Gianmarco Tamberi è nell’Olimpo. Ha vinto tutto il possibile, nel salto in alto è tra i più grandi di ogni tempo e l’oro di Budapest corona una vita di sacrificio, impegno, promesse – a sé stesso e non solo – e rinunce. O meglio, rinunce secondo le categorie comuni, quelle nostre che agonisti non siamo. Nel caso di Tamberi più che rinunce le chiamerei carte giocate sul tavolo della vita. L’obiettivo era sbancare, lo ha fatto e merita applausi a scena aperta. Il risultato sportivo di Tamberi è di quelli che segnano il tempo, uno di quelli che lo demarcano tra un prima e un dopo, è sulle prime pagine di tutti i giornali e sotto gli occhi di tutto.
Anche la sua gioia è stata raccontata. Le immagini, quelle di una gioia incontenibile, hanno contagiato anche chi era distante migliaia di chilometri. Ecco, il punto di osservazione che scegliamo è proprio questo. La gioia e tutto quello che c’è oltre. Non è poco, è tantissimo.
Love over gold
Cantano così i Dire Straits. Era il 1982.
And mind over matter
To do what you do that you must
When the things that you hold
Can fall and be shattered
Or run through your fingers like dust
Chiara e Gianmarco, dividono tempo, vita e amore dal 2009. Prima di partire per le Olimpiadi di Tokyo una proposta di matrimonio di quelle tanto fuori moda, cena romantica, candele e poi cento rose rosse e poi parole sull’universo mondo e poi ancora, in ginocchio, l’anello che è promessa di una vita.
L’oro olimpico arriva dopo e lui, Gianmarco, da bravo ragazzo ringrazia tutti, soprattutto Chiara.
Il matrimonio a settembre, a Pesaro. Dopo i cinque cerchi olimpici, la vita che lo porterà a Budapest ricomincia così, con un cerchio d’oro al dito.
And mind over matter
Gesti e significati
A Budapest il destino batte sul 2,36. Tamberi salta in alto ed è primo, ancora primo.
Primo dopo l’oro olimpico, dopo il titolo italiano di Rieti e l’oro europeo di Monaco nel 2022 e l’oro dei Giochi di Chorzów dello scorso giugno.
A Budapest Gianmarco salta e vince, prende l’oro e poi salta ancora, questa volta verso Chiara.
Ecco. Facciamo un fermo immagine, rimaniamo sul gesto, su questo gesto e sul suo significato. E sul suo esempio.
Cronaca buia
Un passo indietro. Aprite i giornali di questi giorni. Apriteli e troverete altre immagini.
Una, in particolare è stata vista e rivista. Sono in sette, i denti da latte li hanno persi da poco. Sono in sette e camminano tutti intorno a una ragazza L’immagine è famelica. Spiega tutto. Spiega, ma quello che dopo accadrà tra i sette e la ragazza è oltre ogni immaginazione. È violenza, vuoto culturale, buco nero dell’anima. Saranno arrestati, ma uno, l’unico al momento scarcerato, un minorenne che aveva dato segni di “resipiscenza” – così dice il giudice che lo manda in comunità – appena libero di uscire dal carcere e tornare nella gabbia dei social scrive “La galera è di passaggio, si torna più forti di prima”.
Resipiscenza è parola forbita, ma con ogni probabilità ai più di significato opaco se non oscuro. In italiano alto resipiscenza significa “ravvedersi riconoscendo l’errore in cui si è caduti tornando al retto operare”. Questo lo dice la Treccani.
Nel caso di cronaca in questione, resipiscenza è una vergogna che continua e, forse, anche simulacro di un esercizio della giustizia che ha smarrito la strada. Una strada che fa assolvere gli imputati di un altro caso di violenza sessuale – ragazzi anche questi – perché non avrebbero capito il rifiuto di una ragazza che ha subito rapporti da non consenziente. La sentenza dice che lei, la ragazza, non era stata chiara nell’esprimere il suo rifiuto. Le sentenze sono da rispettare, certo. Anche quando aprono una voragine nel senso comune delle cose. Anche quando le ragazze devono sapere che un eventuale rifiuto deve essere articolato per commi e codicilli ed accompagnato da conferme di rito, magari anche da una registrazione vocale tipo quelle che ti fanno quando ti chiamano da un call center. Le sentenze sono da rispettare, certo.
Esempi
Ci sono le sentenze e poi ci sono gli esempi.
Gianmarco che bacia Chiara e le mette al collo la sua medaglia d’oro è un esempio. Esempio di amore tra i due, ma anche di rispetto che può essere messo a fattore comune. Esempio di come un uomo si dovrebbe rivolgere a una donna, di come i due possano essere uno, di come possano vivere sfide, impegno, sacrifici ed emozioni comuni. Esempio di amor cortese, se vogliamo scomodare la letteratura provenzale. Esempio di amor che move il sole e l’altre stelle, se vogliamo scomodare Dante.
Esempio di come possiamo e di come vogliamo essere.
Esempio che purtroppo sparisce nel fotti e fuggi che traspira dai social. Esempio che sparisce nei testi di canzoni di sottocultura che sono sotto e basta, feticci musicali di trasgressivi da tastiera e da palcoscenico. Esempio che sparisce in sentenze che si rispettano, ma che disorientano e lasciano crepe nel senso comune della giustizia.
Ecco, in questo vuoto culturale, in questo deserto dell’abrasione emotiva, il bacio di Gianmarco e Chiara è reazionario o, se preferite, rivoluzionario o, se preferite ancora, tutte e due le cose insieme.
È fuori moda, ma solo perché si mette fuori dal tempo.
Il bacio di Gianmarco e Chiara è l’esempio di come scegliamo di essere.