Sappiamo poco, quasi niente. Sappiamo che Mario Benigni amava la moto, la velocità, la sfida. Come Tazio Nuvolari che, prima due ruote poi quattro, ha scritto pagine leggendarie dei motori. Sui circuiti cittadini da nord e sud si sono sfidati. Mantovano uno, Mantova nel destino l’altro. Le mani sporche di grasso e l’odore di benzina. Uno basso di statura, cinquanta chili di ossa e capace di rinascere come il ramarro. L’altro chissà, a noi sembra bello, bellissimo, coraggioso al punto di amare anche quell’ultima curva arrivata troppo presto.
In sella alla Velocette
Velocette è il marchio della Veloce Limited di Birmingham, Inghilterra utilizzato per la sua produzione motociclistica. John Taylor comincia nel 1890 assemblando biciclette, poi passa a fornire telai per moto infine si mette in proprio, la prima monocilindrica due tempi è del 1913. Sulla Velocette 350cc., credo modello KTT, corre Mario Benigni di cui so quasi nulla. Mario vive da protagonista il campionato italiano 1936 di categoria. Sono tre prove: Coppa del Mare di Livorno, Coppa Acerbo di Pescara e Circuito di Arona. Tre vincitori: Albino Milani e Guido Cerato in sella alla più competitiva Norton, di dove se non Birmingham, e Guglielmo Sandri con la bolognesissima M.M.
Mario sfida i migliori
Mario è vicino ai più accreditati rivali, chiude quarto nella classifica finale che somma i punti raccolti nei vari piazzamenti. Ha 21 anni, il futuro sportivo gli appartiene. Che si possa vincere con l’outsider Velocette lo ha dimostrato Mario Ghersi che, nel 1930, indica la via mettendosi spesso dietro la Bianchi di tal Tazio Nuvolari che, da lì a breve, scriverà pagine di storia e leggenda dei motori come nessuno mai. Targa Florio, Redipuglia e circuito del Tigullio, il genovese Ghersi è l’esempio da seguire, la 350 è il trampolino giusto per arrivare chissà dove. Non solo “Nivola“, campione 1926, sulla cilindrata media vince anche Achille Varzi, tre anni prima con la Garelli.
La Milizia Nazionale della Strada
Non so come mai Mario Benigni nasce nel lontano Connecticut, una cittadina Derby dove, ad inizio secolo scorso, si fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Nasce nell’anno della nostra entrata in guerra e l’emigrazione negli USA è oramai avviata da parecchio, più di trenta anni. Siamo noi la comunità più numerosa dopo i polacchi, più bravi a trovare lavoro nell’azienda del tram elettrico. Non so come e quando torna a casa, con quel cognome tra Umbria e Toscana, di sicuro animato dalla passione per il motore. So che fa una scelta, quella della Milizia Nazionale della Strada. So che finisce tutto maledettamente presto, 1937, correndo in gara sulle strade di Mantova, la città di Nuvolari, dannunziano mantovano volante. Destinato, scritto evidentemente, ad inseguire il mito per anticiparlo ma non come nel sogno di ragazzo.
L’eterno riposo
Ora che le testimonianze sono evaporate, possiamo solo sentire il rombo della moto e consumare la manopola dell’acceleratore rispettando l’eterno riposo e le parole, scolpite nella pietra, dei suoi familiari, camerati della milizia ed amici: “Qui riposa Mario Benigni campione della Milizia della Strada caduto a 22 anni vittima di tragico incidente di corsa“. Di passione si vive e qualche volta fino in fondo. (Roma, cimitero monumentale Verano).