Dobbiamo intenderci prima di proseguire. Il Danubio non è un fiume. Il Danubio è anima e cuore d’Europa. Se lo vedi, da un ponte o da una banchina, più che altro lo respiri. Se lo voghi, poi, non ti lascia più.
È il Danubio che cambiò la vita a Oskar Speck, l’avventuriero che il 13 maggio 1932 entrò nel fiume a Ulm con il suo kayak per fermarsi sette anni dopo in Australia.
Certo, però, che anche a Riccardo Dezi e Giulia Benigni il Danubio deve aver detto molto. Tecnici di canottaggio di IV livello, Presidente l’uno e vice presidente l’altra del Circolo Canottieri 3 Ponti di Roma, per il quarto anno di seguito sono sul fiume con i loro equipaggi.
Non solo non li ha fermati il biennio pandemico, ma questa volta la sfida è ancora più grande e fa assaporare il gusto dell’impresa. Se nel 2019 era stato coperto il tratto del fiume che collega Vienna a Budapest (circa 300 km), nel 2020 quello compreso tra Linz e Vienna (200 km) e nel 2021 il tratto Passau – Durnstein (circa 230 km), ad essere percorsi per questa edizione 2022 della regata saranno i circa 600 km di fiume che, attraverso quattro Stati che una volta erano Impero, corrono da Passau a Budapest.
L’impresa è corale
Qualcuno mette braccia e cuore, qualcun altro guarda avanti.
In particolare la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale che con il suo Presidente, il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, sostiene con costanza nel tempo quelle iniziative capaci di contribuire alla promozione dei valori più alti legati allo sport. Come l’inclusione. E il raid sul Danubio nasce proprio all’insegna dell’inclusione.
Gli equipaggi inclusivi e internazionali
Gli equipaggi, 4 da 8 con timoniere, sono inclusivi ed internazionali, seguiti in tutto il tragitto dagli organizzatori e dai tecnici dello staff con 2 motoscafi d’appoggio. Prenderanno parte alla regata, accanto ad una compagine dei Master del Circolo Canottieri 3 Ponti, atleti diversamente abili del Donauhort Ruderverein di Vienna, con i loro accompagnatori, anch’essi atleti del circolo viennese, gli atleti italiani della squadra paralimpica del C. C. Aniene Luca Agoletto, Daniele Stefanoni, nonché Marco Carapacchio e Daniela De Blasis, atleti pararowing del Circolo Canottieri 3 Ponti.
Il riconoscimento ufficiale
Importante il riconoscimento del Governo austriaco che, per la valenza sportiva e solidale, ha emanato quest’anno un decreto (GZ. 202-0.377.660) che ha approvato in maniera ufficiale la Discesa inclusiva del Danubio da Passau a Budapest, come organizzata dal Circolo Canottieri 3 Ponti con la collaborazione del Circolo Donauhort Ruderverein di Vienna e il contributo della Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale. Riconoscimento che accresce il prestigio internazionale dell’iniziativa e che, al tempo stesso, è garanzia di assistenza qualificata sul fiume e di attenzione crescente del pubblico.
Date e tappe
Partiti da Roma il 18 luglio armi, remi e bagagli, arrivati il 20 luglio a Passau i vogatori, da oggi 21 luglio il Danubio è cosa e anche un po’ casa loro. Con il rispetto che si deve a un dio delle acque, certo, ma anche con la determinazione di parlarci da pari a pari.
Diverse le tappe della regata.
Oggi la prima da Passau a Schlògen (circa 30 km). Venerdì 22 luglio la seconda tappa da Schlògen a Linz (circa 55 km) e sabato 23 luglio la terza, da Linz a Grein (circa 50 km). Domenica 24 luglio gli equipaggi saranno impegnati nella quarta tappa da Grein a Melk (circa 45 km) e l’indomani, lunedì 25 luglio, nella quinta, da Melk a Durnstein (di circa 25 km). Da Vienna il grande balzo per gli ulteriori 300 chilometri che porteranno l’impresa al suo successo. E così, mercoledì 27 luglio la tappa da Vienna a Bad Deutsch Altemburg (circa 50 km) giovedì 28 luglio quella da Bad Deutsch Altemburg a Bratislava (circa 40 km) e venerdì 29 luglio sarà percorso il tratto di circa 60 km da Bratislava a Gonyu. Sabato 30 luglio la tappa da Gonyu a Komarno di circa 30 km a remi, mentre Domenica 31 luglio le barche affronteranno il percorso di circa 50 km da Komarno ad Esztergom. Lunedì 1 agosto l’ultima e impegnativa tappa, circa 65 chilometri da Esztergom a Budapest, dove poi sarà festa grande.
Ne parleremo ancora
Grande Discesa a remi del Danubio. Così gli organizzatori chiamano l’impresa. Bel nome, quasi epico nel suo sfiorare alla memoria la Grande Mareggiata di Un mercoledì da leoni.
Altro sport e altri tempi, certo, ma non per questo spiriti diversi.
A noi, però, l’impresa piace chiamarla raid, parola che ci echeggia spirito di avventura che accarezza il limite delle possibilità.
Al di là di questo, che è un dettaglio da puristi, l’impresa – anzi, il raid – ci piace e ne parleremo ancora.