Immobili, plastici, sfidano tutto il possibile: gravità, orientamento, equilibrio e persino logica. Sono ginnasti. Si allenano per farlo, certo, ma loro sono anche di un altro mondo. La foto è stata scattata a St. Louis nel 1904. Un altro mondo, appunto.
Immobili, plastici, sì, ma non fermatevi alle apparenze, la foto è suggestiva, certo, ma guardate con attenzione e fate caso alla simmetria. Dei sette ginnasti uno, proprio al centro, indossa pantaloni lunghi. Li indossa solo lui. Non è ancora tutto, non staccate lo sguardo, fate attenzione anche alla sua scarpa; è simile, ma non uguale dalle altre. Teneteli a mente questi particolari, saranno utili tra poco. L’uomo con i pantaloni lunghi si chiama George Eyser e questa è la sua storia. La sua straordinaria storia olimpica.
Americani di Germania
Oggi si stima siano oltre quaranta milioni gli americani di discendenza tedesca, pronipoti ed oltre di un flusso migratorio iniziato al tempo delle colonie britanniche, esploso nell’800, proseguito per gran parte del ‘900 con milioni di tedeschi andati a cercare terra, lavoro e fortuna negli Stati Uniti. Una storia loro, una storia nostra. George Eyser era uno di loro. Uno dei tantissimi.
Uno di loro
George Eyser nasce in una lingua di terra che si tuffa tra Mar del Nord e Mar Baltico. Dopo essere stata Regno di Danimarca, nel 1870 la penisola dello Schleswig-Holstein è ancora Regno di Prussia, ma subito dopo, dal 1871, sarà uno Stato dell’Impero tedesco. Schwedeneck è a una ventina di chilometri da Kiel ed è qui che il 31 agosto, nel grigio di un cielo che si confonde con quello del mare, Georg e Auguste Eyser festeggiano la nascita di George. Di quello che accade dopo abbiamo notizie frammentarie, ma con qualche punto fermo. Quello che sappiamo per certo è che la famiglia Eyser emigra negli Stati Uniti; prima tappa Colorado e poi Missouri, St. Louis per l’appunto.
La Concordia Turnverein
Sappiamo poi che George Eyser nel 1884 si iscrive alla Concordia Turnverein Saint Louis, una delle società di ginnastica della città, fondata nel 1875 e ancora oggi attiva. Turnverein è parola tedesca, significa qualcosa di simile a “club di praticanti della ginnastica”. Diffusi in tutti gli Stati Uniti – il primo fu fondato a Cincinnati da fuoriusciti tedeschi dopo i moti del ’48 – i Turnverein promuovono e praticano la filosofia della ginnastica patriottica, offrono anche intrattenimento culturale e diventano circoli di ritrovo per le comunità tedesche a stelle e strisce. L’iscrizione di George alla Concordia potrebbe quindi sembrare la normale storia di un emigrato tedesco. Potrebbe, ma non lo è.
Saint Louis 1904
Atene, seppur macchiata dalla scandalosa iscrizione negata al maratoneta Carlo Airoldi, aveva segnato il ritorno del sogno olimpico. I Giochi di Parigi del 1900 furono un rodaggio di lusso. A Saint Louis, invece, i Giochi arrivano quasi per caso. Inizialmente erano stati assegnati a Chicago, ma proprio quell’anno ricorrevano cento anni da quando Napoleone aveva venduto la Louisiana francese agli Stati Uniti. Per celebrare l’anniversario era stata indetta, proprio a Saint Louis, un’Esposizione Universale. Timorosi che i Giochi avrebbero potuto dirottare il flusso dei visitatori, gli organizzatori fecero fortissime pressioni e l’ebbero vinta. Con il placet del Comitato Olimpico il presidente Roosevelt decretò il cambio di sede e Saint Louis, oltre all’Esposizione, ebbe anche le Olimpiadi. Non fu una scelta felice.
L’Olimpiade controversa
Con un’organizzazione largamente lacunosa e sovrapposta con l’Esposizione Universale, a Saint Louis si svolge l’Olimpiade più lunga della storia. I 651 atleti di dodici Nazioni, ma di fatto quasi tutti americani, gareggiano nell’arco di cinque mesi; inaugurati il primo luglio, i Giochi si conclusero il 23 novembre.
Sicura novità dei Giochi furono le medaglie; fu qui che, per la prima volta, comparvero le medaglie nei tre metalli di merito. Inutile dire che su un monte premi di 300 medaglie, gli americani ne fecero incetta con 236 premiati.
Aneddoto dimenticabile furono poi le “Giornate Antropologiche” che, il 13 e 14 agosto, videro svolgersi sotto l’egida olimpica gare riservate ad atleti considerati di “razza inferiore”, nativi e inuit soprattutto. Vale la pena sottolineare che De Coubertin non andò a Saint Louis e che, a proposito delle Giornate Antropologiche ebbe a dire “Solo negli Stati Uniti avrebbero osato mettere una cosa simile nel programma olimpico. Ma agli americani tutto è permesso”.
Il ginnasta straordinario
Un motivo per ricordare i Giochi del 1904 però lo abbiamo, un motivo con nome e cognome; George Eyser. Nel 1904 George ha 34 anni, età già avanzata per un ginnasta, ma questo è solo un dettaglio. Torniamo alla fotografia, ai pantaloni lunghi e alla scarpa diversa.
Quello che assegna a George Eyser un posto straordinario nella storia olimpica è lì.
I suoi pantaloni sono lunghi e la sua scarpa è diversa perché sotto quei pantaloni e dentro quella scarpa c’è una protesi di legno. Nessuno sa bene quando e dove sia successo, ma la sua gamba sinistra è stata portata via da un incidente ferroviario.
Secondo i parametri contemporanei dovremmo considerare George Eyser un atleta paralimpico, ma nel 1904 tutto questo semplicemente non esisteva.
Nel 1904 George è un atleta tra atleti, un ginnasta tra ginnasti, fa le sue gare e in un solo giorno, il 28 ottobre, vince sei medaglie olimpiche.
George è oro nel volteggio al cavallo, nelle parallele e nella salita alla fune, è argento nel concorso individuale su quattro attrezzi e al cavallo con maniglie ed è bronzo alla sbarra. Il 28 ottobre George e la sua protesi di legno vincono insieme sei medaglie olimpiche gareggiando contro atleti normodotati.
Chi vuole può anche chiamare George Eyser ginnasta paralimpico.
Per noi è semplicemente un ginnasta straordinario.
Dopo Saint Louis
La carriera sportiva di George Eyser non finisce con i Giochi del 1904. Di lui si trovano medaglie alle gare internazionali di Francoforte del 1908 e di Cincinnati del 1909. Poi nulla. Nulla della sua vita, nulla del suo sport. Poi troviamo solo un’altra data e un’altra città: Denver, 6 marzo 1919. È lì e in quel giorno che il ginnasta straordinario inizia a volteggiare per sempre, leggero come è sempre stato, forte come il legno che gli è stato amico e che si portava addosso.