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Raffaele Lauro. Il comandante dell’Elettra

Raffaele Lauro, a lungo comandante dell'Elettra di Guglielmo Marconi. Uomo di mare di una volta, il suo ritratto ci è restituito da un articolo pubblicato sul Notiziario del Centro Studi e Tradizioni Nautiche della Lega Navale n.90 del febbraio 2020
Raffaele Lauro Elettra

Seguo sempre con interesse il notiziario del CSTN. Nel numero 87 del dicembre 2019 mi ha fatto molto giacere la ripubblicazione dell’articolo (anno 1929) di Piero Girace che visitò lo yacht Elettra di Guglielmo Marconi, guidato nella visita dal Comandante della Nave Raffaele Lauro.
Io conobbi l’Ammiraglio Lauro nell’estate 1958 a villa Scinicariello in cima alla punta di Scutolo che chiude la rada di Sorrento. Ero in licenza dal mio primo imbarco sulla corvetta Alcione, nave di Squadra costruita nel cantiere di Castellammare di Stabia. Andai a trovarlo accompagnato da mia zia Pia Starace Guadagnino professoressa di francese al Nautico di Sorrento e da mia madre Antonietta Starace Angrisano. L’ammiraglio era un amico della famiglia Starace, ci accolse con la cortesia e la gentilezza che contraddistinguono i marinai di Meta e gli ufficiali di Marina. Mi parlò con gran benevolenza, io gli raccontai della Marina del 1958 e lui dei suoi imbarchi.

Una vita di mare

Raffaele Lauro era stato comandante dell’Elettra di Marconi, del piroscafo Barletta e del vecchio Palinuro. Di quest’ultimo mi disse che era molto manovriero tanto da consentirgli di ormeggiarlo di punta a Cagliari eseguendo tutta la manovra a vela. Mi ripetè gli ordini di quella manovra comandando di venire all’orza e poi di prendere a collo con calma; la sua voce dall’accento di Meta mi risultava familiare. Fu una conversazione piacevolissima e fu la prima e l’ultima. Un infarto se lo portò via il 5 agosto 1959.

Albun di famiglia

Copio ora quanto mia zia Pia Starace e sua cugina Etta Starace Jerome hanno scritto su Raffaele Lauro nel loro libro “Album di Famiglia”.

Nel 1919 Guglielmo Marconi aveva deciso di comprare uno yacht che facilitasse i suoi spostamenti per favorire gli esperimenti della sua invenzione. La scelta cadde sul Rovenska costruito per l’arciduchessa d’Austria Maria Teresa e poi requisito durante la prima guerra mondiale dall’Ammiragliato britannico che intendeva trasformarlo in un dragamine. Marconi gli cambiò il nome in Elettra e si dedicò tutto a questa sua nuova creatura. Aveva bisogno di un Comandante che assumesse la responsabilità dell’allestimento e del reclutamento dell’equipaggio. Scrive Vincenzo Guarino: si rivolse a Thaon de Revel che gli fece il nome di Raffaele Lauro ottimo ufficiale, ottimo Comandante ma dal carattere un po’ troppo autoritario.

Raffaele Lauro era nato a Meta di Sorrento il 4 febbraio 1S77 da Raffaele Lauro e da Rosa Savarese, cugina per parte materna del nostro nonno Michele Starace (mio bisnonno materno) dunque discendente del ceppo Starace armatori di Vico Equense. Allievo dell’Accademia Navale a Livorno ne usciva nel 1896 col grado di guardiamarina e, dopo numerosi incarichi fra i quali imbarco sull’incrociatore Garibaldi (1903-1905) e sull’Anteo nave recupero sommergibili soprannominato “O’ Ranciofellone”, Lauro col grado di Tenente di Vascello imbarcò su nave Orsa come Comandante dal 1912 al 1914 meritando la medaglia di bronzo per l’azione di Zaretina.

 Nel 1919, col grado di Capitano di Fregata, Lauro chiese di passare in ausiliaria ed in tale posizione, nel 1927 fu promosso Capitano di Vascello. Fu questo il periodo del comando dell’Elettra. Il Ministero della Marina, essendo la nave civile, non lo riporta ma il periodo del comando è certamente compreso fra il 1920 ed il 1935. Ne è testimone Degna Paresce Marconi nel suo bellissimo libro “Marconi mio padre”: “Quando mio padre cominciò a portarci a bordo, noi bambini imparammo ad adorare il Capitano Lauro, anche se era severo con noi. Durante le manovre di uscita e di rientro in porto, non esitava a cacciarci dalla plancia. Lo stesso trattamento lo inflisse perentoriamente a mio zio Noél, Generale di Brigata che, dopo uno scoppio di indignazione, obbedì docilmente all’ordine”.

