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Ted May. Il nuotatore solitario e i Rolling Stones

Edward James May, classe 1910. Operaio, meccanico, sottufficiale della Royal Navy negli anni della guerra, padre di 9 figli. Insomma, working class inglese, ma soprattutto uomo coraggioso. Con la passione del nuoto in acque libere, per due volte tenterà la traversata in solitaria del Canale della Manica. Dartford, paesino del Kent, ha visto nascere gente straordinaria. Come Ted, Mick e Keith.
Ted May

Cap Gris-Nez non è un posto qualunque. Nei giorni di cielo terso, a guardar bene puoi intravedere la linea delle scogliere di Dover correre lungo l’orizzonte. In mezzo ci sono solo 32 chilometri di mare, perché quello è punto del Canale della Manica dove Francia e Gran Bretagna sono più vicine.
Siamo nel 1954, sono le 4,45 di mercoledì 8 settembre. All’alba mancano ancora una novantina di minuti, ma al gruppetto di persone che sono sull’acciottolato che si spinge verso il mare, la cosa non interessa molto.
Uno di loro armeggia e si agita più di altri, o forse semplicemente si nota di più perché è alto almeno un paio di spanne più di tutti.
Dopo un po’ l’uomo entra in acqua, si lascia andare e poi inizia a nuotare.
L’uomo si chiama Edward James May, per gli amici Ted, e questa è la sua storia.
L’incredibile, drammatica e dimenticata storia del nuotatore solitario.

Una storia normale

Ted May nasce nel 1910 a Dartford, cittadina inglese del Kent una trentina di chilometri a sud est di Londra dove la vita è abbastanza anonima. Ted è un bambino come tanti, anche se da subito si fa notare perché è grande e grosso, molto più di tutti i suoi amichetti.
I ragazzini a Dartford non hanno molto da fare per ingannare il tempo. Tanti vanno a scuola, tanti lavorano già da piccoli, ma tutti, il pomeriggio o nei giorni di festa, vanno al fiume. Il Darent, affluente del Tamigi, scorre poco fuori città; è qui che i ragazzini di Dartford diventano grandi.  Molto probabilmente è qui che Ted impara a tenersi a galla e a dare le prime bracciate di una vita che sembra essere una normale vita inglese.
In effetti sarà così. Almeno per un po’.
Nel 1929
Ted sposa Florence Beatrice Hyne, anche lei di Dartford. Dopo due anni nascono Patricia e Doreen, gemelle, ma non finisce qui.  Ted e Florence Beatrice di figli ne avranno nove, l’ultimo, Denis, nel 1951.
Ted lavora come operaio, meccanico, essere padre non gli impedirà di vedersi richiamato nella Royal Navy allo scoppio della Seconda Guerra mondiale; farà il fuochista di bordo e si congederà da sottufficiale. Intorno al 1950 va a lavorare in una fabbrica di caldaie a Scunthorpe nel Lincolnshire, circa 300 chilometri da casa. La famiglia rimane nelle case popolari di Dartfort e lui tornerà di tanto in tanto.
In questa normale vita da working class inglese, Ted May coltiva però una passione: il nuoto in acque libere e di lunga distanza.

Ted May

La passione di Ted

Una passione il nuoto, ma anche qualcosa in più perché Ted ha il senso della sfida. Lo troviamo iscritto al Barrow Amateur Swimming Club, anche se la sede del club è nella Cumbria, davanti l’Irlanda, esattamente all’opposto di Scunthorpe e ancora più lontano da casa.
Nuota Ted e trova una comunanza d’interessi con Louis Scott, un gioielliere di Scunthorpe che diventa il suo allenatore.
Come abbiamo detto, il senso della sfida a Ted non mancava. In mente ha un obiettivo ambizioso. Forse ne avrà letto o forse qualcuno gli avrà raccontato da bambino del capitano Matthew Webb che per primo, nel 1878, attraversò la Manica a nuoto. Non lo possiamo sapere, quello che sappiamo però è che la Manica a nuoto vuole attraversarla anche lui. 

