Di Achille Lauro è stato detto e scritto di tutto.
Soprattutto, però, Achille Lauro ha fatto di tutto.
Vita eclettica, multiforme, rasente alle regole a volte oltrepassate e altre interpretate in maniera, diciamo così, creativa.
Umanamente vorace, Achille Lauro è stato un protagonista del novecento politico e imprenditoriale italiano.
Di vita lunga, nei suoi 95 anni, il Comandante, anzi ‘O Comandante come si era guadagnato il diritto di farsi chiamare da amici e nemici, è stato uomo che indubbiamente ha lasciato più di un segno.
Una storia nota
Uomo di mare per nascita e vocazione, Lauro supera disgrazie familiari – perde il padre da ragazzo e ne eredita i debiti -, affronta la vita con la forza di chi il mare aperto se lo porta dentro e per lunghi anni diventa il più importante armatore privato italiano.
La politica lo strega; la frequenta, la inventa e lei, di rimando, lo accoglie, gli fa spazio e poi, al momento giusto, prova a distruggerlo più di quanto lui non abbia fatto, forse, con lei.
In qualche modo inventa e anticipa anche l’editoria che dilagherà dagli anni ’80 in poi, quella dell’editore di quotidiani impastato di politica.
Il calcio per Lauro è passione viscerale. Presidente del Napoli dal 1936 al 1969 vivrà di annunci roboanti, di giocatori che fa diventare divi, di partite che diventano battaglie, di attese infinite, di gioie effimere e di una Coppa Italia.
La foto ritrovata
Complessa e articolata la sua storia personale di cui abbiamo fatto sintesi oltre misura, di Achille Lauro vogliamo dire a margine di una sua foto che ci parla da un rotocalco del 1956.
Rotocalco è un sostantivo abbandonato, conviene ricordare che si chiamavano comunemente così le riviste stampate in rotativa che per lunghi decenni, nel mondo ancora non assediato dall’informazione istantanea, sono state uno dei principali strumenti di informazione popolare.
La foto non è attribuita, ma potrebbe facilmente essere una di quelle con cui Riccardo Carbone ci ha restituito cronache di stadio.
Ebbene, la foto di Achille Lauro ci offre uno spunto di riflessione estetica che non vogliamo trascurare.
La partita
È il 16 settembre, siamo al Vomero e si gioca Napoli- Atalanta.
Il Napoli è quello di Amedeo Amadei , di Bruno Pesaola, di Louis Vinicio, ‘o Lione, a Napoli da appena un anno, ma già diventato eroe cittadino.
È la prima giornata di un campionato mediocre che il Napoli finirà con 31 punti e in affollato undicesimo posto in classifica.
Ovviamente è domenica, quel tempo il giorno unico e più atteso della settimana per gli amanti del calcio.
La partita finisce 2-0. Segna Vinicio al 38″ del primo tempo e chiude il risultato Giancarlo Vitali al 65″ del secondo.
Questa è cronaca, ma noi siamo qui per altro.
L’estetica del gesto
‘O Comandante è lì che guarda lontano.
Mano alla fronte per aguzzare la vista e ripararsi da un sole di settembre che ancora abbaglia, Lauro potrebbe sembrare in posa da comandante di una delle sue navi. Il taglio della foto in copertina, però, già tradisce particolari che ce lo portano altrove.
La foto vista per intero ci svela tutto. Achille Lauro è allo stadio.
Lui è il presidente, ma non siede in una qualche tribuna autorità.
Achille Lauro è lì, seduto a bordo campo su un qualche cosa di improvvisato, non una poltroncina, non una sedia, ma un qualcosa che c’era e chissà a cosa doveva mai servire.
Capopopolo come si deve essere sempre pensato e come è anche stato, è davanti ai suoi, in quel momento tifosi che si butterebbero nell’inferno insieme a lui. Neanche fosse Marco Aurelio, l’imperatore amato dai suoi legionari perché mangiava, dormiva e combatteva insieme a loro e come loro.
Scruta ‘O Comandante, vuole che non gli sfugga nulla, manda tutto a memoria, a bagaglio per il futuro, a storia da raccontare.
Oltre moda
Vestirsi è un codice. Rappresenta, introduce, svela, nasconde.
Un codice volubile all’umore e al tempo che marca con forza indelebile.
Eccolo qui Achille Lauro.
Vestito di quello che potrebbe essere un gabardine leggero, ma non abbastanza per non accusare il caldo di quel primo pomeriggio settembrino, ‘O Comandante non ci pensa troppo a tirare i pantaloni sopra le ginocchia. È così che i calzini corti, peraltro anche tramati, irrompono con imperio da protagonisti assoluti stagliandosi tra le gambe nude e mocassini di taglio italiano che tradiscono un’aria stanca di chi deve aver camminato non poco.
Taglio classico il pantalone, alto in vita quasi all’inverosimile, due o forse anche quattro pinces, risvolto come minimo di sei centimetri, passanti bassi per farsi stringere da una cinta fina, alta non più di tre centimetri.
La camicia bianca è a mezza manica e stretta al collo dal nodo scappino di una cravatta chiara.
Alla mano sinistra un mozzicone di sigaretta, forse in gran parte bruciata da sola.
Ecco, nel caso non fosse chiaro, lo sottolineo senza altri indugi: questa è la descrizione di un mondo scomparso.
Il mondo scomparso
Quando ti imbatti in un mondo scomparso e nei suoi indizi, i giudizi sono superflui, accessori non richiesti, tanto per rimanere in tema di abbigliamento.
Del mondo scomparso, la fotografia di Achille Lauro è icona totale che non consente critica, ma solo stupore.
Troppo facile il gusto e il senno di poi.
In questa fotografia c’è Achille Lauro e c’è la Napoli di quegli anni.
A qualcuno potrebbe anche non piacere l’uno o l’altra, ma non è questo il punto.
Bisogna avere anima per entrare dentro quella foto.
Anima ha la stessa radice di animus, che in latino vuol dire coraggio.
Sì, serve anche coraggio per entrare dentro la foto, per riannodare i fili di quello che siamo stati e di quello che abbiamo amato essere.
Senza giudizio né pregiudizio.
Sfiorando l’anima.
…………..
Se vuoi leggere altre storie di Marco Panella clicca qui per acquistare il suo libro