Gli occhi, lo sguardo. Difficile fare sintesi per Anna Magnani, ma quegli occhi e quello sguardo sono ancora unici. Quegli occhi e quello sguardo sono la sua storia, una storia che non nasce affatto facile. Un padre mai conosciuto, una madre che la lascia da piccola a crescere con la nonna e le zie, una scuola che le stava stretta, le galline sulla terrazza di via San Teodoro. Una vita che trova luce seguendo le sue passioni; il canto e la recitazione. Una vita di amori contrastati, intensi perché l’intensità è l’unica cifra della sua vita, l’unico modo per tradurla. L’amore immenso per il figlio Luca, mai riconosciuto dal padre Massimo Serato che abbandonò Anna mentre era incinta. L’amore immenso per il cinema che era in fondo amore per sé stessa. Per Anna il palcoscenico, i set, non erano una vita separata, erano vita e basta e lei, la vita, l’amava visceralmente. L’amore per Roberto Rossellini, probabilmente il più grande, quello che le sarà ancora vicino negli ultimi giorni. Il grande successo, i premi, l’Oscar del ’56, la tristezza che traspariva, ma anche una vitalità irrefrenabile e il suo guardare alla vita come al giorno dopo.
Anna Magnani è ancora immensa, eppure una Roma distratta, maledettamente burocratica e incredibilmente negligente non è riuscita neanche a dedicarle una targa nei luoghi dove è nata, cresciuta e vissuta.
Un giorno spensierato
Sono passati cinquanta anni da quel 26 settembre e oggi in tanti ricordano Anna Magnani.
Lo facciamo anche noi, ma la vogliamo ricordare in un altro giorno di settembre, il 14, e in un altro anno, il 1952.
Quel giorno Anna Magnani era a Modena. O meglio, era all’Aerautodromo di Modena.
Inaugurato nel 1950, era lì che si correva il Gran Premio di Formula 2. Diciotto i piloti in corsa, dieci le scuderie e dodici i piloti al traguardo. Davanti ad Anna Magnani quel giorno correvano i più grandi. Tra loro Luigi Villoresi, che vince su Ferrari 500 F2, ma anche Alberto Ascari, che arriva terzo in tandem con Sergio Sighinolfi, e Nino Farina – il primo campione del mondo di Formula 1 nel 1950 -, ma anche Jean Behra e peccato per Mike Hawthorn che rompe nelle prove.
Una piccola storia
L’immagine che ci offre lo spunto per la storia è un fotogramma tratto da un filmato amatoriale girato da un signore di cui non sappiamo nulla, Enrico Bagni, evidentemente un appassionato di motori armato di cinepresa con la quale avrà raccontato i momenti della sua vita. La bellezza del Gran Premio piuttosto che gite, vacanze e pranzi di famiglia.
Un filmato di memoria spontanea e popolare, preziosamente recuperato e conservato dall’Archivio Nazionale dei Film di Famiglia che ci restituisce la piccola e pressoché sconosciuta storia di una giornata spensierata di Anna Magnani.
Bellissima e spensierata
Del breve filmato abbiamo fermato un attimo, un attimo solo quello con Anna Magnani fissata in una postura dove la ritroviamo tutta. In piedi, attenta, la mano a sostenere la testa, preoccupata e appassionata. Chissà, forse preoccupata nell’istante dell’incidente di Roy Salvadori oppure per Alberto Ascari fermato ai box da un problema alla pressione dell’olio e poi ripartito condividendo la macchina con Sighinolfi. Non possiamo più saperlo.
Quello che sappiamo, però, è che in quell’espressione, in quella postura, c’è tutto quello che ci fa amare Anna Magnani.
Anna Magnani bellissima, che è certo il titolo di uno dei suoi film che apprezziamo di più, ma che è soprattutto lei.
Bellissima e spensierata in un giorno di settembre, non quello della sua morte, ma in un giorno della sua vita felice.
Cinquanta anni dopo, Anna Magnani ci piace ricordarla così.