Caro Ugo,
lo so che il mio risultato – per essere la Finale del Campionato Nazionale a squadre Pistola Standard donne – poteva essere migliore, ma la luce qui a Brescia è grigia, le facce sono grigie, le case pure; e poi, come sai, prima di una gara dormo poco.
Tutte scuse, dirai tu, figurati.
Un oro – all’Aquila – e un argento – in casa – sono comunque arrivati, anche se Benedetto l’armiere mi deve sempre rivedere il calco dell’impugnatura.
Questo è uno sport bellissimo, è un viaggio dentro sé stessi, scopri paure e punti di forza. Ho portato con me la mia Bibbia, quella scritta da Eugen Herrigel: senti che bella frase, anche se su un’altra disciplina olimpionica: “Lei non deve aprire la mano con intenzione, deve tenere la corda tesa come un bambino piccolo tiene il dito che gli si porge. Lo tiene così forte, così stretto, che non finiamo di meravigliarci della forza di quel piccolo pugno. E quando abbandona il dito, lo fa senza la minima scossa, perché il bambino no pensa ‘ora lascio il dito per afferrare un’altra cosa. Ma senza riflettere, senza intenzione, passa da una cosa all’altra, si potrebbe dire che gioca con le cose”. Troppo sdolcinato per te, vero? Invece per me l’esempio è calzante, e poi a te lo posso dire: mi sa che sono incinta.
Dice anche: “Con questa respirazione lei non solo scoprirà l’origine di ogni forza spirituale, ma otterrà che quella sorgente scorra e si diffonda attraverso le sue membra”. Poi consiglia “un’espirazione il più possibile lenta, continua e regolare. L’ispirazione lega e collega tutto ciò che è giusto e l’espirazione scioglie e porta a compimento, superando ogni limitazione…”
Hai sempre preso in giro il mio interesse per queste espressioni zen, ma tu non mi hai sempre detto la stessa cosa? In fondo corrispondono alla nostra tecnica di rilassamento delle 4 fasi della ‘respirazione tattica’, cioè: inspirazione, trattenere il fiato, espirazione, trattenere il fiato, ognuna di 4 secondi, per riuscire – dopo 3 cicli – ad abbassare la frequenza cardiaca. E senti qua: “La vera arte è senza scopo, senza intenzione, quanto più lei si ostinerà a voler imparare a far partire la freccia per colpire sicuramente il bersaglio, tanto meno vi riuscirà”; questo te lo confermo io che disegno.
Oppure espressioni come: “Ogni colpo falliva: desiderato, provocato, deviato, sempre più pregiudicati dall’assillo dell’insuccesso”. Ah scusa! Non ti ho detto che è il maestro giapponese che parla all’allievo; come te con me, ma noi in abruzzese e dandoci del tu.
Oppure: “Lei pensa che ciò che non fa non avvenga”. Quante volte mi hai detto: “Il colpo ti deve sorprendere” e quanti anni mi ci sono voluti per capire questo concetto…
Ora Annie Klaousen mi sta chiamando per andare in palestra.
Mi manca il sole, Villa Pamphili, le battute dei romani, via Sannio, il Fonclea…
Quando sarò a cena con tutti voi a parlare delle gare sarà il momento più bello. Salutami Pietro e Maria.
A presto!
Vittoria