È fatto risaputo; noi italiani al numero 13 abbiamo sempre affidato sogni e buona sorte sfidando anche una tradizione negativa che invece una certa numerologia gli assegna.
Fatto è che almeno da quel 21 gennaio del 1951, quando il Totocalcio, il gioco a sorte più amato del novecento, passò a tredici squadre, che il numero fatidico dell’immaginario italiano è stato proprio questo.
Sofia Goggia, la sua impresa straordinaria e il suo pettorale numero 13 sono una storia tutta italiana.
La pista di Yanqing
Una storia che ha come scenario le Olimpiadi di Pechino 2022 e la pista di Yanqing. Olimpiadi attese quelle di Pechino, cariche di tensioni pandemiche e geopolitiche che poco hanno a che vedere con lo sport e dove le atlete e gli atleti azzurri stanno confermando la grande stagione dello sport italiano aperta lo scorso anno.
Ebbene sulla pista di Yanqing Sofia Goggia è stata protagonista di un’impresa sportiva straordinaria, una di quelle imprese che entrano da subito nella storia e che porta anche noi di Sportmemory, che non abbiamo all’informazione in senso stretto abbiamo preferito la vocazione narrativa, a invadere amichevolmente il campo della cronaca.
Oltre la sorte
Atleta già ai vertici del circo bianco nazionale e internazionale, questa volta Sofia Goggia ha superato sé stessa e la sorte.
Quella sorte che il 23 gennaio, ovvero 23 giorni fa, aveva visto lei e il suo pettorale numero 13 cadere rovinosamente nel Super G di Cortina facendo apparire compromesso ogni sogno olimpico.
Sciagurata la diagnosi: lesione parziale del legamento crociato, sul quale già nel 2013 aveva dovuto metter mano, frattura del perone e sofferenza muscolo-tendinea.
Abbastanza per abbandonare? Abbastanza per non tentare? Forse per qualcuno sarebbe andata così.
Non per Sofia Goggia.
Storia da subito
Sofia Goggia dal giorno dell’infortunio ha avuto una sola certezza: avrebbe provato in tutti i modi ad andare a Pechino a fare la sua Olimpiade.
Una volontà straordinaria, un team di medici e specialisti altrettanto straordinari e una resilienza alle avversità che forse solo lo spirito della montagna riesce a dare, hanno fatto il miracolo.
Dopo aver rinunciato al Super G, Sofia Goggia ha sfidato il destino nella discesa libera e, proprio come un eroe greco che prende il Fato di petto e lo sovverte piegandolo alla sua volontà, vince.
L’argento di Sofia Goggia distanziata dal soffio di 16 centesimi dall’oro della svizzera Corinne Suter è molto più di una medaglia: è storia da subito.
Una storia che se ne porta dietro altre, però
Il bronzo spalanca a Nadia Delago la porta del futuro, glielo fa toccare con mano, le conferma che adesso tocca a lei andare a prenderlo e che per farlo non le manca nulla.
Ed è storia il doppio podio di discesa libera che Sofia e Nadia hanno regalato a sé stesse e alla nostra bandiera, un doppio podio che rinfranca tutti e che fa essere tutti un po’ più ottimisti.
Energia è sostantivo femminile
Se qualcuno volesse ancora conferma che le donne sono la vera energia dell’Universo, oggi ne ha una in più.