La sfida della Manica

Nel 1951 Ted May fa domanda per partecipare al Daily Mail Cross-Channel Race. La domanda però non basta, per partecipare bisogna comunque superare una selezione e a Ted non va bene. Sam Rockett, l’organizzatore della gara, lo testò a Kentish Town Baths e gli fece anche una buona impressione, ma i posti a disposizione erano solo 20, non abbastanza per far partecipare anche Ted.
Il fatto è che, se fosse stato ammesso, il Daily Mail avrebbe coperto tutte le spese. Se avesse voluto partecipare da indipendente, invece, avrebbe dovuto far fronte a spese per circa 250-300 sterline e lui non le aveva. Armato di ottimismo della volontà, Ted prova a cercare finanziatori, si iscrive ad altre gare e qualcune ne vince anche,  ma non ce la fa a mettere insieme la somma che serviva.
Provò ancora, allora.
Si candidò di nuovo per le gare della Manica del 1953 e 1954, ma Rockett non lo ammise mai.

Una questione personale

Convinto che Rockett avesse qualcosa contro di lui, Ted May decide di fare la nuotata da solo. I soldi continuavano a mancare, ma tanto era fiducioso nelle sue capacità che Ted decide di fare a meno di una barca pilota e di qualsiasi altra forma di supporto.
Il 23 agosto 1954 è il suo giorno.
Ted entra in acqua dalla costa francese e inizia l’avventura.
Cosa accadde quel giorno, ce lo racconta lui stesso: “Costruii da una camera d’aria d’automobile esplosa una gerla, ci misi dentro un barattolo di caffè che conteneva una bussola, due bottiglie di rum, pollo a fette, zucchero e biscotti. Partii da Cap Gris-Nez con la gerla infilata dietro di me. Dopo circa 5 ore volevo qualcosa da mangiare, ma scoprii che il pollo e i biscotti erano stati portati via dal mare. Le bottiglie di rum invece erano ancora lì e allora ho bevuto a lunghi sorsi. Ho nuotato per un’altra ora fino a vedere davanti a me le bianche scogliere di Dover. La mia fiducia era più grande che mai. Il sole splendeva, il cielo era limpido. Improvvisamente il tempo cambiò. Il cielo è diventato nero, il mare si è agitato e ha iniziato a piovere. Decisi così di tornare verso la Francia. Ho nuotato per circa 2 ore e poi all’orizzonte ho visto gli alberi di una nave. Ho gridato, mi sono sbracciato e il piroscafo si è accostato. A questo punto il mare era così agitato che da bordo non potevano calare una scialuppa, allora mi lanciarono una cima e poi mi issarono.”
In realtà il suo salvataggio non fu frutto del caso: all’arrivo del maltempo, da terra fu lanciata un’operazione  che vide coinvolte diverse imbarcazioni militari e civili.

Per fortuna andò bene e una di queste lo intercettò.

Ted May ci riprova

Il senso della sfida. Ricordate?
Per nulla scoraggiato dal primo tentativo fallito e dal pericolo corso, alle 4.45 dell’8 settembre Ted May è di nuovo a Cap Gris-Nez.
Ancora una volta l’unico suo ausilio è una specie di zattera di gomma per portare con sé pane, marmellata, brandy e  vestiti. Questa volta, però, si attrezza leggermente meglio. La zattera ha un piccolo albero di circa 60 centimetri con luci a batteria.
Per proteggersi dal freddo si spalma sul corpo tre strati di grasso, indossa una cuffia, degli occhiali e porta persino una bussola da polso.
Ancora una volta però mare e cielo non gli sono amici. Ancora una volta, arriva il brutto tempo.
La sua storia aveva fatto breccia sulla stampa e a Dover lo aspettavano in tanti. Quando il cielo iniziò a rabbuiare e il mare a increspare, tutti quelli che quel giorno erano lì capirono che Ted era nei guai.

