Il golf per l’inclusione sociale
Senso di libertà, vita all’aria aperta e socialità, sono i tre aspetti messi in evidenza dai partecipanti al corso di golf Liberi di sbagliare, il progetto ideato dal maestro Riccardo Valeri nell’ambito di un’iniziativa di inclusione sociale per persone con disabilità visiva in collaborazione con il Sant’Alessio – Margherita di Savoia, che mette le sue competenze al servizio in tutti quegli ambiti in cui i disabili visivi possono dimostrare le loro potenzialità.
Sabrina, una bella signora bionda sulla cinquantina, è una degli allievi del corso e ci racconta: “da quando ho perso la vista mi sento dipendente da mio marito e dalle altre persone a me vicine per fare – quasi – tutto. Il golf invece mi ha regalato un senso di libertà che mi fa stare bene”.
“Il golf è uno sport democratico – racconta il maestro Valeri. Chiunque arrivi al campo e abbia voglia di imparare a giocare, sia questa una persona con disabilità visiva sia senza, si trova di fronte alla stessa difficoltà, che è quella di riuscire a colpire la pallina”.
Liberi di sbagliare
Partito a inizio luglio, Liberi di sbagliare coinvolge al momento sei allievi di tutte le età, che con l’aiuto di un sonar posizionato vicino alla bandiera del campo scuola, riescono a orientare la propria direzione per poi colpire la pallina con la mazza che hanno in dotazione.
Alessandro Maria, il più giovane tra i partecipanti al corso solo dopo suo fratello Flavio Maria, ci racconta che per lui giocare a golf è un modo bellissimo per svagarsi, un modo che gli permette di distrarsi dalla routine quotidiana fatta di scuola e di conservatorio: “il golf mi da un senso di tranquillità, come se riuscissi a gestire le cose. Questo sport si basa più sul fare che sul pensare, cioè più sul come colpire la palla che sul colpirla direttamente, come ci sta insegnando il nostro maestro”.
“Non c’è nessuna differenza nell’insegnare il golf a chi vede o a chi non vede – continua Valeri. Anzi, uno dei tanti allenamenti per far capire al giocatore alcuni movimenti del corpo è quello di fargli chiudere gli occhi, perché così stacca immediatamente la parte visiva e deve concentrarsi solo su quella motoria. Da quel momento in poi i giocatori diventano uguali, perché faranno gli stessi identici errori di chi vede. Nel golf si gioca tutti insieme grazie all’handicap di gioco, termine tecnico che nulla ha a che vedere con una qualsivoglia disabilità. Chi è molto bravo può giocare con chi, per esempio, è principiante perché quest’ultimo avrà degli aiuti, ossia colpi in più necessari per mettere tutti nelle stesse condizioni di partenza”.
“Il movimento del golf, così leggero, dà un’emozione molto forte quando impatto la palla – racconta Stefano. Colpire senza guardare è un’emozione fantastica. Il mio sogno oggi è quello di poter imparare a giocare bene, e poter viaggiare nel mondo su tutti i green”.
“Quando gioco a golf è come se mi dimenticassi di essere disabile – racconta Aldo, 63 anni, che ha perso la vista pochi anni fa. È andata come è andata, non ha senso stare sul divano. Uscire di casa, venire al campo e prendere in mano un bastone, ti fa stare bene”.
Ileana Bruffa è l’operatrice del S. Alessio di orientamento e mobilità che segue da vicino il progetto, e collabora col maestro Valeri per insegnare agli allievi qual è il miglior posizionamento -direzionale e di valutazione- rispetto alla pallina da colpire e alla buca da centrare. “Ho creduto in questa esperienza, ho provato, e ho visto che è fattibile. Una volta che i giocatori hanno imparato qual è la distanza della buca, e quindi la forza da imprimere al colpo sentendo il suono del sonar, possono fare da soli”.
Fabrizio, quasi 50 anni, non è il solo a sottolineare quanto, prima di partecipare a questo corso, pensasse al golf come uno sport elitario e di nicchia. “La cosa che più apprezzo di questa esperienza è il fatto di essere riuscito a fare qualcosa che pensavo essere al di fuori delle mie possibilità, e la libertà che ne consegue”.
Il golf solidale
Il corso si svolge presso il Circolo Golf Casal Palocco, che mette a disposizione dei partecipanti le sue strutture a titolo interamente gratuito, e riceve il contributo del Rotary Club Ostia, che si è fatto carico delle iscrizioni dei sei partecipanti alla Federazione Italiana Golf e della fornitura delle divise da gioco.
“Siamo molto contenti e orgogliosi di poter contribuire ad un progetto inclusivo e probabilmente unico nel suo genere”, ci racconta il presidente del Rotary Ostia Claudio Miglio. “Spesso, chi non conosce il golf, lo ritiene uno sport elitario, destinato a particolare categorie socio-economiche, distante dalle donne, dai bambini, e… dalle persone con disabilità. Niente di più errato ed infondato, e questo progetto che Riccardo Valeri sta portando avanti consente di combattere i pregiudizi che dipingono erroneamente la pratica golfistica esclusiva e che al contrario nella realtà è altamente inclusiva e trasversale, cui la maggioranza delle persone si può accostare senza troppi problemi o vincoli dati da età, situazione economica, ecc…”.
Viva lo sport accessibile, via Liberi di sbagliare!