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Ettore Bugatti. L’avventura motonautica

Ettore Bugatti, artista dei motori, autodidatta come tanti figli del suo tempo, ha lasciato un segno indelebile nella motoristica italiana con le sue innovazioni e le sue macchine portate al successo dai campioni dell'epoca. Nella motonautica la creatura di Bugatti aveva il nome di Niniette. Questa è la sua storia.
Bugatti motonautica

I Bugatti furono una famiglia di artisti che espressero le loro capacità e attitudini in campi diversi, ma sempre con successo. Il nonno Giovanni Luigi scolpiva i monumentali camini delle case delle ricche famiglie milanesi. Il padre Carlo, creò dei mobili coniugando con grande abilità il legno alla madreperla, al cuoio e al ra­me con uno stile personale, ma che farà storia; fu, inoltre, pittore e cesellatore. Rembrandt, fratello di Ettore, fu anch’egli un abile scultore ed ebbe notevole successo esponendo in Francia e in Belgio.

L’artista dei motori

Ettore Arco Isidoro Bugatti (Milano 1881-Parigi 1947), ebbe una mente eclettica e con i suoi progetti spaziò dalle automobili ai motori per aeroplani, dalle automotrici alle navi e alle barche da diporto. Artista anche suo figlio Jean, morto trentenne in un incidente automobilistico, che disegnò impareggiabili carrozze­rie. La fama di Ettore, che non era laureato in ingegneria, si deve alle sue vetture, tutte con una linea inconfondibile e con soluzioni tecnologiche innovative. Auto da corsa, che si distinsero nelle gare più importanti con pi­loti come Nuvolari e Varzi, per ricordare solo due nomi italiani, e auto da gran turismo, per i ricchi rentier del tempo.

L’asta del 2016

Tra gli scafi messi in vendita all’asta per barche da collezione organizzata a Montecarlo il 16 settembre scorso (2016 NdR) c’era anche uno “You-You“; una bella lancetta rigettata nientemeno progettata da Bugatti. Ettore Bugatti ebbe di fatto un grande interesse per la nautica sia a motore che a vela.

Automobiles Ettore Bugat­ti

La produzione di Bugatti in proprio, dopo aver la­vorato come progettista in Germania alla De Dietrich e alla Deutz, iniziò l’1 gennaio 1910 con la Ti­po 13, in Alsazia a Molsheim, grazie all’aiuto di un amico spagnolo, il barone Augustin de Vizcaya. Nasceva così la “Automobiles Ettore Bugat­ti”, fabbri­ca che occupe­rà un posto importante nella storia dell’auto. Una storia che si concluderà con la pro­gettazione della Tipo 451, una vettura da gran turismo di cui fu costruito solo qualche esemplare. Nel 1963 però, quando l’Hispano-Suiza prese il controllo della Bugatti, cessò la produzione delle auto­mobili. Delle 7800 automobili costruite da Ettore Bu­gatti, dal 1910 al 1940, ne sono rimaste circa 2000, per la maggior parte funzionanti. Tra tutte le vetture costruite da Bugatti, ricordiamo la Tipo 41 Royale, ovvero “la vettura costruita per i re che nessun re ha mai comprato“. Della Royale furono co­struiti solo sei esemplari, (il pro­totipo nel 1926), di cui solo tre furono venduti. Secondo un testimone dell’epoca la Royale poteva raggiungere in rettilineo quasi 200 chilometri l’ora.

Bugatti
(1925. Bartolomeo Costantini vince la Targa Florio su Bugatti 35)

Bugatti per la motonautica

Dopo le vittorie nelle gare automo­bilistiche, Ettore Bugatti ebbe significative affermazioni anche nella motonautica.
In Italia ad usare con successo i motori Bugatti sulle sue imbarcazioni fu il principe Carlo Maurizio Ruspoli all’inizio degli anni Trenta. Ruspoli certamente fu indotto a correre con i motori Bugatti dal cognato, il duca Armand de Gramont, grande amico e cliente di Ettore (durante la prima guerra mondiale gli aveva messo a disposizione un capannone a Levallois-Perret dove realizzò i primi motori d’aviazione).

