Montecarlo 1921
su iniziativa di Alice Milliat e Camille Blanc, direttore dell’International Sporting Club de Monaco, nei giardini del casinò di Monte Carlo si svolgono i primi Giochi Femminili Internazionali, organizzati in risposta all’annuncio che il Comitato Olimpico Internazionale non avrebbe incluso gare femminili ai Giochi di Anversa del 1924.
77 atlete provenienti da Francia, Italia, Svizzera, Regno Unito e Norvegia, si contendono titoli e medaglie davanti a un pubblico di alcune migliaia di persone perché cento anni fa lo sport femminile faceva spettacolo, ma non era così scontato.
Parigi 1922.
La scena si ripete.
Il 20 agosto davanti a circa 20.000 persone riunite allo Stade Pershing nel Bois de Vincennes, atlete provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Cecoslovacchia e Francia gareggiano per la prima edizione dei Women’s World Games organizzati dalla Federation Sportive Feminine lnternationale presieduta da Alice Milliat.
Per la prima grande manifestazione di sport al femminile lo stadio è gremito di folla curiosa di vedere le atlete in gara.
L’emozione che si respira è tanta e il solito vociare che segue gli ultimi momenti di una gara si cristallizza per un secondo quando sul podio per i mille metri sale Lucie Brèard, prima grande campionessa di corsa francese.
È una grande vittoria per lei, ma anche per un’altra signora ben vestita che rimane in disparte a guardare la premiazione; è proprio Alice Milliat, che non casualmente sarà detta la Suffragetta dello Sport ed è a lei che dobbiamo la successiva apertura dei Giochi Olimpici alla partecipazione femminile.
Alice Million, vedova Milliat.
Nata quando i diritti femminili erano in gran parte ancora da conquistare, Alice si dedicò fino ai diciotto anni unicamente allo studio e successivamente non nascose che in quel periodo l’idea di praticare sport le risultasse come qualcosa di completamente folle.
Ottenuto un incarico come istitutrice, lasciò Nantes alla volta dell’Inghilterra e lì conobbe Joseph Milliat, francese anche lui, se ne innamorò e lo sposò.
La fortuna non arrise alla coppia; Joseph morì dopo quattro anni e Alice, come pegno di un amore che avrebbe avuto ancora tanto da dire, mantenne il cognome del marito e non si risposò mai più.
Nel periodo inglese Alice iniziò a praticare regolarmente il canottaggio scoprendo un talento che non aveva sospettato e che la portò a gareggiare guadagnandosi titoli solitamente appannaggio di atleti maschi.
Tra questi l’Audax Francais, competizione a tempo sulla lunga distanza ideata nel 1904 da Henry Desgrange, forse più noto per essere stato il primo organizzatore del Tour de France.
Inizialmente pensato come competizione ciclistica, l’Audax venne poi esteso anche ad altre discipline tra le quali, appunto, il canottaggio, per il quale si doveva coprire una distanza di 80 km entro un tempo massimo prestabilito.
L’impegno
Nel 1911 Alice Milliat diventa membro dell’associazione “Fémina Sport” che, con vero spirito di avanguardia, si proponeva di promuovere lo sport femminile, in particolare atletica e danza, andando oltre le ottusità dell’epoca che invece lo osteggiavano.
Inutile dire che non contemplando la possibilità di gare al femminile, al tempo persino la vestizione sportiva era un problema per le donne, costrette ad allenarsi e gareggiare con abiti impropri e ingombranti.
Nel 1919, Alice Milliat venne nominata presidente della Societè Femminine du Sport e, infaticabile nella sua battaglia di emancipazione, si dedica anche ad organizzare manifestazioni sportive al femminile – tornei di calcio, atletica leggera, hockey e basket -, quando, e con concessione pesata, la consuetudine permetteva alle donne di praticare solo il tennis, il nuoto e il pattinaggio sul ghiaccio.
Alice sapeva bene che la sua doveva essere una battaglia prettamente culturale e che ogni manifestazione organizzata avrebbe svolto una funzione di moltiplicatore mediatico.
Women’s World Game
Nel 1921 Alice Milliat decide di prendere di petto il problema della partecipazione femminile alle Olimpiadi, possibilità che il modello decoubertiniano sostanzialmente impediva, intuisce che serve una prova di forza e che l’unica strategia possibile non è quella di contrapporsi, ma quella di prendere una direzione ferma e senza indugi.
Se il Comitato Olimpico non ci vuole, se gli uomini non ci vogliono, noi facciamo a meno di loro, i Giochi ce li facciamo da noi e vediamo come andrà a finire.
Nessuno lo può sapere, ma forse così deve aver pensato Alice quando, sull’esperienza e sul successo dei Giochi Olimpici Femminili di Monaco del 1921, prende atto del divieto del presidente della Federazione Internazionale di Atletica Leggera, Sigfrid Edström, che gli proibisce l’uso del termine Olimpico per i suoi Giochi.
Alice non si scompone e senza avventurarsi in schermaglie legali, trova subito l’alternativa.
I Giochi si sarebbero chiamati Women’s World Game, avrebbero avuto cadenze quadriennale e nessuno li avrebbe potuti impedire.
In parallelo, dopo la prima edizione del 1921, per altri due anni Monte Carlo ospiterà i Giochi Internazional di Atletica Femminile, termine ampio come si usava all’epoca, comprendente diverse discipline, ma depurato della definizione olimpica.
Di fatto, i veri competitor delle Olimpiadi sono i Women’s World Game, la cui prima delle quattro edizioni si svolge a Parigi dal 20 al 23 agosto 1922.
Le medaglie vinte dalle atlete non sono riconosciute dal Comitato Olimpico Internazionale, ma l’evento ebbe una portata mediatica enorme.
Il paragone tra i Giochi voluti da Alice Milliat e quelli del barone de Coubertin fu immediato e, ovviamente, con grande disappunto di quest’ultimo che non faticò ad intuire quanto quell’alternativa femminile fosse un’insidiosa minaccia per il futuro della sua creatura olimpica.
Le altre tre edizioni dei Women’s World Game si sarebbero svolte in Svezia, dal 27 al 29 agosto 1926 presso lo Slottsskogsvallen di Göteborg, poi nel 1930 a Praga e infine nel 1934 a Londra.
Nel frattempo, capito che Alice Milliat non sarebbe mai tornata indietro, il Comitato Olimpico si convinse dell’opportunità di fare una parziale apertura e ai Giochi di Amsterdam del 1928, consentì la partecipazione femminile nelle gare di atletica.
Alice Milliat e il futuro intravisto
La battaglia non era finita, ma la breccia era stata aperta, le mura avevano ceduto, ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo, ma cosa vuoi che sia un po’ di tempo per una vittoria destinata a durare per sempre.
La strada, però, era ancora in salita.
Alice Milliat morì nel 1957 nel più completo anonimato, ma senza aver smesso un solo minuto di combattere per l’emancipazione femminile nello sport.
Come tutte le persone, uomini o donne che siano, che lasciano un’impronta nel corso del tempo e che ne cambiamo la direzione, Alice Milliat è stata una visionaria che ha creduto e combattuto per i suoi sogni.
In tempi di influencer e di regine di semplici apparenze, la storia di Alice Milliat dovrebbe essere studiata a scuola.
In Francia, dal 2016, i suoi valori e i suoi insegnamenti sono custoditi e promossi dalla Fondation Alice Milliat, che si dedica alla promozione dello sport femminile e alla sua visibilità mediatica.
Una buona notizia per tutti