Aldo Maldera nasce a Milano il 14 ottobre 1953.
Ha iniziato a giocare a pallone con i bianconeri del Cusano Milanino, squadra dell’omonimo paesino dove è nato Giovanni Trapattoni, nella quale militava anche Gabriele “Lele” Oriali, di un anno più grande di lui.
Il calciatore, avendo due fratelli maggiori, Luigi detto Gino ed Attilio Benedetto, rispettivamente più grandi di lui di sette e quattro anni, nati a Corato in provincia di Bari, da dove la famiglia Maldera era emigrata per motivi di lavoro a Milano, venne per questo motivo identificato come Maldera III.
Nato nel Milan
Nel 1963, all’età di dieci anni, entrò a fare parte del settore giovanile del Milan.
Con i rossoneri fece il suo esordio in serie A il 26 marzo 1972 con la maglia numero 10, prima e dopo sempre indossata da Rivera quel giorno indisponibile, nella partita terminata 0-0 in trasferta contro il Mantova. In quella stagione 1971-1972 i meneghini vinsero la Coppa Italia.
La stagione successiva il Milan lo diede in prestito al Bologna per, come si diceva un tempo, fargli fare le ossa. Con i felsinei disputò solo 3 gare per poi rientrare a Milano.
Con i rossoneri rimase poi dal 1973 al 1982 difendendone i colori in 227 partite di campionato, nelle quali mise a segno 30 gol, che lo collocarono tra migliori terzini realizzatori di tutti i tempi.
Con il Milan vinse da protagonista la Coppa Italia 1976-1977, il campionato italiano del 1978- 1979 con allenatore Nils Liedholm e nel 1981-1982 la Coppa Mitropa. Contribuì in maniera determinante alla conquista dello scudetto della Stella realizzando ben 9 gol, preceduto come bomber tra i compagni di squadra solo da Albertino Bigon, che ne siglò 12.
Negli anni milanisti indossò la maglia azzurra della Nazionale in 10 gare. 9 furono le sue presenze nella Nazionale B ed 1 in quella dell’Under 21.
Le qualità di Maldera
Le doti principali del terzino mancino erano la lunga corsa, l’ottima tecnica di base, lo spiccato senso tattico, il tempismo nei suoi interventi difensivi ed il tiro micidiale.
Nils Liedholm, che conosceva bene queste caratteristiche per averlo allenato nel Milan, per la stagione 1982-1983 richiese espressamente l’acquisto di questo cavallone che arava instancabile la fascia sinistra del campo ed il Presidente Dino Viola fu ben lieto di accontentarlo.
Il Barone racconta Maldera
In un’intervista concessa anni dopo a Franco Bovaio, pubblicata sul libro AS Roma Campioni d’Italia 1982/83. Venticinque anni dopo scritto dallo stesso Bovaio, da Fabrizio Grassetti e da Massimo Izzi, il Barone raccontò: “Lo feci acquistare perché lo avevo avuto con me al Milan, nelle due stagioni che si conclusero con la conquista del decimo scudetto, quello della stella. In quella squadra Maldera era un ottimo terzino fluidificante, grande anche in zona gol, tanto che fece nove e dieci reti. Nella mia Roma, invece, gli chiesi di stare molto più attento in copertura, visto che a spingere era soprattutto Nela sull’altra fascia. Maldera, ormai molto esperto, eseguì alla lettera le mie raccomandazioni tattiche, garantendoci un costante equilibrio difensivo. Alla fine, anche quelli che non avevano capito l’importanza del suo acquisto dovettero ricredersi, perché lui, da serio professionista, dimostrò di essere utilissimo alla squadra nonostante l’età non più giovanissima. L’anno dopo fu grande il rammarico di non averlo avuto nella finale della Coppa dei Campioni con il Liverpool, in cui non giocò perché squalificato. Ci mancò un uomo importante in campo e uno dei cinque rigoristi finali”.
