Nel 1936 le Olimpiadi giunte alla XI edizione si disputarono a Berlino. La Germania era in piena epoca nazista, Hitler era il cancelliere in carica e questa edizione venne caricata di significati dal regime, che voleva con l’occasione dimostrare la supremazia della razza ariana sugli altri popoli. In questa edizione i giochi velici vennero disputati nella baia di Kiel sulla costa Nord del paese.Le classi rappresentate erano quattro: il singolo, “Jole olimpica”, la Star, il sei metri e l’otto metri Stazza Internazionale.
Vele italiane
L’Italia prese parte ai giochi con rappresentanti in tutte le quattro classi: alla manifestazione parteciparono lo spezzino Giuseppe Fago nelle Jole, la piccola deriva singola, terminando al 5° posto, il timoniere Massimo Oberti, il fratello Giuliano, Giovanni Stampa, Giuseppe Volpi e Renato Cosentino nella classe sei metri con Esperia, che finirono al quinto posto, dopo il fortissimo inglese Charles Leaf, ed il fuoriclasse norvegese già vincitore Stoccolma ed Anversa Magnus Konow, la Star Pegaso di Riccardo De Sangro Fondi e Federico De Luca che terminò le regate al nono posto.
I-20
Ma il capolavoro avvenne nella classe otto metri, la regina delle olimpiadi di allora, l’otto metri Italia (I-20) vinse, regalando al nostro paese una splendida medaglia d’oro, la medaglia restò l’unica conseguita da un equipaggio Italiano per anni. Bisognerà aspettare l’Olimpiade di Helsinki del 1952 per avere un’altra medaglia d’oro italiana con Straulino e Rode. Gli artefici della formidabile impresa furono il timoniere Leone Giovanni Reggio, il tattico Bruno Bianchi, Luigi De Manicor, Massimo Poggi, Luigi Poggi, e Domenico Mordini.
Il valore di questa vittoria fu ancora più grande, perché la barca e le sue attrezzature erano progettate e costruite interamente in Italia, presso i Cantieri Costaguta di Voltri.
Il risultato si ottenne contro equipaggi fortissimi: il norvegese Jacob Tullin Thams pluricampione olimpico su Silja, il tedesco Alfried Krupp su Germania II e lo svedese Bo Westerberg su Ilderim protagonista di un arrivo al cardiopalma con Italia durante l’ultima prova.
La regata
Durante le sette giornate di regata vi fu una vera e propria battaglia tra i primi, tanto e vero che fu necessaria una regata di spareggio per assegnare la medaglia d’argento tra Norvegia e Germania che dopo sette regate, risultavano a pari punteggio. Vi fu anche una protesta che coinvolse oltre Italia altre tre barche ma la giuria decise a favore della barca italiana.
Dopo la vittoria
L’eco della vittoria continuò per molto tempo anche dopo il rientro dall’equipaggio e della barca a Genova. La barca tornò nel Cantiere Costaguta e fu sottoposta a dei lavori di manutenzione. Molte scolaresche e genovesi voltresi la visitarono in cantiere, in quella occasione fu anche rimossa la bandierina di testa d’albero che venne donata alla Federazione e ancora oggi fa bella mostra di sé incorniciata nella sala del Consiglio. Molte furono le cartoline postali stampate per l’occasione dalle Poste del Reich, furono emessi degli annulli speciali e una serie di francobolli commemorativi.
Più tardi, in occasione dell’olimpiade di Tokio nel 1964, furono emessi dall’Emirato di Ajman una serie di francobolli commemorativi tra i quali un valore rappresenta l’impresa di Italia a Kiel, il primo francobollo della storia che rappresentava una barca vincitrice alle Olimpiadi.