Una vita che profuma di leggenda fin dall’inizio.
Gabre Gabric nasce a Imoski, oggi Croazia allora parte dell’Impero austro-ungarico, e viene registrata all’anagrafe come Ljiubica Gabric durante la Prima Guerra Mondiale in un giorno e in un anno imprecisati.
Una leggenda inizia quasi sempre con dei contorni sfocati, ma saranno i suoi primati a renderla reale.
1914 o 1917?
Nel 1923 la piccola Gabre, orfana di madre, si trasferisce con il padre negli Stati Uniti da dove rientreranno quattro anni più tardi.
Fatto sta che tra guerra, spostamenti e devastazioni i suoi documenti andarono perduti, così per molto tempo la sua data di nascita rimase incerta: 1914 o 1917?
Per venire a capo dell’enigma ci volle un’indagine approfondita, al termine della quale gli uffici dell’immigrazione di Ellis Island fornirono la conferma a lungo agognata: 14 ottobre 1914.
La scoperta dello sport
Dopo la trasferta americana, i Gabric si stabiliscono a Zara, in Dalmazia, allora italiana, ed è lì che Gabre conosce l’amore per lo sport che sarà il filo conduttore di tutta la sua esistenza.
Pratica canottaggio, nuoto, tennis, poi un giorno del 1936 è al campo sportivo con i due fratelli Missoni, uno è il futuro atleta e stilista Ottavio che sarà suo amico per tutta la vita, «quando vedo arrivare vicino il disco lanciato da un uomo, a qualche decina di metri da me. Io lo raccolgo e glielo rilancio, mandandolo più lontano possibile».
I presenti sgranano gli occhi: che forza questa ragazza!
Gabre non si ferma più!
Dopo solo tre mesi Gabre Gabric partecipa alle Olimpiadi di Berlino dove si classifica nona. Non si fermerà più.
È sesta agli Europei di Vienna nel 1938. Poi la guerra interrompe ogni attività agonistica.
Nel 1941 si sposa con Alessandro Calvesi, futuro allenatore degli ostacolisti italiani e non solo, da cui avrà due figlie.
Dopo la guerra partecipa agli Europei di Oslo del 1946 e alle Olimpiadi di Londra del 1948.
Quattro volte campionessa italiana nel disco e otto volte primatista nazionale, nel 1942 anche nel getto del peso, chiude la sua stagione agonistica nel 1954, dopo venti anni di prestazioni eclatanti e di rilievo pure nel giavellotto, nel salto in lungo e nel pentathlon.
La seconda vita
Intanto si è stabilita a Brescia, dove fonda, con il marito, l’Atletica Brescia, insegna Educazione fisica e avvia allo sport migliaia di ragazze e ragazzi. Diventa giornalista, scrive sulla Gazzetta dello Sport e altri quotidiani e nel 1960 è capo dell’Ufficio stampa dei Giochi Olimpici di Roma.
La bionda dolcenergica
Grande atleta e donna dallo straordinario fascino, Gianni Brera, sempre immaginifico, conia per lei la definizione di “bionda dolcenergica”, che rende a meraviglia quel mix di forza ed eleganza che la caratterizza.
Senza fare tanti proclami è stata una pioniera e ha ricoperto ruoli dirigenziali all’epoca negati a una donna.
Una sportiva fuori dagli schemi, che ha continuato a gareggiare nonostante la gravidanza, sfidando sé stessa e la società del tempo.
Chi si ferma è perduto
Il suo motto è sempre stato «Chi si ferma è perduto» e lei infatti non si è mai fermata.
Ha continuato a gareggiare anche a novant’anni passati nella categoria Master, stabilendo il record del mondo in tre diverse specialità: peso, disco e giavellotto.
Gabre Gabric è morta a Brescia il 16 dicembre 2015 a 101 anni compiuti.
Ma solo per riprendere fiato.