Estate 1934, Coppa del Mondo. Nell’Italia di Mussolini si gioca la Coppa Rimet, com’era conosciuta fino al 1970, quando il Brasile di Pelé la conquistò per la terza volta nella storia, aggiudicandosela definitivamente. Una vetrina importante per il regime, un’occasione irripetibile per mostrare al mondo l’ardore e l’efficienza sportiva del popolo italiano. Sedi calcistiche, gli stadi di Torino, Milano, Genova, Trieste, Bologna, Firenze, Napoli e, naturalmente, Roma. La vittoria finale degli azzurri guidati da Vittorio Pozzo (con il risultato di 2-1 sulla Cecoslovacchia nei tempi supplementari) fu salutata in patria da comprensibile entusiasmo. All’estero, per contro, la propaganda antifascista parlò di imbrogli, di favoritismi arbitrali per i padroni di casa, insomma, di vittoria immeritata. Ma, come giustamente afferma anche la Treccani: “Chi parlò di vittoria di regime, e furono in tanti fuori dai confini, fu smentito dal bis che quattro anni dopo l’Italia di Pozzo concesse, giocando all’estero e in un ambiente carico di ostilità.”
Il Wunderteam austriaco
Checché ne dicessero gli organi di stampa esteri, comunque, la Nazionale di Meazza, di Ferraris, di Monzeglio e di un manipolo di oriundi sudamericani a partire da Guaita e Orsi, era fortissima. L’unica compagine in grado di tenergli testa ai Mondiali 1934 era la Nazionale austriaca, che si era guadagnata il soprannome di Wunderteam, cioè “squadra delle meraviglie”, e che poteva contare sul fortissimo Matthias Sindelar, il “Mozart del calcio”, antesignano del ruolo di falso nueve.
E infatti, come da pronostico, le due squadre si incontrarono in semifinale a Milano il 3 giugno 1934. Il gol di Enrique Guaita al 21’ aprì all’Italia le porte della finale, e mandò i danubiani a contendersi il terzo posto nella finalina contro la Nazionale tedesca (con tanto di vessillo nazista).
E cosa c’entra il Napoli?
Austria-Germania si giocò alle ore 18.00 del 7 giugno a Napoli, allo stadio Partenopeo, ex Ascarelli, davanti a 9.000 spettatori. Arbitro il signor Albino Carraro di Padova. Nonostante l’impeccabile organizzazione italiana, quando le due squadre scesero in campo sorse un problema di non poco conto. E già, perché la divisa della Germania era bianca con pantaloncini neri, e quella dell’Austria… idem!
Per consentire lo svolgimento dell’incontro, una delle due squadre avrebbe dovuto cambiare maglia. Toccò all’Austria, che recuperò nello spogliatoio le maglie azzurre della squadra di casa, il Napoli, e le indossò tra lo stupore e il compiacimento del pubblico sugli spalti dell’impianto del Rione Luzzatti.
Das Wunder von Neapel
Per la cronaca, i tedeschi, veri underdogs della competizione, ebbero la meglio sui cugini, per altro privi del loro “Mozart” in attacco, vincendo con il punteggio di 3-2, nonostante ben due pali colpiti nel finale dall’austriaco Horvath.
Dalle parti di Vienna non la presero molto bene. La stampa parlò di furto ai danni della squadra più forte di sempre. In particolare, la rivista sportiva Der Fußball scrisse: “L’arbitro italiano ha deciso la partita non fischiando alcun fuorigioco.”
Non mancò chi tirò in ballo l’inveterato odio italico nei confronti degli austriaci risalente al Risorgimento. E qualcuno se la prese con le maglie del Napoli, ree di aver confuso i giocatori.
In Germania, invece, i commenti furono di tenore opposto. La propaganda del Reich celebrò quell’inaspettato terzo posto come una vittoria, e i giornali titolarono: “Das Wunder von Neapel”, cioè “Il miracolo di Napoli”.
Oggi non sarebbe successo
Quello dell’Austria fu il primo caso in cui una Nazionale indossò la divisa di una squadra di club, per di più straniera. Dopo quella partita, infatti, ci si pose il problema delle seconde maglie: molte squadre, come è noto, adottarono il bianco. L’Austria, invece, in tempi più recenti sceglierà la maglia rossa, più rispondente ai colori della propria bandiera.