Diano Marina, estate 1962…ero con John Charles, King John, un monumento vivente del calcio, e con il Maestro Giorgio Santiano che ospitò nel locale gestito da mia zia Dina e da lui, la Taverna Fieramosca, un giovane Lucio Battisti che con il gruppo I Campioni si esibiva nella stagione vacanziera.
Insieme a John e ai figli Melvin, Peter e il piccolo David, si giocava a pallone sulla spiaggia dei Bagni Elena, in compagnia anche di Omar Sivori e di Flavio Emoli, detto Cuore Matto per via del cuore che andava un po’ per conto suo.
In pratica ero in vacanza con la Juventus, visti i suoi giocatori che venivano proprio lì, ai Bagni Elena che mi hanno visto crescere nelle estati a Diano Marina, un mio luogo del cuore e di cui non avrei mai immaginato che un giorno, grazie alla mia musica, sarei diventato Cittadino Onorario.
In quegli anni alla Taverna era di casa anche il Maestro Bruno Martino che io, ragazzo, osservavo tutte le sere dietro le quinte, ammirando la bravura e il calore del suo pianismo.
Che strana la vita: anni dopo mi fidanzo con Rossana Casale il cui precedente compagno era Walter Martino, batterista, figlio del Maestro Bruno.
A proposito…il Maestro Giorgio Santiago fu la prima persona, a parte i miei familiari, ad ascoltare la mia prima composizione e a trascriverla su spartito mentre io la suonavo proprio sul piano della Taverna Fieramosca, dove ci incontravamo nel pomeriggio, dopo la spiaggia.
Quella composizione diventò poi il mio secondo album, Tra demonio e santità, giudicata troppo difficile per essere un album di esordio, allora si intitolava È forse vita.
La spiaggia di Diano Marina, anni dopo le pallonate con John Charles, vede poi nascere anche l’amicizia con un altro grande campione, Antonio Cabrini, che si fidanza con Rossana, un’amica della nostra storica compagnia delle vacanze, composta da liguri, lombardi, torinesi, romani e qualche francese.
E oltre al calcio visto e raccontato, c’è anche quello vissuto, il mio, quello giocato spesso nei tornei di calcio organizzati dai numerosi locali e impianti balneari di quel meraviglioso periodo, quando noi dei Bagni Elena vincevamo quasi sempre: eh sì, perché con John che giocava con noi, bastava lanciare una palla alta in area che il Gigante Buono la colpiva di testa e non ne sbagliava una.
In un incontro l’ha anche sbattuta contro la traversa, ma sembrava fatto di gomma, si grattava i capelli per qualche secondo e ripartiva come una locomotiva umana, meglio di Springsteen.
Un pomeriggio, in gita insieme nell’entroterra ligure, ci siamo fermati al ritorno all’Autogrill di Albenga, John adocchia quelle focacce grandi con mozzarella prosciutto e pomodoro e dice al barista: “Please io vuoi quattro di lui” e nel tempo di un nostro cappuccino e cornetto le divora.
Mai più visto qualcosa di simile!
E poi c’era la squadra di calcio del Collegio Rosmini, dove ho studiato per otto anni e dove giocavo come ala sinistra con il numero 11, essendo io mancino a calcio. Tornei irripetibili, avvincenti, tutti giocati sulla rivalità tra studenti interni, cioè noi che vivevamo a Domodossola, e gli esterni, che venivano invece da tutta Italia.
Ho avuto come compagni di banco il Conte Spinola, il nipote dell’avvocato Fresco della Fiat, Alberto Bellipaci, figlio della signora Segre, e Andrea Ghira, che poi sarebbe diventato tristemente famoso per la strage del Circeo.
E poi la musica, che fra poco vedrà uscire la mia cover de La leva calcistica della classe ’68 di Francesco De Gregori per un evento web dedicato a Maradona e alla Città di Napoli.
Nella versione che ho eseguito Piano & Voce, c’è il contributo del Primo Contrabbassista dell’Orchestra Sinfonica del Teatro San Carlo di Napoli, il Maestro Gianni Stocco, oggi caro amico, ma che da ragazzo sbarcava il lunario suonando nei locali di Napoli l’intero Repertorio di “Chi?” di Alberto Fortis, al punto che conosce tutte le mie canzoni e anni fa si è presentato alla selezione di un famoso talent con un mio brano sentendosi dire che era molto bravo, ma troppo simile all’originale.
Da non crederci!
Così come da non credere è il mio primo incontro con De Gregori.
Un giorno, nelle abituali anticamere alla IT, la casa discografica in Via Guido Banti a Roma, in attesa del dottor Micocci un giovane De Gregori mi chiese se avevo piacere di ascoltare i suoi provini, dicendo “Non badare a come sono cantati, non sono i definitivi, ma dimmi se ti piace la scrittura”. Accende il Revox, le bobine girano e dal nastro che scorre sento “E qualcosa rimane, tra le pagine chiare…” stavo ascoltando la genesi di Rimmel.
Tempi di meraviglia artistica e sociale, proprio come lo sport che ci meraviglia sempre, proprio come la mia passione per il calcio e la mia Juventus…sarà forse perché sono cugino di Giampiero Boniperti?
Questo, però, ve lo racconto la prossima volta.
Nel frattempo, che il cielo ci rimandi Arte Vera.