negli anni settanta.
Nei primi anni del liceo, penalizzato dall’altezza per emergere nel basket o nel football, Prefontaine si ritrova ad andare forte, fortissimo nel cross country. Al momento del passaggio dal liceo al college, Pre viene conteso da ben 40 università. La sua scelta cade su l’università dell’Oregon per allenarsi sotto la guida di Bill Bowerman, più famoso per aver fondato anni dopo (1964) la Blue Ribbon Sports, azienda che oggi si chiama… Nike.
Va dove il cuore va
Prefontaine cresce, record su record, ma le sue prestazioni non sono solo entusiasmanti sotto il profilo cronometrico, ma di più per le interpretazioni della corsa. Non è l’atletica della tattica, del gioco di squadra, delle lepri: tutte cose al di là da venire.
Prefontaine è aggressività, assenza di calcolo, regia che sfugge anche al suo di controllo. Non è Vladimir Kuts, oro di Melbourne ’56, che il coraggio lo mescola con il raziocinio e va a dama nel giorno che conta. Prefontaine invece è incompleto per definizione, vuole il traguardo ma odia il cronometro, cerca l’impresa ma mai snaturata, studiata.
Con Prefontaine in gara lo spettacolo è garantito. Come mai prima le gare universitarie sono seguite e due sono le fazioni sulle tribune, una indossa una t-shirt con su scritto Legend e sono i sostenitori di Prefontaine, gli altri si riconoscono da un’altra maglietta, altrettanto eloquente Stop Pre. In quattro anni di college non perde mai dai 3000 ai 10000, solo tre sconfitte sul miglio.
Monaco ’72
A 21 anni Steve Prefontaine arriva ai nastri della finale dei 5000 di Monaco ’72, fresco di record nazionale sulla distanza stabilito ai trials, ma certo non da favorito. Preannuncia pubblicamente l’intenzione di correre l’ultimo miglio sotto i 4 minuti. L’attacco puntuale a 4 giri dalla fine provoca una severa selezione, ma Viren e Gammoudi non perdono contatto anzi.
L’ultimo miglio è in 4’01’2″. Alla campana dell’ultimo giro Prefontaine è secondo, ai 200 metri è terzo, al traguardo è fuori dalle medaglie.
Il finale lo ha tradito e lui sa perché. L’oro è del grande finlandese, Lasse Viren. Il britannico Ian Stewart, di rimonta, sale sull’ultimo gradino del podio.
Caro agli Dei
La popolarità di Prefontaine resta tuttora qualcosa senza precedenti per l’atletica americana. Nonostante i campioni del passato, solo Prefontaine muove il pubblico e, a seguire, i media con un’attenzione da sport di squadra. Fuori sintonia la AAU Atletic Aamateur Union che vieta all’atleta di indossare abbigliamento firmato, e Bowerman ne sa qualcosa.
Lo scontro accresce la popolarità ed ogni meeting registra il tutto esaurito. Nella primavera ’75, con Montreal già nel mirino, Prefontaine partecipa ad un meeting nella sua Eugene (Oregon) mettendo in fila i migliori specialisti finlandesi tranne Viren, assente nell’occasione. Dopo la consueta festa in onore degli ospiti, mezzanotte passata ma non da tanto, Prefontaine perde il controllo della sua sgargiante, arancione autovettura scoperta e finisce contro una roccia, per rovesciarsi e perdere la sua giovane vita.
Si ferma a 24 anni, questa davvero l’ingiustizia più straziante.
Eugene nel pre-destino
Il Prefontaine Classic è oggi un appuntamento fisso della Diamond League, si svolge regolarmente dal 1975 ad Eugene. È qui che Mary Decker stabilisce il record sui 5000 nel 1982 ed il kenyota Moses Mosop i due primati su 25K e 30K nel 2011.
Post Scriptum
I due film su Prefontaine sono Prefontaine (1997) e Without limits (1998). C’è anche un documentario Fire on the track (1995).
Leggo di un altro documentario e 4 libri. La sua ragazza del college, Mary Marcks, ha scritto Pre Destiny, un libro mai pubblicato. Nelle poche interviste ha sempre confermato che l’incidente d’auto fu un errore di Steve e non causato da altre auto, come ipotizzato da alcuni.
Steve Prefontaine ha vinto in carriera 120 corse delle 153 che lo hanno visto al via.