Maldera giallorosso
L’esordio di Maldera (che in tutte le stagioni in giallorosso indossò sempre la maglia numero 6, con l’eccezione di Roma-Juventus del 15.4.1984 quando il Barone gli assegnò la numero 10) con la Roma in una gara ufficiale avvenne in Coppa Italia (1° agosto 1982 Spal-Roma 0-1. Rete di Iorio).
Debuttò poi in campionato alla prima giornata (12.9.1982 Cagliari-Roma 1-3. Reti di Faccini, autorete di Loi e rete di Iorio).
In Coppa UEFA segnò la prima rete giallorossa (15.9.1982 Roma-Ipswich 3-0. Autorete di Osman e due reti di Pruzzo). Indimenticabile fu il suo gol su punizione messo a segno nella gara di ritorno.
Il primo gol in campionato lo siglò all’ottava giornata (31.10.1982 Roma-Pisa 3-1. Reti di Tedesco, 2 di Pruzzo, e Maldera).
Questa vittoria fu principalmente merito di Maldera.
Con la Roma in svantaggio di un gol, scrive Izzi sul libro della Newton Compton AS ROMA dalla A alla Z: “… quando le cose si stavano veramente mettendo in modo disperato, Aldo penetra in area e Occhipinti lo abbraccia portandoselo a terra. Calcio di rigore. Pruzzo va sul dischetto e realizza. Non basta, passano 6 minuti ed una sua – di Maldera – fucilata deflagra tra i guanti di Mannini che non trattiene, ancora Pruzzo interviene ed è 2-1. All’86’ poi arriva il calcio di punizione. Maldera catapulta la palla in porta con una violenza selvaggia ed arriva il 3-1”.
In tutte queste prime volte le partite si conclusero con la vittoria dei giallorossi a conferma che Aldo Maldera era un vincente.
La grande stagione 1982-1983
Al termine dell’entusiasmante stagione – scudetto vinto e quarti di finale raggiunti in Coppa Uefa ed in Coppa Italia – le presenze di Maldera furono 26 in campionato su 30, 8 su 8 in Coppa Uefa e 7 su 9 in Coppa Italia.
L’impegno sempre profuso in campo dal calciatore e la sua professionalità, vennero particolarmente apprezzate dai tifosi.
Le sue entrate in scivolate lungo linea, con le quali fermava la corsa degli avversari lanciati a rete, trascinarono poi il pubblico ad entusiastiche ovazioni nei suoi confronti.
La Roma in Coppa dei Campioni
La stagione 1983-1984 vide una Roma stellare impegnata per la prima volta nella vera Coppa dei Campioni, alla quale potevano partecipare solo le vincitrici dei vari campionati nazionali.
L’obiettivo principale dei giallorossi fu quello di vincere la più prestigiosa delle competizioni europee per squadre, con la finale fissata a Roma allo Stadio Olimpico.Per questo traguardo la Roma trascurò un campionato che, dominato all’inizio, avrebbe potuto vincere. Si piazzò, invece, seconda a due punti dalla vincitrice Juventus.
La rabbia dei tifosi giallorossi esplode quando ricordano che in entrambe le ultime due trasferte ad Avellino ed a Palermo (campo neutro per la squalifica del Cibali) contro il Catania, la squadra del cuore, in vantaggio per 2-0, si fece rimontare dalle avversarie.
Il rendimento stagionale di Maldera si confermò altissimo
Nelle 25 gare di campionato violò la rete del Milan (Roma-Milan 3-1. Reti di Battistini, Vincenzi, Maldera e Falcao), Avellino (Roma-Avellino. Reti di Falcao 2, Biagini, Diaz e Maldera).
Il giorno dopo il calciatore, che con la sua rete aveva deciso l’incontro, intervenne alla Befana del Don Orione, organizzata al Bagatto dagli Amici della Roma, rendendo felici i ragazzi dell’Istituto.
E poi, ancora, Catania (Roma-Catania 1-0. Rete di Maldera), Torino (Roma-Torino 2-1. Reti di Maldera, Dossena e Pruzzo), Catania (Catania-Roma 2-2. Reti di Maldera, Chierico, Carnevale, Torrisi).
