Vai Girardengo, vai grande campione, nessuno ti segue su quello stradone…così canta Francesco De Gregori di Girardengo e di Sante Pollastri, il bandito che cercava giustizia e che trovò la legge. Stessa città di origine, Novi Ligure, qualche anno di differenza, abbastanza per non farli crescere insieme, ma passione comune per il ciclismo che al tempo era spesso impresa eroica.
Un figlio del suo tempo
Famiglia con altri sei fratelli, Costante inizia a lavorare che è poco più di un bambino e non è un lavoro sotto casa. Per andare in acciaieria a Tortona, ogni giorno spinge di pedali per una cinquantina di chilometri. Cinquanta chilometri di gambe, fiato e sogni di un ragazzino. Cinquanta chilometri che gli aprono il futuro.
Dal tragitto verso il lavoro alle prime gare, la pedalata è breve.
Dopo i primi acerbi successi da dilettante, nel 1912 Costante diventa professionista: ha da poco compito 19 anni e davanti ha migliaia di chilometri che lo porteranno ovunque. Soprattutto lo porteranno a essere il primo campionissimo del ciclismo italiano e ad avere, fino al 1936, una carriera che lo farà diventare il simbolo del ciclismo italiano del tempo. Diventato subito Commissario Tecnico della nazionale italiana, il successo di Bartali al Tour del 1938 porta anche la sua firma.
Campione di strada e di pista, contare i successi di Girardengo richiederebbe un trattato, ma dire che ha vinto per nove volte consecutive il campionato italiano, due Giri d’Italia, sei Milano-Sanremo, tre Giri di Lombardia, tre Giri del Piemonte e cinque Milano-Torino è un riepilogo sommario che rende bene l’idea.
Di tutti i successi di Girardengo, oggi ne ricorre uno che a buon titolo è entrato nella leggenda del ciclismo
La Milano-Sanremo è un monumento, lo sappiamo. Un monumento di fatica, di storie, di crampi ai polpacci e allo stomaco, di muscoli e nervi tesi, di fiato che non sai da dove venga. Nel 1926 la primavera entra di domenica. Il 21 marzo 1926, dopo 9 ore e 48 minuti Costante Girardengo taglia il traguardo e sembra l’eroe di una corsa solitaria. Dietro di lui non c’è nessuno. Passeranno sei minuti e 40 secondi prima che Nello Ciaccheri tagli la stessa linea. Un tempo infinito. Un tempo che a Costante sembra sfuggire quando prima è attardato da una foratura e poi da un cambio maglia. Invece no. Costante Girardengo il tempo se lo mangia, recupera chilometri e uomini, recupera e passa, recupera e fugge, recupera e al traguardo di Corso Cavallotti è solo. Solo e immenso. Questo è il suo decimo podio della Milano-Sanremo e la quinta di sei vittorie.
Oggi, nel primo giorno di primavera di 98 anni dopo, Costante Girardengo lo ricordiamo con la suggestione del tratto di Achille Beltrame, artista del racconto per immagini, che per la Domenica del Corriere disegnò la copertina dedicata all’impresa di Costante.
E allora sì, ancora una volta…Vai Girardengo, vai grande campione.