Ted May

L’ultimo avvistamento

Alle 19,30, ben 15 ore dopo la partenza, 4 miglia a sud del faro East Goodwin, a circa 8 miglia dalla costa inglese, l’equipaggio della petroliera britannica San Vito avvista un uomo in mare che, in evidente difficoltà, cerca di attirare l’attenzione.
Dal San Vito lanciano un salvagente. Ted è a pochi metri dalla barca, il salvagente gli arriva vicino, ma nei minuti che servono per fermare i motori, Ted May scompare alla vista.
L’SOS per Uomo in mare è lanciato immediatamente. Altre imbarcazioni che incrociavano in zona, tra cui due navi da guerra con riflettori, si uniscono alla ricerca, così come fanno anche aerei americani e della RAF.
Quasi nello stesso momento, a circa 8 miglia da Calais, un pescatore recupera la zattera alla deriva. Con lei solo due bottiglie.
Le ricerche non ebbero esito e tutta l’Inghilterra si commosse per la sorte sfortunata di Ted May, the Lone Swimmer.

Ted May torna a casa

Ci volle del tempo, ma il mare che lo aveva preso ebbe anche la pietà di restituirlo.
Tre settimane dopo il corpo di Ted May fu ritrovato sulla spiaggia di Bukkum, in Olanda.
Celebrato dal Vescovo di Rochester, il funerale si svolse nella chiesa parrocchiale di Dartford. Nell’omelia il Vescovo  lo ricordò come un uomo eccezionalmente coraggioso, dicendo “Non spetta a noi giudicare quell’assoluta fiducia in sé stesso che sembra averlo reso cieco alle sue responsabilità di marito e padre. Il coraggio del nuotatore solitario è eccezionale, e in lui c’era la stessa materia che ha permesso all’uomo di salire in cima al Monte Everest“.
Così credo che lo abbiano ricordato e lo ricordino ancora quelli che tra i suoi nove figli sono ancora in vita.
Nel 1955 la Cross-Channel Race fu vinta dall’egiziano Abou Heif che a Ted May dedicò la vittoria e donò alla famiglia 50 sterline del suo premio.
Preso dal suo sogno e dalla sua sfida, Ted era andato oltre e forse, proprio per questo, nel destino di una morte tragica possiamo scorgere il significato che ha voluto dare alla sua vita.
Ci piace pensare che se mai abbia immaginato la sua uscita di scena, l’abbia immaginata proprio così.

Mick e Keith prima dei Rolling Stones

Nel 1954 loro avevano solo 11 anni, ma la storia di Ted May andò su tutti i giornali.
A Dartford abitava la famiglia e lì è stato celebrato il suo funerale. Impossibile che anche loro non ne abbiano saputo. Anche loro, proprio come Ted May, sono figli di una cittadina anonima, solo che di anonimo nella loro vita non ci sarà veramente nulla.
Anche loro sono nati a Dartford nel 1943, sono vicini di casa, sono cresciuti nelle stesse strade, frequentano la stessa scuola elementare, sono amici da subito, poi le cose della vita li allontanano un po’.
Si rincontreranno nel 1961 e scopriranno di aver coltivato interesse e passione comune per la musica.
Loro sono Mick Jagger e Keith Richards, nel 1962 fonderanno i Rolling Stones e daranno una bella spallata al vecchio mondo.
Sono passati 69 anni da quando il mare della Manica si è portato via Ted May, the Lone Swimmer, e a noi piace ricordarlo come un uomo coraggioso che non si è lasciato spaventare dalla sua passione.
Se lo facessero anche Mick e Keith, i due ragazzini di Dartford, quelli che erano loro prima di diventare i Rolling Stones,  sarebbe un’altra gran bella storia.

 

 

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di sport e di storie

 

 

Marco Panella, (Roma 1963) giornalista, direttore editoriale di Sportmemory, curatore di mostre e festival culturali, esperto di heritage communication. Ha pubblicato "Il Cibo Immaginario. Pubblicità e immagini dell'Italia a tavola"(Artix 2015), "Pranzo di famiglia. Una storia italiana" (Artix 2016), "Fantascienza. 1950-1970 L'iconografia degli anni d'oro" (Artix 2016) il thriller nero "Tutto in una notte" (Robin 2019) e la raccolta di racconti "Di sport e di storie" (Sportmemory Edizioni 2021)

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