La maledetta squalifica
Delle 9 partite giocate dalla Roma in Coppa dei Campioni saltò quella giocata a Berlino e purtroppo la finale contro il Liverpool.
Maldera, già diffidato, venne ammonito dall’arbitro francese Vautrot che diresse Roma-Dundee United (3-0 il risultato finale) e conseguentemente fu squalificato. Tutti sono convinti che senza quella maledetta squalifica, che privò la Roma di uno dei giocatori più importanti della sua scacchiera, nonché di un abile tiratore, la Coppa dalle grandi orecchie sarebbe rimasta nella capitale.
La Coppa Italia 1984
Il terzino sinistro con il numero sei sulle spalle, con 11 presenze su 12 partite (fu assente solo in Roma-Reggiana 2-0), ebbe comunque la soddisfazione di vincere nuovamente la Coppa Italia.
La Roma, dopo avere superato nella fase a gironi fuori casa il Rimini (1-3) e l’Arezzo (0-1) ed in casa l’Atalanta (2-0) ed il Padova (4-2. Il gol del 3-1 fu segnato da Maldera), nonché pareggiato a Milano con il Milan (1-1), eliminò agli ottavi la Reggiana (2-0 all’Olimpico e 0-1 a Reggio Emilia), ai quarti il Milan (1-1 a Roma e 1-2 a Milano), nelle semifinali il Torino (1-3 a Torino e 1-0 all’Olimpico) e vinse il doppio incontro di finale con il Verona (1-1 al Bentegodi e 1-0 all’Olimpico).
Le foto con la Coppa appena conquistata in mano, mostrano un Maldera straordinariamente sorridente e felice.
Le ultime stagioni
Nella stagione 1984-1985, al suo terzo anno di Roma il trentunenne Aldone, cominciò a dare dei segni di declino per qualche infortunio subito, mantenendo, comunque, un rendimento medio alto.
Nonostante la filosofia di gioco offensiva del duo Roberto Clagluna e Sven Goran Eriksson, limitò i suoi proverbiali raid d’attacco.
Scese in campo in campionato in 22 partite senza segnare alcun gol. Rimase all’asciutto anche nelle 4 partite giocate nella Coppa delle Coppe e nelle 7 di Coppa Italia.
Maldera, al termine della stagione, dopo avere vinto uno scudetto ed una Coppa Italia ed avere disputato 117 partite ufficiali con 8 reti messe a segno, lasciò la Roma salutato con affetto dalla tifoseria giallorossa, testimone del suo attaccamento alla squadra ed alla Città.
Passato alla Fiorentina, indossò la maglia viola dal 1985 al 1987, cessando poi l’attività agonistica.
L’ultimo saluto
Tornò poi alla Roma come apprezzato allenatore delle giovanili giallorosse, stabilendosi a vivere a Fregene dove il 1° agosto 2012, colpito da un male incurabile, venne a mancare a soli 58 anni.
Al funerale, svoltasi nella cittadina di mare da lui tanto amata, partecipò una folla enorme, che commossa partecipò al dolore dei parenti del caro Aldo.
L’affetto di Francesco Totti e di tutti i tifosi
Dopo il decesso, Francesco Totti sul suo sito scrisse: “Questo primo giorno di agosto ci ha portato una notizia davvero brutta: oggi è venuto a mancare Aldo Maldera. Chi ama il calcio lo conosce bene. È stato un fortissimo uomo di fascia, dotato di corsa, resistenza ma anche di una botta impressionante, potente e precisa. Era uno dei grandi che hanno vinto lo Scudetto nella stagione 82-83 e anche per questo è rimasto nel cuore di tutti a Roma. Ma era soprattutto una gran persona, forte e paziente allo stesso tempo: io lo ricordo perfettamente perché è stato il mio allenatore nelle giovanili. Mi stringo ai suoi cari con tutto l’affetto che posso. Ciao Aldo”.
In seguito il Roma Club Milano, dell’Unione Tifosi Romanisti ha intestato il sodalizio al calciatore.