Il primo segno zodiacale dell’anno è il Capricorno, segno di terra che si dice sia determinato, disciplinato e resiliente. Si può anche credere che l’oroscopo sia poco più che una barzelletta, ma forse non è un caso che Lynne Cox sia nata proprio sotto questo segno.
Nata il 2 Gennaio 1957, a Boston, dove il clima non risparmia ai suoi abitanti inverni gelidi, neve e ghiaccio Lynne li ha nel dna, ma presto, nella sua vita, entra un altro elemento: l’oceano.
Lynne con la famiglia si trasferisce in California, a Los Alamitos, a pochi passi dal mare di cui subisce il fascino sin da subito. I genitori le insegnano a nuotare e il nonno, nuotatore di una certa fama, noto in particolare per avere percorso a nuoto il fiume Hudson, non manca di darle consigli. Mentre i suoi coetanei giocano sulla spiaggia, lei trascorre ore a nuotare e più nuota, più si sente finalmente nel suo posto.
La voglia di mettersi alla prova non tarda ad arrivare.
Le prime prove
Lynne e i suoi compagni di squadra decidono di tentare la traversata del Canale dell’isola di Catalina, in California. L’impresa la entusiasma e all’arrivo l’adrenalina che le scorre dentro la fa sentire viva e le accende un fuoco che, ancora oggi, nessuno è riuscito a spegnere.
Da questo momento Lynne Cox è inarrestabile. Per due volte nuota nel Canale della Manica, poi nel 1975 affronta lo stretto di Cook in Nuova Zelanda e l’anno successivo quello di Magellano in Cile.
Durante le traversate Lynne si ricongiunge con la sé più intima e profonda. Non sente il freddo, la salsedine che le si attacca alla pelle ne le correnti. Nuotare per lei è ormai come respirare. Impossibile farne a meno. Quando nuota, semplicemente, Lynne Cox è esattamente dove si sente di dover essere.
Oltre le barriere
Nel tempo, un obiettivo si fa strada dentro di lei. L’impresa che ha in mente segnerà il suo nome dei libri di storia.
È il 1987: la guerra fredda si è stiepidita, ma il Muro è ancora in piedi, cittadini americani e russi si annusano, ma non si praticano. Lynne sente di dover fare qualcosa, sente di dover mandare un messaggio a tutti. Ma come?
Ha trent’anni e nuota, riflette, ci pensa.
Apre l’atlante e guarda USA e Russia che si guardano, ma solo da lontano. Così vicini eppure distanti anni luce.
Scorre con il dito la distanza tra i paesi fino a quando non nota due piccoli puntini: le isole Diomede. Nate da eruzioni rocciose, nello stretto di Bering le due si guardano, ma appartengono addirittura a due fusi orari differenti. Sono due sorelle che non possono mai toccarsi, solo salutarsi da lontano.
Lynne studia le correnti, le onde, le temperature dell’acqua e il periodo più adatto ad un’impresa che ha in mente. La sua però non è una preparazione esclusivamente fisica, sa che quello che farà di lì a poco è molto più grande di lei, ma è anche convinta di potercela fare.
“Se nuoto da una sponda all’altra in mondovisione, potrò dimostrare a tutti quanto questi due popoli siano così vicini e quanto sia inutile continuare ad essere ostili”
Con il supporto di amici e familiari acquista il biglietto per l’Alaska, ma a trenta ore dalla traversata non ha ancora risposta dalla parte sovietica. Anzi, nello stretto la bandiera russa sventola su due navi da guerra che, tanto per rendere chiaro il concetto, gli Stati Uniti fanno sorvolare dai caccia.
La pace che Cox aveva tanto sperato di raggiungere sembrava definitivamente compromessa quando, a 24 ore dall’ora di quella che sarebbe dovuta essere la partenza, Gorbaciov diede il permesso: la traversata si poteva fare. Inutile dire dell’esplosione di gioia di Lynne e del suo team, specialmente delle guide Inupiaq, stabilite sulle isole da generazioni e che non avevano potuto vedere i propri familiari sul lato sovietico da oltre 40 anni.
Le guide avrebbero seguito la nuotatrice sulle loro imbarcazioni di pelle tradizionali.
7 Agosto 1987
Sulla sponda della Piccola Diomede, in Alaska, si sta preparando tutto. C’è chi sistema le attrezzature per la ripresa, chi controlla la temperatura dell’acqua che quella mattina è di 5 gradi, chi aguzza lo sguardo per cercare di intravedere l’altra isola.
Poi c’è lei, Lynne. Respiri profondi, guarda il mare e ricorda di quando tanti ridevano dei suoi continui allenamenti.
Inspira, espira.
Inizia a mettere la muta, prima una gamba poi l’altra.
Inspira, espira.
“È tutto pronto Lynne, quando vuoi possiamo iniziare”.
Inspira, espira.
Un ultimo pensiero va a chi la attende dall’altra parte.
“Speriamo vada tutto bene, anzi, andrà tutto bene”, pensa.
Inspira, espira.
Entra in acqua, pochi istanti per abituare il corpo al freddo e via.
Ha inizio l’impresa.
Inspira, espira.
Basta poco
La distanza tra le due isole è di 3.7 km. Lynne sa che l’isola è dall’altra parte, la sente, ma non la vede. Anche le sue guide non hanno mai superato lo stretto, ma lei nuota e loro seguono la corrente, fino a quando dalla nebbia non appare una delle imbarcazioni russe di sostegno.
“Una delle visioni più belle della mia vita”, commenterà più avanti Lynne.
Dopo due ore e cinque minuti Lynne Cox tocca terra
Il freddo le ha intorpidito le gambe, non riesce ad alzarsi, ma allunga una mano e due soldati russi sono pronti a stringerla e accoglierla. Quello è il senso di tutto: il calore umano. Accanto era stata montata una tenda con acqua calda e coperte, pronte per poterla riscaldare.
Il suo compito era riuscito.
L’impresa venne celebrata dallo stesso Gorbaciov, anche quando lo stesso anno, recatosi a Washington per firmare un trattato sul disarmo nucleare elogiò Lynne Cox con Reagan. “Ha dimostrato con il suo coraggio quanto siano vicini i nostri popoli” disse il russo.
Lynne Cox non si è mai fermata
Ad oggi nuota, sicuramente non su questo tipo di distanze, e si dedica alla carriera di scrittrice e di speaker motivazionale. Con la sua testimonianza Lynne vuole dimostrare come sia sempre possibile raggiungere l’impossibile.
Basta crederci davvero.