Nel leggere l’articolo “Pietro Mennea ragazzo del sud senza pista” pubblicato lo scorso 6 agosto, riscontro la riportata dichiarazione, ripresa anche nel titolo, per la quale mio fratello sarebbe stato un atleta del sud “cresciuto senza pista”.
A questo proposito tengo a precisare che non risponde al vero che mio fratello Pietro non aveva la pista, in quanto nel 1967/68 le piste esistenti in Italia, in tutta Italia e quindi anche Barletta, c’erano ed erano composte di asfalto misto a gomma o in terra battuta.
La prima pista in tartan in Italia fu costruita a Viareggio, Stadio dei Pini nel 1969, con un costo per il comune di Viareggio di 85 milioni di vecchie lire: 30 vennero garantiti con un contributo a fondo perduto dalla Fidal, gli altri 55 furono a carico del Comune con un mutuo.
Ne discende che in tutta Italia piste in tartan non esistevano e, come ho detto prima, quelle esistenti, invece, erano solo di asfalto e gomma o in terra battuta. Pertanto la favola che Pietro Mennea non aveva la pista è pura fantasia e non corrisponde al vero.
È corretto dire quindi che mio fratello non aveva una pista in tartan, il cui costo di realizzazione, al tempo, sarebbe stato proibitivo sia per il Comune di Barletta che per la società sportiva per la quale gareggiava.
Tant’è vero che la pista in tartan Pietro la ebbe nel 1980 quando era già campione del mondo e ancor prima aveva realizzato il record del mondo, con il costo della pista a carico della Fidal, allora presieduta da Primo Nebiolo.
Tanto dovevo a precisare i fatti e inquadrare la figura di Pietro Mennea nella realtà vera delle cose che lo hanno riguardato.