Lo sport è pieno di storie commoventi, talvolta avvincenti, di atleti talmente poveri da non potersi neppure permettere l’attrezzatura regolamentare per gareggiare, eppure talmente forti, e determinati, da riuscire a battere avversari meglio allenati, meglio equipaggiati e, soprattutto, meglio nutriti. Nella Maratona olimpica di Roma, per esempio, brillò la stella di Abebe Bikila, l’atleta degli altipiani etiopi che sconfisse tutti correndo a piedi nudi (ce ne siamo occupati qui…).
Ma qualche anno prima, esattamente nel 1952, a un’altra maratona, quella di Boston, andò in scena una storia molto simile, e non meno affascinante. Protagonista fu il guatemalteco Mateo Flores.
Un’infanzia difficile
Doroteo Guamuch Flores, meglio conosciuto come Mateo Flores, nacque l’11 febbraio 1922 nel municipio guatemalteco di Mixco, antica città Maya (Mixco significa posto delle nuvole in lingua Maya) a circa 15 chilometri dalla capitale. Figlio di due agricoltori molto poveri, il ragazzo, che non andò mai a scuola per poter aiutare i genitori nei campi, cominciò ad appassionarsi alla corsa di lunga distanza fin da piccolo: gli piaceva correre a piedi scalzi tra i resti di quella civiltà così affascinante e così lontana nel tempo, della quale era lui stesso un discendente. Gli allenamenti diventarono più seri a 16 anni. Si alzava la mattina alle 4 per andare a correre e, dopo una giornata intensa di lavoro, la sera andava di nuovo a correre. La sua alimentazione? Riso, fagioli, frittata e peperoncino, come ricordò lui stesso: “Comía lo que Dios me daba. Mi dieta siempre fue de arroz, frijoles, tortilla y chile.”
Le prime vittorie
E i risultati di questa vita massacrante non si fecero attendere. Nel 1943, infatti, trionfò nella mezza Maratona intitolata a Maz Tott, correndo scalzo. Nei dieci anni successivi la vinse altre 5 volte. Nel 1946 si aggiudicò l’argento nella mezza maratona e nei 5000 metri piani nei Giochi Centroamericani e del Caribe che si tennero a Barranquilla, in Colombia.
Le vittorie aumentano
Quattro anni dopo, nei Giochi Centroamericani disputatisi proprio a casa sua, in Guatemala, nel 1950, vinse l’oro nella mezza maratona. Nei Giochi in Messico, nel ’54, conquistò l’argento nei 10.000 metri e ben 2 ori, rispettivamente nella maratona e nei 5.000 metri. L’anno successivo, nei Giochi Panamericani del ’55, trionfò nella maratona.
Il suo capolavoro
Ma la vittoria più eclatante ottenuta da Mateo Flores fu senz’altro la Maratona di Boston nel 1952. L’allora trentenne trionfò contro 155 atleti ben più famosi di lui con il tempo di 2 ore, 31 minuti e 53 secondi, battendo di quasi 5 minuti il secondo classificato. La particolarità di quella corsa fu che Mateo gareggiò con i mocassini di cuoio con cui era arrivato in Massachussets il giorno prima. Non poteva permettersi le scarpette da corsa, e quelle erano le uniche calzature che possedeva.
Il riconoscimento in patria
Mateo diventò un eroe per il suo popolo. Per aver portato in alto a livello internazionale il nome e la bandiera del Guatemala, il governo del suo paese decise di intitolargli il nuovissimo Estadio de la Revolución. Inoltre, gli fu concesso l’Ordine del Quetzal, l’onorificenza più alta del paese. Ciononostante, continuò a fare lavori umili per guadagnarsi da vivere. Fece il caddy nel Mayan Golf Club di Cità del Guatemala, il muratore, perfino l’operaio in una fabbrica di tessuti.
Il ritiro e la morte
Mateo si ritirò dall’agonismo nel 1957 a causa di uno sfortunato incidente in motorino. Un cane gli attraversò improvvisamente la strada e lui, per schivarlo, cadde rovinosamente a terra rompendosi un ginocchio. Con lui c’erano anche i suoi due figli, che rimasero illesi. Nel 1995, infine, le sue condizioni di salute peggiorarono. Da anni combatteva con gravi danni ai polmoni. L’11 agosto 2011, a 89 anni, Mateo Flores ci lasciava.
Il mistero del nome cambiato
Come si diceva all’inizio, l’atleta si chiamava in realtà Doroteo Guamuch. Perché, allora, tutti lo conoscevano come Mateo Flores? A fare chiarezza su questo mistero fu Michael Grossi, giornalista del Boston Globe, che nel suo coccodrillo per la morte dell’atleta spiegò che i giornalisti statunitensi ebbero problemi a pronunciare e scrivere il suo nome e cognome, così decisero di rinominarlo Mateo, seguito dal più facile cognome materno Flores.
Da oggi, ogni volta che vi faranno male i piedi, ricordatevi di Mateo Flores, l’atleta guatemalteco che nel 1952 vinse a sorpresa la maratona di Boston surclassando atleti professionisti, meglio allenati, equipaggiati e nutriti, indossando l’unico paio di scarpe che aveva, dei semplici mocassini di cuoio.
E gli cambiarono pure il nome!