Ci sono uomini che hanno pensieri arditi. Ci sono poi uomini che a quei pensieri riescono a dare forma, linea e futuro. Dante Giacosa è stato uno di questi. Ingegnere, designer premiato con il Compasso d’Oro, per cinquanta anni uomo Fiat a tutto tondo, Dante Giacosa è una pietra miliare del motorismo italiano. A lui dobbiamo automobili che hanno segnato l’immaginario e la motorizzazione di massa del nostro Paese. Tra queste, le grandi utilitarie come l’anteguerra Fiat Topolino, la 600, la 500, la 128, l’Autobianchi Bianchina e l’ A112, ma anche gioielli di stile e velocità come le monoposto per la Cisitalia di Piero Taruffi e Piero Dusio.
Utilitarie, già. “Auto per tutti” come recitava il fortunato slogan di casa Fiat, punti cardinali di un’Italia che tirava la cinghia, sognava e si metteva in movimento comprando la macchina, spesso a rate. Rate che pagava tutte. Una storia fatta di simboli capaci di fermare il tempo. Proprio come la Fiat 600 Multipla.
Guardate bene questa foto
Guardatela bene non per l’impossibile impresa di riconoscere le persone, ma per riconoscere un vissuto a cui appartenete anche se al tempo non eravate ancora nati. Quei volti sconosciuti e ridenti al pic-nic sono i volti di tutte le storie che vi hanno raccontato in famiglia, di cui avete letto o che avete visto in televisione o al cinema. E la macchina, quella Fiat 600 Multipla carica di pacchi, è vostra anche se non l’avete mai avuta.
La storia dei motori non è fatta solo di raid, corse, record e imprese, ma anche di automobili capaci di correre più veloci delle altre verso il futuro. In questo, nel suo genere, la Fiat 600 Multipla non è stata seconda a nessuno.
Il 14 gennaio del 1956 è un sabato
A Bruxelles la giornata è fredda e pungente, ma all’apertura del XXXIX Salone dell’Automobile il pubblico è quello delle grandi occasioni. Secondo per anzianità solo a Parigi, il Salone belga ha il vantaggio di essere il primo dell’anno a mettere in mostra i modelli di punta della stagione. Circondata da filanti fuoriserie, è qui che un’automobile dalla mai vista linea a uovo si mostra per la prima volta. Preceduta nel 1955 dalla 600 berlina a due porte, la 600 Multipla è un punto di rottura, supera ogni schema stilistico del tempo e anticipa di decenni il futuro. Tutte le automobili che poi chiameremo monovolume le devono qualcosa.
Il tratto del successo
Motore da 633 cc tutto posteriore che nella prima versione le faceva raggiungere i 90km/h, dirompente in una linea che invece di tagliare l’aria sembrava volerla prendere di petto, con i suoi cinque e sei posti la Multipla innova lo spazio automobilistico privato, ma riesce anche a trovare una sua cifra di eleganza. Per tutta la produzione della prima serie e per gran parte anche della seconda – per la precisione sino al 1964, quando poi entra in campo il monocolore – la 600 Multipla gioca sul vezzo dei due colori. Con diversi abbinamenti possibili, infatti, la livrea aveva adottato l’eleganza degli abbinamenti che differenziavano la scocca inferiore da quella superiore. Blu scuro-grigio chiaro, azzurro cenere-grigio chiaro, rosso-nero, avorio-nero alcuni tra quelli possibili. Impossibile dimenticare l’abbinamento della sua versione forse più iconica, il verde scuro-nero dei taxi.
Doppio colore che comunque ritroviamo anche negli interni, con lo sterzo a due razze di varia tonalità chiara dove spicca il pulsantone nero del clacson, ma anche con banda chiara sulla parte superiore dello schienale della panchetta di seduta anteriore. Vale la pena notare che – ispirato ai lussuosi modelli americani – in quegli anni il bicolor trovava la sua principale declinazione sugli pneumatici, dove quelli con la banda bianca erano optional lussuoso per i modelli ordinari e di serie nei modelli cosiddetti “esportazione”.
Un Paese moderno
Utilitaria, quindi, ma forse con qualche pretesa in più e un po’ meno “per tutti” delle altre. Il prezzo della Multipla – 740.000 lire per la versione a sei posti -, infatti era ovviamente superiore di quello della berlina e rimarrà più alto anche di quello della Nuova 500 che all’esordio nel 1957 non superava le 500.000 lire e che l’anno seguente addirittura calerà a meno di 400.000. A metà anni cinquanta lo stipendio medio di un operaio era inferiore alle 40.000 lire, ma in ogni caso l’offerta Fiat che consentiva l’acquisto rateale fa veramente salire tutti in automobile. Basti pensare che nel 1950 sulle nostre strade circolano meno di mezzo milione di automobili, ma nel 1959 saranno già 1.650.000.
È in questi anni e con queste automobili che la modernizzazione italiana trova la sua strada e non è un caso che proprio nel 1956 si apre il cantiere per la costruzione dell’Autostrada del Sole; 755 chilometri da Milano a Napoli completati a tempo di record otto anni dopo, nel 1964. Un miracolo nel miracolo.
Gli Autogrill Pavesi, i Mottagrill e gli Autobar Alemagna iniziano a punteggiare il panorama autostradale con soluzioni architettoniche ardite, forniscono un modello di consumo alimentare innovativo, scandiscono appuntamenti e ritrovi, punteggiano il tempo del viaggio in automobile. Nel 1959 un pranzo in autostrada costava mediamente 750 lire e, soprattutto, forniva un’esperienza del mangiare unica, quasi fantasmagorica, con il cibo offerto com’era, in bella vista e in grande quantità.
Le vecchie testate dedicate all’automobile si rinnovano per adeguarsi ai tempi, nel 1956 arriva in edicola Quattroruote ma, soprattutto, nel 1957 esce la prima edizione italiana della Guida Michelin, vero compendio per il guidatore con distanze chilometriche, piantine stradali, consigli di guida oltre che indirizzi, classificazione per categoria e prezzo di ristoranti ed alberghi. Per lunghi anni il libro rosso – a suo modo anche questo rivoluzionario e forse anche più dell’altro – sarà nelle macchine degli italiani, quasi sempre insieme a una oggi impensabile compagna: la boccetta da viaggio con il brandy , in argento e rivestite in pelle le più belle, alla quale il guidatore poteva ricorrere per trovare conforto e sprint energetico. Altri tempi.
Una macchina da comunità
In produzione fino al 1967, di questo panorama italiano la Fiat 600 Multipla è stata protagonista assoluta. Linea e pensiero innovativo, ne hanno fatto la prima automobile comunitaria, versatile al punto da poter essere utilizzata indifferentemente sia per uso privato che di servizio. Della versione taxi – oggi oggetto collezionistico di culto – ne abbiamo già detto, ma non possiamo sorvolare sulla Multipla arruolata dai Carabinieri o in forza nelle varie Polizie Municipali, ma anche su quelle di servizio alle Olimpiadi romane del 1960 piuttosto che al giro d’Italia. Lasciata ultima non per importanza, ma per il sorriso che strappa, l’immancabile Multipla delle suore, vera leggenda stradale dell’Italia miracolata.
Dante Giacosa, il non sempre ricordato uomo che ha messo in moto gli italiani, probabilmente ne sorride ancora.
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