Nel 1876 John Carter Newton è un uomo realizzato, un self made man in pieno stile stile americano, nato povero e diventato milionario. Uomo di successo nel lavoro, John Carter Newton condivide con Leila Vulte una famiglia felice dove, nel 1876, ultima di quattro sorelle, arriva Joan.
Sono gli anni dell’America ruggente e l’impresa di famiglia è una compagnia ferroviaria, una di quelle che accorciano le grandi distanze del Paese con mostri di ferro affamati di carbone che sputano fumo e fanno un baccano infernale.
Joan cresce in questo clima e seppur la famiglia la destini a un’educazione di stile vittoriano mandandola in collegio, lei, ragazza dinamica e intraprendente, da quei mostri non si lascerà spaventare. Può sembrare incredibile, ma la prima esperienza di Joan Newton con i motori è proprio l’imparare a manovrare uno dei locomotori di famiglia.
Il resto, cose più o meno normali, tipo guidare carrozze trainate da sei cavalli, andare in bicicletta e a cavallo, è poco più che un dettaglio.
La cosa importante, però, è che Joan Newton cresce abituandosi a guardare il mondo da una prospettiva diversa.
Famiglia e motori
Nel 1898, a soli ventidue anni, Joan Newton sposa Andrew Cuneo, ragazzo fortunato, figlio adottivo di un banchiere, con cui avrà due figli: Antonio e Maddalena. Le si prospetta una vita serena, ma l’inquietudine di Joan troverà presto la sua strada.
Anno di svolta per la vita di Joan Newton è il 1902 quando Andrew le regala qualcosa che cambierà profondamente la storia del secolo che si affaccia, ma anche la sua: un’automobile, un modello della Locomobile Company of America, pionieri dell’industria motoristica americana che hanno iniziato a produrre automobili nel 1899.
Joan è entusiasta anche se, a posteriori, in un articolo che scriverà nel gennaio 1914 per la rivista Country Life in America, Joan così parlerà della sua prima automobile “…un mezzo a vapore, con solo lampade a cherosene per illuminare la strada di notte (e che strade!), l’unica catena di trasmissione che scivolava sempre al momento e nel posto sbagliato, con piccole gomme da bicicletta”.
Draghi senza ali
Joan, con le ossa fatte sulle locomotive di famiglia, non ha paura di questi draghi senza ali, deve solo imparare. Sarà Louis Disbrow, un meccanico vicino di casa, a farle da insegnante di guida e mentore.
Fatto è che dietro al volante Joan Newton scopre un mondo, al punto che non solo si chiede con stupore come fosse stato possibile sino ad ora vivere senza, ma decide anche che lei dell’automobile non farà mai più a meno.
Man mano che diventa padrona della guida Joan s’impadronisce della bellezza della velocità – o forse è il demone della velocità a impossessarsi di lei – ed è così che scopre di non sopportare l’essere sorpassata da macchine più veloci della sua. Ben presto la Locomobile non le basta più.
Andrew non ci pensa più di tanto a soddisfare il desiderio della moglie e le regala una più veloce White Steam Tourer che Joan ricorderà così: “nel 1903 passai a una vettura da turismo a vapore per quattro passeggeri, con ingresso posteriore e tetto fisso, cestini laterali sopra il parafango, generatori di carburo per la luce e trasmissione ad albero invece che a catena (…). Non dimenticherò mai la sensazione di guidare quella macchina per la prima volta. Sembrava di maneggiare un enorme traghetto”.
Il futuro per Joan Newton è ancora tutto una sorpresa.
Glidden Tour 1905
Finalmente dopo mesi passati ad allenarsi lungo le strade nei dintorni di casa e nelle piste vuote durante gli orari più improbabili, Joan può dare inizio alla sua carriera di pilota di auto da corsa.
La prima grande competizione a cui partecipa è il Glidden Tour del 1905, un percorso di circa 1,350 miglia (quasi 2.173 chilometri) che si snoda lungo strade accidentate e sterrate da New York a Saint Louis.
Il Glidden Tour è un’importante gara dei National Reliability Runs, circuito di gare promosse dall’American Automobile Association (AAA) e che richiamano piloti da tutta l’America.
Joan trepida all’idea di correre, ma fin da subito il suo tentativo pionieristico sembra dover finire prima ancora di potersi mettere dietro il volante.
Purtroppo c’è un problema.
“Solo gli uomini possono partecipare”
L’American Automobile Association che tanto si spende per spingere l’industria dei motori e la diffusione dell’automobilismo, respinge la richiesta di iscrizione di Joan.
“Solo gli uomini possono partecipare” è l’unica, bofonchiata spiegazione che le viene fornita, accompagnata da uno sguardo di compassione verso Andrew, “povero” marito che ha deciso di assecondare il capriccio della moglie.
Ma Joan Newton, che comunque già è ufficialmente socia dell’AAA, ripresenta nuovamente la sua domanda, redando di suo pugno anche una nota in cui sottolinea come da nessuna parte all’interno delle regole dell’associazione vi sia il divieto esplicito riguardo la partecipazione femminile.
Le prove sono schiaccianti, scritte nero su bianco: Joan, una donna, può partecipare al Glidden Tour, che ai funzionari dell’AAA piaccia o meno.
La prima avventura
11 luglio 1905, New York. Trentatré auto partono velocemente fra il fumo e lo scoppiettare dei motori.
