Napoli è probabilmente l’unica metropoli occidentale senza una seconda squadra di calcio cittadina. Nel corso degli anni varie compagini hanno aspirato, con alterne fortune, a occupare quel posto prestigioso nel cuore dei tifosi partenopei accanto al Napoli: nella prima metà degli anni ’80, a esempio, ci provò il Campania del presidente Antonio Morra Greco e del bomber Orazio Sorbello, senza riuscire, però, ad andare oltre la serie C1.
Ma prima del Campania, e poi delle altre compagini della provincia napoletana (Sorrento, Juve Stabia, Neapolis, Turris, Savoia, Giugliano, etc.), alla fine degli anni ’60 del secolo scorso è l’Internapoli ad accaparrarsi le simpatie dei supporters dal cromosoma azzurro.
In principio fu il CRAL Cirio
Alla morte del suo fondatore, il piemontese Francesco, i vertici della Cirio decidono il trasferimento della famosa ditta omonima di conserve alimentari a San Giovanni a Teduccio, quartiere orientale di Napoli. Le quote azionarie di maggioranza passano alla famiglia Signorini. Emanazione sportiva dell’azienda fu il Dopolavoro Cirio, conosciuto anche come CRAL Cirio. Fondato nel 1935, il CRAL Cirio inizia a farsi largo nelle serie minori dopo aver rilevato il titolo sportivo del Vomero 1909.
Nel secondo dopoguerra la compagine biancoverde è promossa nel girone meridionale della serie C, per poi tornare nei tornei regionali nel 1952. Tra le sue fila passano giocatori di caratura importante: l’ala Gennaro Rambone e il centromediano Rosario Rivellino (entrambi poi giocatori e allenatori del Napoli) e il difensore Peppino Wilson.
La fondazione
Il 30 giugno 1964, due giovani imprenditori vomeresi, Giovanni Proto e Carlo Del Gaudio, fondano l’Internapoli Football Club.
La nuova società rileva il titolo sportivo del CRAL Cirio, riporta la sede al Vomero e si iscrive al campionato di serie D. Obbiettivo dichiarato costruire una squadra fortissima per diventare presto la seconda compagine cittadina. Le partite interne si giocano allo stadio Collana.
Il Vomero e lo stadio Collana
Il Vomero è un quartiere collinare, panoramico, relativamente nuovo, esteticamente molto gradevole e caratteristico, che ha attratto da sempre i professionisti (medici, ingegneri, avvocati, artisti, etc.) e il meglio della borghesia napoletana.
Alla fine degli anni ’20, nel cuore dell’agglomerato urbano fu costruito uno stadio piuttosto capiente, denominato XXVIII Ottobre o, anche, Campo Sportivo del Littorio. Lo stadio ospita saltuariamente alcune partite interne del Napoli, ma durante la stagione 1933-34 ne diventa lo stadio ufficiale. I Mondiali del 1934 si avvicinano e lo stadio Ascarelli deve andare in ristrutturazione. Nel corso della seconda guerra mondiale il Napoli vi torna a giocare solo nel 1942 e per breve tempo. Dopo l’8 settembre 1943, infatti, fu requisito dalla Wehrmacht e utilizzato dalle SS come campo di concentramento dove venivano rinchiusi i napoletani da inviare in Germania. La reazione dei cittadini, sfociata poi nelle quattro giornate di Napoli, tra il 27 e il 30 settembre 1943, portò alla liberazione della città dal giogo nazista ben prima che giungessero in città le forze Alleate. Da allora, il piazzale davanti allo stadio si chiama Piazza Quattro Giornate. Lo stadio, poi, nel 1959 fu intitolato al giornalista sportivo Arturo Collana.
Un decennio memorabile
Nella stagione 1966-67 l’Internapoli dell’allenatore Arnaldo Sentimenti, che era stato anche portiere del Napoli, vince il campionato e guadagna la promozione in Serie C dove fa buona figura. La prima annata nella nuova categoria si chiude con un buon nono posto. Nella stagione 1968-69 la compagine biancazzurra, guidata dal nuovo allenatore, ‘O lione Luís Vinício, e con l’indimenticato Gianni Di Marzio come vice, sfiora la promozione in Serie B, arrivando terzo. In quella stagione si mettono in luce alcuni giovani, tra i quali il centravanti Long John Giorgio Chinaglia e il capitano anglo-napoletano Giuseppe Wilson. I due a fine anno sono ceduti alla Lazio e diventeranno i protagonisti dello storico primo scudetto vinto dalle Aquile nel 1974, guadagnando anche numerose convocazioni con la nazionale italiana. Memorabile lo striscione che inneggiava in quegli anni alla prolifica coppia d’attacco partenopea: “Porro e Chinaglia, Internapoli a mitraglia!”
Sotto i due presidenti, quindi, la squadra del Vomero visse un decennio memorabile, almeno fino al 1973.
I ricordi di Rosario Rivellino
Stava nascendo una sana rivalità in città tra i tifosi della nuova realtà e quelli dello storico Napoli. Una competizione interna che, in realtà, era fatta di supporto reciproco, come ricorda Rosario Rivellino, giocatore dell’Internapoli e prima ancora del Cral Cirio, e poi allenatore delle giovanili del Napoli:“Ricordo che, quando dovevamo scontrarci con le altre squadre campane, i tifosi si riunivano in migliaia fuori lo stadio per darci la giusta carica. Lo stadio del Vomero era un bello stadio, ma erano i tifosi così numerosi che mi rendevano orgoglioso. Il Cral Cirio, l’Internapoli, non erano squadre rivali del Napoli Calcio, erano consorelle.”
Una situazione idilliaca, insomma, soprattutto se paragonata al campanilismo esasperato che vige da sempre in Italia.
Ricorda ancora Rivellino: “A quei tempi all’interno del quartiere si respirava un’aria di rivalsa, dove i cittadini si sentivano appartenenti ai colori bianco azzurri dell’Internapoli. Chiaramente era il Napoli Calcio la squadra più acclamata, anche perché era quella che vinceva di più, e si sa, i tifosi seguono chi porta vittorie… ma il sogno di una seconda squadra stava diventando piano piano una realtà molto solida.”
Il declino
Tuttavia, il sogno della seconda squadra napoletana si rivela presto fallace. Dopo le dolorose cessioni seguono due retrocessioni consecutive che spingono la squadra verso l’anonimato dei dilettanti. Seguono poi le fusioni e gli spostamenti di sede, prima a Pozzuoli, poi al Complesso Kennedy ai Camaldoli e a Marano, fino alla definitiva scomparsa nel 2014.
La rinascita dell’Internapoli
Nella stagione attuale, 2022-’23, una squadra denominata Internapoli è stata iscritta al campionato di prima categoria campana, girone D. A questa compagine auguriamo di ripercorrere le orme della squadra vomerese che fece sensazione circa sessant’anni fa, regalando ai tifosi napoletani il sogno di una seconda squadra che rappresentasse la città con il golfo più bello che c’è.