Lo sport ha sempre bisogno di eroi, grandi o meno che siano.
Ci sono eroi con la E maiuscola, annoverati con grandi titoli, interviste fantasmagoriche e fan in delirio; ma ci sono anche eroi che questa fama non la ottengono o, meglio ancora, non la ricercano neanche.
Sono loro le formiche rosse?
Loro sono eroi in quanto sportivi, sportivi in quanto eroi, legati in una dimensione doppia inscindibile.
È soprattutto su questa seconda categoria che la lente d’ingrandimento di Teodoro Lorenzo si posa, restituendola con una narrazione che scorre tra suggestioni ed emozioni e che alla fine ci lascia intendere che proprio le formiche rosse di questa narrazione sono le vere protagoniste.
Personaggi di estrazione, origine e percorsi di vita estremamente differenti si uniscono in un racconto corale di storie di sport. Ogni protagonista agisce nel contesto del proprio sport modificando l’ambiente intorno a sé e venendone modificato, non rimanendo bloccato nel semplice racconto della propria passione per lo sport ma porta la narrazione a un livello successivo, usando la propria passione come veicolo per un fine più alto.
Ad esempio racconti come quello di Tilde, arciera non per scelta ma per profonda necessità, esprimono la forza e costanza richiesti in uno sportivo ma il ruolo della protagonista non viene usato solo come veicolo di un messaggio lineare della bellezza della pratica sportiva ma assume i connotati di un breve poema epico.
L’atleta assume i famosi caratteri del “bello e buono” (il famoso dettame del kalòs kai agathòs greco) contorniati dalla meravigliosa unicità umana che permette al lettore di identificarsi nei personaggi, potendo scegliere fra numerosissime storie quella in cui tuffarsi.
Si avverte, pagina dopo pagina, l’affetto e la passione che l’autore tenta di trasmettere sia nei confronti delle discipline sportive presentate sia rispetto ai singoli soggetti che prendono vita ma non appaiono mai come posti sotto un riflettore che li fa risplendere rispetto al resto; sono uomini e donne similarmente a chi sta leggendo e come tali si muovono con dubbi e paure. Ma ogni volta che s’infilano le scarpe da corsa o si tirano giù la maschera di scherma si tramutano in guerrieri pronti ad affrontare il più grande degli avversari: la paura, di non farcela, di sbagliare, di vedere i propri sforzi cancellati in una manciata di secondi.
Tutto ciò però conferisce alla pratica sportiva un valore ancora più alto, non solo di semplice dimostrazione di abilità e forza, ma campo di prova nei confronti della vita, ampliando i propri spazi oltre il singolo campo sportivo.
Lo sport diviene spesso strumento di riscatto e presenta la possibilità a chi ci si avvicina di trovare un nuovo modo di affrontare i propri demoni, con conseguenze diverse.
Gli atleti possiedono una vista lineare nei confronti delle difficoltà della vita che risultano come nuovi obiettivi da raggiungere e superare, riuscendo ogni volta a far tacere il più grande critico di tutti, pronto all’agguato e al colpo a sorpresa: quello nella propria mente.
Il testo di Teodoro Lorenzo offre, tra le sue pagine, la silenziosa promessa di riscossa e serenità per quegli animi irrequieti, formiche rosse appunto, che si trovano tra le mani una forza e turbamento tali che temono possa farli dirottare verso strade distruttive.
Lo sport, sembra suggerirci Teodoro Lorenzo, salva e viene salvato ogni volta che un nuovo eroe varca la soglia di un ring o segna una stoccata in pedana, convinto che sue saranno le prossime gesta di cui si parlerà.
Impossibile dargli torto
(Le Formiche Rosse di Teodoro Lorenzo, Amazon, 400 pag., 12 euro)