Nascere in un Paese di poco più di 900 anime (allora, ora sono molto di meno) e per di più a oltre 700 metri di altezza di una terra, la Liguria, che ha fatto del mare la sua fortuna, sembra quasi un controsenso. Poi nascere il 1° di Aprile sembra quasi uno scherzo e lui di scherzi, ai portieri avversari, ne ha fatti molti.
Parliamo di Roberto Pruzzo, da Crocefieschi in provincia di Genova, nato il 1° aprile 1955, conosciuto in Italia e nel mondo con il nome di Bomber per altri abusato per Lui no!
Forte di testa e non solo
Giocatore non altissimo, 1 metro e 75 ma dal baricentro basso che ne ha fatto uno dei migliori colpitori di testa visti all’Olimpico e dintorni. L’almanacco Panini riporta 1,80 metri di altezza ma nella foto accanto a me, che sono alto 1,71 (senza essere messo su la Panini) si denuncia il suo 1,75.
L’esordio
Il nostro Pruzzo cresce con la maglia del Genoa, con la quale esordisce subito in serie A il 2 dicembre 1973 a 18 anni, 8 mesi e 1 giorno. La partita è Cesena-Genoa terminata 1 a 1. Quell’anno Pruzzo giocò 19 partite senza mai buttarla dentro e il suo Genoa fu ultimo e retrocesso. Peggio di così non poteva cominciare.
Dal primo all’ultimo goal
Nei due successivi campionati ecco il riscatto con tanti gol che riportano i Grifoni in serie A, ed ecco che entra in gioco uno degli scherzi che spesso il destino fa alla storia. Il 3 ottobre 1976 la Roma è di scena a Genova contro la squadra di Pruzzo, la partita termina 2 a 2 ma il primo gol in serie A del Bomber è proprio contro la Roma, come sarà anche il suo ultimo gol, quello che ci fece con la maglia Viola nello spareggio per l’Uefa di Perugia, anno 1989. Su questo ci sarebbe da dire che il gol fu fatto in uno spareggio e quell’anno fu l’unico gol di Pruzzo. Se così è, il suo ultimo gol in serie A è da certificare in quello segnato il 25 ottobre 1987 in Roma Napoli 1 a 1, da romanista.
Torniamo agli inizi con la nostra Roma
Anzalone se ne innamora e lo acquista nella stagione 1978/79 inventandosi i famosi abbonamenti decennali in Monte Mario che permisero di reperire in parte i soldi necessari (1 miliardo e mezzo) per avere il suo tesserino. Al Genoa andò in prestito, in parziale cambio e per una stagione, Bruno Conti che già aveva fatto coppia con Pruzzo nel campionato di serie B in cui Roberto vinse la classifica capocannoniere della B a pari merito con Musiello, altra nostra conoscenza.
L’impatto con l’amore del pubblico Romanista è immediato, subito si crea un rapporto forte che lo accompagnerà per tutta la carriera con la nostra maglia.
Le stagioni esaltanti
Poi, con l’arrivo di Liedholm e il ritorno di Bruno Conti, le stagioni diventarono esaltanti e ricche di successi.
Con la Roma, la vittoria dello scudetto 1983, 4 volte la coppa Italia, senza dimenticare la terribile serata del 30 maggio 1984 della finale di Coppa Campioni persa con il Liverpool. Lui fece gol anche in quella occasione, di testa naturalmente.
È l’unico giocatore Romanista ad aver vinto 3 volte la classifica cannonieri, nel 1981 (18 reti), 1982 (15 reti) e 1986 (19 reti).
Ci sono tante cose da ricordare
È di Pruzzo il gol scudetto segnato a Genova contro i Grifoni nel 1983, è sua la rovesciata che a Torino, l’anno dopo, ci permise di pareggiare all’ultimo secondo per 2 a 2 contro la nostra rivale di quei tempi, la Juventus. Cinque i gol che realizzò nel campionato 1985/86 in una sola partita, quella da noi vinta contro l’Avellino per 5 a 1. Proprio in questo campionato, quello della nostra grande rimonta finita con la sconfitta con il Lecce in casa, Roberto Pruzzo realizza il suo record di marcature, 19 in 24 partite, ancor più importante se si pensa che ne fece solo 2 nel girone di andata.
Nei pochi derby giocati, quelli stavano sempre in B, ha segnato 3 gol, tutti in campionato.
Le corse verso la Sud
Come non ricordare il suo modo di esultare con le corse verso i propri tifosi sorridendo beffardo sotto i baffoni. Lui è stato anche il primo giocatore a togliersi la maglia in segno di giubilo, brandendola ma senza gettarla.
In un racconto di Massimo Izzi, scopriamo il suo iniziale difficile rapporto con Eriksson. Bastò un gesto del mister svedese che gli dette fiducia, lo fece curare in Olanda, e Pruzzo si scatenò nel girone di ritorno, sfiorando il suo secondo titolo.
Ecco i suoi numeri con la maglia giallorossa:
Serie A, 240 presenze e 106 gol, media 0,44.
Coppa Italia, 45 presenze e 20 gol, media 0,44.
Coppa dei Campioni, 7 presenze e 5 gol, media 0,71.
Coppa delle Coppe, 13 presenze e 4 gol, media 0,31.
Coppa Uefa, 6 presenze e 3 gol, media 0,50.
Per un totale, nelle gare ufficiali, di 321 presenze e 138 gol, con una media pari a 0,43 gol per partita! Solo Totti ha fatto più gol di lui.
La Nazionale preclusa
Poca roba in Nazionale, dove ha giocato molto meno di quanto meritasse, vittima del blocco Juventus in voga negli anni 80. Solo sei presenze senza gol con la Nazionale A, tutte mentre giocava con noi.
La Hall of Fame
La sua elezione nei primi 11 della Hall of Fame è giustificata da tante cose. Dai gol fatti, dai trofei vinti, l’aver segnato il gol del secondo scudetto Romanista, dall’amore ricambiato con i tifosi e mettiamoci pure quei 2 segni del destino, l’aver fatto in serie A il suo primo gol e l’ultimo (anche se non valido per le statistiche) contro di noi, in mezzo 10 stagioni indimenticabili.
Bomber sempre uno di noi!
Non tocca il nostro affetto se qualche volta, con parole volatili consegnate all’etere, non ha parlato benissimo della Roma, si deve anche al suo modo di essere un po’ burbero, ligure.
Lode a te Roberto Pruzzo, cantava la Sud.