Nato a Meta, come abbiamo detto, non fa meraviglia che i trentuno membri dell’equipaggio, tutti scelti da Lauro, fossero napoletani e, in maggior parte della penisola sorrentina. Né fa meraviglia che il porto di ormeggio invernale fosse quello di Castellammare di Stabia. Ormeggio accanto ai Magazzini Generali. Se il tempo minacciava il Comandante Lauro tornava a Castellammare da Meta e, potendo, saliva lentamente a Villa Starace per trascorrere la serata con noi.

Alto, longilineo, sempre elegante e simpatico, così come sull’Elettra aveva conquistato i bambini Marconi, così aveva entusiasmato tutti noi. La sua conversazione, dalla cadenza tipica meterese, incantava ed interessava: gli argomenti preferiti la caccia, Marconi e la navigazione. Ancora oggi nella sua casa di via Gradella a Meta si ritrovano i cimeli di quell’appassionato cacciatore custoditi dalla fedele nipote Rosella (ci si riferisce qui il 1990 anno di pubblicazione dell ‘Album di famiglia).

Marconi assecondava l’entusiasmo venatorio del suo Comandante. Scrive ancora la figlia: “Sostammo due giorni nelle isole Tremiti per accontentare il Comandante Lauro appassionato cacciatore. Mio padre non amava praticare la caccia, ma colse l’occasione per nuove passeggiate in quelle splendide isole”.  E a villa Starace non mancavano gli appassionati: il nonno Michele, il figlio Giorgio ed i nipoti. A loro si univa un nostro carissimo amico: il   sorrentino Don Peppino Cozzolino.

A volte il Comandante Lauro rimaneva a cena, cene che venivano ricambiate a bordo dell’Elettra. Io ricordo ancora l’emozione che provavo affacciandomi nella sala radio dove fui presentata a Biagi, il radiotelegrafista della tenda rossa della sfortunata spedizione di Nobile al Polo Nord. Parlando di Marconi, l’Ammiraglio Lauro era estremamente discreto e delicato ma ritornava volentieri su un episodio che raccontava così: “Partiti dalle Azzorre per l’Inghilterra ci imbattemmo in una tempesta: vento di libecci: onde grigie, vere muraglie d’acqua. Marconi, che non soffriva il mal di mare si dirigeva verso poppa. In quel preciso istante un’ondata paurosa investiva la nave che sbandava proprio sul lato dov’era il Senatore. Mi precipito dalla plancia, continua il Comandante, tutta la murata era sott’acqua. Marconi era immerso fino alla cintola e si aggrappava per salvarsi. Mi lancio, l’afferro ed aspetto che la nave si raddrizzi. Quei secondi mi parvero eterni. Dopo lo accompagnai giù di sotto e gli gridai: mi faccia il piacere Lei di non uscire più, farò chiudere la sua porta a chiave. Marconi non disse una parola, mogio mogio entrò in cabina e da quel momento non uscì più. Quando potè ritornare in coperta mi disse brontolane:Eh si, me lo aveva avvisato Thaon de Revel che lei aveva un caratterino…! Ed io di rimando: Senatò, ma Lei ci pensa che cosa sarebbe successo se fosse finito in mare? Se l’immagina questa scena: io che annuncio al mondo intero, con la sua radio: Attenzione! Attenzione! Qui è il Comandante dell’Elettra che vi parla…Aggio perdut ’a Marconi p ‘a via!

Raffaele Lauro Elettra

 Eccetto questo raro episodio, i rapporti fra Marconi ed il suo Comandante furono sempre improntati alla più grande cordialità. Talvolta, passeggiando a braccetto sul ponte, Marconi faceva a Lauro le sue confidenze e, quasi per incoraggiare quello scapolone impenitente: “Comandante, senza la moglietta la felicità non è perfetta”. E infatti, il 12 giugno 1927 in Campidoglio, dopo l’annullamento del primo matrimonio, Guglielmo Marconi sposò in seconde nozze la Marchesa Cristina Bezzi Scala, e questo matrimonio fu fatale al nostro Comandante.