Sono dirette ad ovest e fra queste vi è anche Joan Newton, accompagnata dal marito, da una delle sorelle e dal fedele Louis Disbrow.
L’emozione è palpabile, frastuono e grida del pubblico riempiono l’aria, ma Joan è abituata allo sferragliare dei treni che guidava in gioventù, nulla la distrae.
La giornata è piacevole e procede per il meglio, ma appena le ampie strade della città lasciano il posto a quelle di campagna, cambia tutto.
La sfida ora è maledettamente e completamente diversa.
L’incidente
È appena il secondo giorno di gara quando le cose iniziano a non andare nel verso giusto.
Nel 1905 sulla strade americane può accadere di tutto, anche che il tratto dove passa la corsa veda lavori in corso e che gli operai usino dinamite per ampliare la carreggiata.
Il pilota che precede Joan Newton, probabilmente spaventato da alcune esplosioni poco distanti, decide di fare velocemente retromarcia.
Per evitarlo Joan deve scartare di lato, ma la nacchina finisce in una scarpata e nel torrente che scorre di sotto.
Il mondo si capovolge, il caldo torrido si stempera con lo schiaffo dell’acqua; gli spettatori che assiepati a bordo strada volevano godere il passaggio dei nuovi draghi si precipitano e portano in salvo lei e gli altri passeggeri.
Per fortuna nessuno è ferito e anche la macchina non sembra aver riportato danni che le impediscano di proseguire. Dopo poche miglia, però, arriva la resa senza condizioni: la si ferma e non c’è verso di ripartire.
La prima gara di Joan Newton finisce così, lontanissima dal traguardo, ma niente male come esordio per una ragazza del Massachussets che, proprio da questa prima gara non conclusa, guadagnerà fama, elogi e congratulazioni per il coraggio e la tenacia di cui ha dato prova.
Joan non si ferma più
Gli anni successivi sono un susseguirsi di gare su strade e piste in tutta l’America.
Joan Newton cambia spesso automobili (quella che forse le da più soddisfazione è una Rainier Touring Car che guida per ben due Glidden Tour di seguito) che diventano sempre più veloci e in grado di affrontare le lunghe tratte, non lasciandola più a piedi come nel 1905.
Tra i suoi risultati più importanti vi è (finalmente) il completamento del Glidden Tour nel 1908 con un punteggio perfetto e la stupefacente prova del 1909 durante le gare del Mardi Gras al New Orleans Fair Grounds.
Nonostante gli ottimi risultati, compresa la schiacciante vittoria su numerosi piloti maschi (tranne l’italiano Ralph de Palma), questo sarà l’ultimo evento organizzato dall’AAA cui parteciperà.
1909. Le donne al bando
Nel marzo 1909 le donne saranno ufficialmente bandite da qualsiasi gara automobilistica.
Joan Newton Cuneo non si arrende, lei vuole e deve gareggiare.
Acquista una “Giantess” costruita appositamente per lei (ufficialmente la macchina è una Knox Giant ma in onore suo e dei suoi successi il nome viene modificato) e continua a partecipare a gare ed eventi, pur se non ufficiali, ma sempre in compagnia del suo amico e meccanico Louis Disbrow.
Gare, record e impegno civile
Esempio d’indipendenza ed emancipazione femminile, Joan è anche molto attiva nel reclamare l’impegno statale al miglioramento della rete stradale. Strade spesso in condizioni terribili e che lei ben conosce.
Nell’autunno del 1909 al Good Roads Tour, fra New York e Atlanta, dove, insieme a una carovana di quarantasette auto, copre quasi 1700 chilometri ed entrando nella leggenda delle gare di lunga percorrenza.
Circondata da grandi nomi, fra tutti il campione di baseball Ty Cobb, Joan riesce comunque a catalizzare l’attenzione su di sé. Dopo l’arrivo ad Atlanta, partecipa e vince una gara non ufficiale, completando il percorso di quasi quattro chilometri in poco meno di due minuti.
I giornali del giorno dopo titoleranno: “Cobb superato da una donna pilota. La signora Joan Cuneo si aggiudica facilmente la corsa a cui ha partecipato Ty”.
La vita oltre le ruote
Essere una pilota in grado di domare draghi senza ali non basta a Joan Newton per proteggersi dagli spintoni della vita.
Nel 1914, a quasi quarant’anni, anche a causa dell’esclusione ancora vigente dell’AAA, la sua carriera di pilota si conclude.
Nel 1915 il marito è coinvolto in clamoroso fallimento e, al tempo stesso, la sua storia con una show girl diventa di pubblico dominio.
Joan divorzia, lascia New York e si trasferisce prima nel Vermont e poi in Michigan dove vivrà in relativo anonimato fino al 1934 quando, a soli 56 anni, lascerà per sempre le strade americane partendo per la sua corsa più lunga.
Il talento non ha genere
La vita di Joan, soprattutto se paragonata al momento storico nella quale si svolge, assume contorni quasi eroici.
Joan Newton ha fatto diventare la sua vita spinta al massimo e la sua passione per la guida simboli di indipendenza ed emancipazione.
Soprattutto Joan Newton è stata testimone ed ha affermato una verità che ancora oggi, a volte, fatica a farsi riconoscere: il talento non ha genere, può essere una dote, può essere coltivato, ma praticarlo non può essere un lusso per nessuno.