Ero monello, iperattivo, in moto perpetuo almeno tanto quanto ero poco incline a rispettare le regole.
Per un bambino così lo sport poteva essere l’unica via d’uscita per sottrarsi ad un futuro a tinte fosche, dalla possibilità di affiancarsi a brutte compagnie da adolescente, di finire in qualche giro ai limiti della legalità o peggio.
La mia salvezza è stato il Taekwondo, di cui mi sono innamorato quasi subito.
Avevo quattro anni e ai calci al pallone ho preferito subito altri tipi di calci, quelli che mi hanno permesso con il tempo di canalizzare l’energia verso un percorso costruttivo. Un quotidiano fatto di allenamenti e confronto con altri ragazzi, di impegno e rispetto delle regole, pena la squalifica.
Anche così imparai a disciplinarmi.
Obiettivo Olimpiadi
La creazione e l’inseguimento di un obiettivo è stata la mia salvezza, oltre al mio personale talento per questo sport. Il cammino verso l’obiettivo più grande chiamato Olimpiadi è stato un susseguirsi di episodi, di esperienze e di amicizie importanti.
A 19 anni ho portato a casa il titolo di campione del mondo (primo oro nella storia del taekwondo italiano), fisico alto e longilineo, “killer instinct” e tanta voglia di primeggiare.
Avevo tutto per poter eccellere e sognare i cinque cerchi.
Quel qualcosa in più per migliorare me stesso l’ho ricevuto in dono da un ragazzo speciale.
Fabio
Quando gli impegni diventano più duri e gli allenamenti più faticosi, l’atleta deve superare il ragazzino che è in lui e diventare un uomo: in questo Fabio Lombini, nuotatore azzurro di talento, posso dire che è stato il mio trascinatore.
L’occasione nella quale le nostre strade si sono incrociate è stato il concorso per titoli vinto insieme ad altri otto atleti, che ci ha visti diventare compagni del GS VV.F Fiamme Rosse, nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Fabio l’ho conosciuto alle SCA (Scuole Centrali Antincendi) di Roma.
Nonostante avessimo lezioni del corso di formazione la mattina e tutto il pomeriggio per allenarci, a lui non bastava.
Si svegliava alle 6:00 quando noi ancora dormivamo, si faceva i suoi 5/10 km di nuotata e alle 8:00 era bello fresco sull’attenti per l’alza bandiera che dava inizio alla giornata: per noi “comuni mortali” appena svegli e per lui che sveglio era già da due ore abbondanti.
Il nostro obiettivo era Tokyo, ne parlavamo tanto, ci siamo dati appuntamento lì.
Questo suo impegno oltre il dovuto, oltre il richiesto, ha alzato anche la mia asticella verso un lavoro che ti porta a dare un qualcosa in più mentre gli altri si fermano, mentre chiunque al tuo posto riposerebbe.
Fabio purtroppo l’ho vissuto poco, un maledetto incidente aereo, mentre volava con un ultraleggero. lo ha portato via da questa vita in un assolato pomeriggio di fine maggio.
Tokyo 2020 è solo l’inizio
L’estate non era ancora arrivata ma faceva già caldo in quel brutto giorno.
C’era tutta una vita da vivere ed il sogno olimpico da realizzare insieme.
Decisi in quei momenti che lo avrei realizzato anche per Fabio quel sogno, che a Tokyo in qualunque modo lo avrei portato con me. L’ho vissuto poco ma il suo esempio mi è servito per affrontare al meglio la preparazione a quell’appuntamento per il quale lui lavorava, lavorava e lavorava da anni.
Anche se a Tokyo non è arrivata la medaglia, immagino che mi abbia guardato, che mi abbia sorriso e abbia potuto dire che in quei giorni “era con me”.
Tokyo 2020 in ogni caso non è che l’inizio del sogno.
Mentre tutti si riposano il cammino verso i prossimi impegni sportivi è già iniziato.