Uno dei punti di maggior dissenso con la nuova Signora Marconi era il modo come Lauro conduceva la nave con un certo “suo gusto a tagliare le onde”. Egli infatti non prevedeva impedimenti neanche quando doveva attraversare l’Oceano in tempesta con una nave indubbiamente troppo piccola per simili imprese. E la Signora disapprovava, Ma, commenta ancora Degna Paresce Marconi, è verosimile che Cristina volesse essere il centro della nuova vita di suo marito e desiderasse che tutti i ricordi del passato fossero spazzati via. Né eravamo noi ragazzi le sole vittime di quella, che se la mia ipotesi è giusta, potrei solo definire un’ossessione.

Il Comandante Lauro fu congedato dall’ Elettra sulla quale aveva servito impeccabilmente per tanto tempo. L’equipaggio al completo seguì il suo Comandante. Lauro fu richiamato in servizio dalla Marina Militare nel 1935 1937. Gli fu affidato il comando del Barletta e, durante un bombardamento aereo, mentre la nave era all’ormeggio nel porto di Palma di Maiorca, fu ferito alle gambe e ricoverato all’ospedale della Marina di La Spezia.

Il mio ricordo

La madre di chi copia e redige queste note, Tonia Starace Angrisano, moglie del Ten. Col. Armi Navali Guido Angrisano, Vice Direttore di Marinarmi La Spezia andava spesso a trovarlo in ospedale e lui scherzosamente la chiamava la mia infermiera. Guarito, Lauro fu promosso Contrammiraglio il 3 giugno 1938 ed andò definitivamente a riposo. Di quell’incontro con lui, che ebbi da guardiamarina nel 1958, ho il ricordo di un gentiluomo d’altri tempi e di un solido marinaio della penisola di Sorrento. Un bellissimo rappresentante di una tradizione che vige ancor oggi di bravi marinai e comandanti italiani che è facile incontrare sulle navi da carico e da crociera che girano per i mari del mondo.

Elettra non è stata preservata interamente.

Ci sono pezzi di essa in giro per i musei. Il motore è nel museo navale di Venezia. Altri cimeli dell’Elettra erano a Trieste. Lì c’era anche il suo albero che fu recuperato e messo nel piazzale dell’Accademia Marittima Internazionale di Trieste. Accademia sorta per iniziativa del Governo Italiano che stabilì un accordo con la International Maritime Organization (Agenzia specializzata delle Nazioni Unite). In tale accademia ai corsi afferenti alla SOLAS si aggiunsero, come parte della SOLAS stessa, quelli di idrografia. Era il 1989, quando fu fatto l’accordo con l’IMO, io ero direttore dell’Istituto Idrografico della Marina e mi adoperai affinché tali corsi iniziassero e continuassero. Cosa che seguii incoraggiando come Direttore e poi Presidente della Organizzazione Idrografica Intemazionale (IHO) basata a Monaco. Ora l’Accademia, mal gestita dagli amministratori locali, non esiste più. Ma questa è un’altra storia. Non so nemmeno se l’albero dell’Elettra sia ancora lì.

Nota

Mia zia (sorella di mia madre) Pia Starace Guadagnino è morta dieci anni fa, il marito anche lui insegnante la precedette. Fu un’appassionata insegnante di francese e forse qualcuno dei suoi allievi del Nautico di Sorrento la ricorda ancora. Non ebbe figli ma era sempre accanto a noi nipoti. Cucinava benissimo. L’altra mia zia (cugina di mia madre), coautrice del libro di cui ho copiato l’80% di questa nota, Etta Starace Jerome, eri stata crocerossina durante gli assedi e riconquiste di Tobruk in Nord Africa. Poi sposò Arnold Jerome (colonnello dell’Intelligence USA durante l’occupazione alleata) ed andò a vivere ad Elmara (NY) dove il marito diresse con grande bravura l’ospedale cittadino. Neanche lei ebbe figli. Anche lei ed il marito sono morti da tempo.

 

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L’articolo è stato pubblicato per la prima volta sul numero 90/2020

del Notiziario del Centro Studi Tradizioni Nautichedella Lega Navale Italiana

 

 

Giuseppe Angrisano ammiraglio, già Direttore dell’Istituto Idrografico della Marina

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