Una piccola grande storia esemplare
Quella di Carlo Galimberti è stata un’avventura umana costellata di riconoscimenti: allori olimpici, titoli europei, primati mondiali, benemerenze, e non solo in ambito sportivo.
Classico esempio di quando fatica, disciplina e generosità, generavano eroi venuti dal nulla.
A rimarcare i suoi meriti agonistici c’è anche una fotografia, un po’ sbiadita ma dal forte valore simbolico: cerimonia inaugurale dei giochi olimpici di Amsterdam del 1928, in secondo piano, la nazionale azzurra pronta per la sfilata con alla testa l’alfiere portabandiera, Carlo Galimberti, scelto per quel ruolo prestigioso proprio per i notevoli risultati conseguiti nella disciplina del sollevamento pesi.
Argentina andata e ritorno
Carlito, come era familiarmente chiamato, nasce il 4 agosto del 1894 a Rosario di Santa Fé in Argentina, da genitori emigranti italiani; terzo di sei fratelli, all’età di tre anni si trasferisce con la famiglia di ritorno a Ospiate, frazione di Bollate, nel milanese.
Già nelle trincee della Grande Guerra, si mette in mostra per lo spirito indomito e il forte senso dell’altruismo, nel corso dei combattimenti è ferito ma resta al fronte. Verrà decorato con la croce al merito.
Nel 1920, si arruola nel corpo dei Vigili del Fuoco, segnalandosi per intraprendenza e coraggio, in particolare durante il terremoto del Vulture del 1930. Nel frattempo, comincia a distinguersi pure in ambito sportivo, nella ginnastica e, soprattutto, nel getto del peso. Atleta dal fisico asciutto e possente, scopre il sollevamento pesi e diventa protagonista assoluto della specialità.
Le quattro Olimpiadi
Nel giro di tre anni, dal 1921 al 1924, passa dai successi nazionali alla medaglia d’oro olimpica, conquistata ai giochi di Parigi nella categoria medi, alzando 492,5 kilogrammi e stabilendo, nella stessa gara, il record mondiale di distensione a due braccia con 97,5 kg e quello di slancio a due braccia con 127 kg.
Una performance straordinaria quella realizzata al Vélodrome d’Hiver, tanto che, in questa eccezionale circostanza, parafrasando Paolo Conte, i “francesi non si incazzano” anzi, restano sbalorditi in un florilegio di “le magnifique athlète, impression profonde“, come recitano le ridondanti cronache dell’epoca: “il magnifico atleta italiano sconfisse largamente ogni avversario, suscitando in tutti profonda ammirazione, sia per la maschia energia, sia per la ferrea volontà di cui diede prova”. Dopo il trionfo parigino non ha più avversari in grado di batterlo. Solo nel 1926 a Ginevra, lo svizzero Aeshmann riesce ad interrompere la sua imbattibilità.
Alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928, si aggiudica la medaglia d’argento, sempre nella categoria medi, sollevando 332,5 kg., battuto dal francese Francois.
Nel successivo quadriennio, il suo rendimento rimane pressoché costante, inanellando titoli italiani a ripetizione, ne ha vinti 18 consecutivamente, 13 nei medi e 5 nei medio massimi. Ottiene due secondi posti ai campionati europei, a Monaco nel 1930 e l’anno successivo in Lussemburgo.
Posto d’onore anche ai giochi a cinque cerchi di Los Angeles del 1932, preceduto dal tedesco Ismair. Nel novembre del 1934, è quarto agli europei di Genova, mentre nel 1936 a Berlino, sua quarta olimpiade disputata all’età di 42 anni, è settimo nella categoria dei pesi medi.
Oltre il limite
Il 28 maggio 1939 Carlo vince a Genova il suo diciottesimo titolo nazionale.
Qualche settimana più tardi, il 10 agosto, conquista la sua ultima medaglia: quella d’argento al valor civile, cadendo nell’adempimento del suo dovere di Vigile del Fuoco, coinvolto nello scoppio di una caldaia in via Morozzo della Rocca a Milano, con lui persero la vita altri due pompieri.
“Armonioso nelle linee, composto nello stile, Galimberti era atleta perfetto”, lo aveva così definito, sulle colonne della Gazzetta dello Sport, il giornalista Luigi Ferrario. “Il suo fisico di atleta non era soltanto bellezza statuaria ma una sorgente di forza generosa per i deboli e lo dimostrò in cento episodi rischiosi. Quante vite debbono a lui la loro esistenza!”, con queste parole lo commemorava alla radio il prefetto Alberto Giombini.
In memoria di Carlo Galimberti il gruppo sportivo Pompieri Milano 1901, ha aggiunto il suo nome nella denominazione societaria. Inoltre, il 17 maggio 2015, il suo nome è stato inserito nella Walk of Fame a Roma, un percorso, che da viale delle Olimpiadi porta allo stadio olimpico, lastricato di mattonelle, ognuna dedicata ai cento atleti che hanno fatto grande lo sport italiano.
Il comune di Bollate, nel 2014, gli ha dedicato il palazzetto dello sport, tributo che si è aggiunto alla intitolazione di una via ad Ospiate, avvenuta nel 1954.
Il 14 settembre 2019, l’amministrazione comunale di Bollate, in collaborazione con la sezione milanese dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco e i commercianti del Centro Storico, ha installato – presso il palazzetto di via Varalli – una nuova targa e un pannello rievocativo della vita del campione eroe.
Carlo Galimberti. Il Cursus Honorum
Olimpiadi
1924 – medaglia d’oro ai giochi di Parigi
1928 – medaglia d’argento ai giochi di Amsterdam
1932 – medaglia d’argento ai giochi di Los Angeles
Campionati europei
1930 Monaco: secondo posto
1931 Lussemburgo: secondo posto
1934 Genova: quarto posto
Campionati italiani
1921- 1939 primo assoluto: 13 titoli nei pesi medi e 5 nei medio-massimi
Primati
16 record italiani nelle categorie medi e medio – massimi
6 record mondiali nella categoria medi
Onorificenze
Medaglia d’oro CONI al valore atletico
Medaglia d’onore Federazione Italiana Lotta Pesi Judo al merito sportivo
Membro d’onore della Federazione Italiana Atletica Pesante
Medaglia d’oro del comune di Milano
Medaglia d’argento al valor civile