Il rispetto non è un modo di fare. Il rispetto è una cultura e si impara da piccoli. Nulla di meglio, quindi, che iniziare a parlarne e a praticarlo a scuola e nei luoghi di maggiore aggregazione extrascolastica, le scuole calcio ad esempio. Con questi presupposti prende il via un progetto volto a favorire l’apprendimento socio-emotivo nelle scuole primarie e secondarie di primo grado e nelle associazioni sportive dilettantistiche implementando le capacità formative dei formatori.
Attori dell’iniziativa sono Roma Capitale, con il Ministero dell’Istruzione e del Merito attraverso l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio e la Lega Nazionale Dilettanti della FIGC, tutti coinvolti nell’avviare un percorso sperimentale per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo.
Il progetto mira a fornire di specifiche competenze docenti e allenatori di calcio attraverso due manuali psicopedagogici e diversi moduli e-learning: 24 le classi scolastiche coinvolte (scuola primaria e secondaria di I grado) e 15 le associazioni sportive, oltre ai rispettivi gruppi “di controllo”.
L’educazione circolare emotiva
La metodologia formativa è stata elaborata gratuitamente dall’équipe scientifica coordinata dal prof. Aldo Grauso. Tra gli esperti che hanno sviluppato il protocollo, la criminologa Roberta Bruzzone.
L’equipe scientifica è composta da docenti universitari specializzati in diversi settori. Una formazione multidisciplinare che si proietta nella psicologia infantile in ambito sistemico relazionale e nei disturbi del comportamento alimentare, fino a chiamare in campo competenze nel settore della devianza sociale, della criminologia, della psicologia dello sport e della nutrizione. Per citare alcuni componenti, Marco Maiali, Roberta Cappelluti, Valentina Lunardini e Giulia Martella.
Riconoscere le emozioni
“Il 27% dei ragazzi – commenta Aldo Grauso – non ha amici in carne ed ossa mentre il 14% dichiara difficoltà nel vivere relazioni sociali vis a vis: è il quadro riferito dall’Associazione Nazionale DiTe in collaborazione con skuola.net che, affiancato al trend di violenza contro gli arbitri e al fenomeno di bullismo e cyberbullismo sui banchi di scuola e negli spogliatoi, richiede un intervento immediato. Solo i giovanissimi – avvisa – possono arginare definitivamente questo fenomeno, perché alle superiori è già troppo tardi. Come si combatte il bullismo? Imparando a gestire le proprie emozioni e a riconoscere quelle altrui, sviluppando così positive relazioni sociali. Questo percorso, che parte quindi dai bambini, è secondo noi necessario anche per far capire ai futuri uomini che le donne non vanno possedute, ma amate”.