Il Niniette

Ruspoli debuttò con il motore Bugatti nella classe 6 li­tri nelle gare internazionali di Venezia, nel settembre del 1931, con il “Niniette“, (soprannome di Lidia, la se­condogenita di Bugatti), costruito dal cantiere ve­neziano dei fratelli Celli. Pur dimostrando di essere velocissimo nelle due prove alle quali aveva parteci­pato, era stato costretto al ritiro per avarie, comprensibili essendo lo scafo varato il giorno prima della gara e il motore non ancora a punto. Ma Ruspoli non tardò a prendersi la rivincita, che fu anche quella di Bugatti.
Il 12 novembre, sempre a Ve­nezia, stesso scafo e stesso motore ma questa volta perfettamente a punto, conquistava il record mondiale di velocità della classe racer 6 litri con 101,80 chilometri/h. Lo scafo di Ruspoli, lungo 6,50 metri e largo 1,90 con timone anteriore e trasmissione diretta, aveva su­scitato commenti e critiche per avere ben cinque redan. I risultati però avevano dato ragione al costruttore. Il motore era quello della Tipo 50 con compressore, il primo motore di Bu­gatti con due alberi a camme in testa e due pignoni anteriori per il loro co­mando, con otto cilindri e una ci­lindrata complessiva di 4972 cm3, in grado di superare 200 Cv a 4000 gi­ri/minuto.

Il Niniette II

Ancora a Venezia il 17 settembre 1932 Ruspoli con il “Niniette II” (Celli-Bugatti) migliorava il suo record portandolo a 105,69 chilometri/h. Non contento dei risultati ottenuti, nel 1933 tentava con successo di migliorare ancora.  Dopo aver ricevuto dalla Bugatti il “Niniette II” con il motore messo a punto per la nuova stagione, il 16 maggio sulla base misurata dell’Associazione Motonautica Italiana Lario, davanti alla Tremezzina (lago di Como), portava il suo record a 106,87 chilometri: un record che non du­rava molto, perché Theo Rossi di Montelera con “Ravanello” (Baglietto-Maserati) lo superava con 113,43 chilometri, il 5 ottobre a Bracciano.

Il Niniette III

Il “duello” Rossi-Ruspoli continuava nei racer di litri 1, dove il primo deteneva con “Montelera XII” (Cinti-Ma- serati) il record mondiale di velocità con 91,55 chilo­metri. Con il nuovo “Niniette III”, sempre costruito da Celli con un motore Bugatti di 1500 cm3, otto cilindri con compressore, derivato dal famoso 2300 cm3 da corsa della Tipo 51, otteneva 93,443 chilometri il 1 novembre 1933, sulla base della Tremezzina.
Il record di Rossi era battuto. Non pago di questo risultato, il 17 dicembre (i giornali dell’epoca parlano di “clima glaciale”), ad Arona miglio­rava ancora il suo record portandolo a 94,83 chilome­tri.

Bugatti Niniette
(Niniette IV)

Il Niniette IV

Nel 1934 Ruspoli a Tremezzo, stabiliva il nuovo record di fondo dei racer di 6 litri con 86,09 chilometri con il “Niniette IV” (Celli-Bugatti). Ruspoli aveva partecipato con successo a gare in Italia e all’estero, vincendo nel 1933 a Gardone anche la Coppa dell’Oltranza, donata da Gabriele d’Annunzio. Un’altra soddisfazione in campo motonautico arrivava a Bugatti il 27 novembre 1937 da Maurice Vasseur, uno dei più noti piloti francesi, che con il motore della Tipo 50 B otteneva a Saint Cloud sulla Senna, con media re­cord, 133,8 chilometri.

Non solo motonautica

L’interesse di Ettore Bugatti per la navigazione non si era limitato a fornire e assistere Ruspoli nella motonautica. Non riuscendo a realizzare i suoi progetti navali (un transatlantico lungo 35 metri e largo 2,50, una motosilurante e altre unità) progettò il suo yacht a vela, che venne costruito nel 1939 a Trouville dal cantiere Macario. Era lungo fuori tutto 27,50 metri, al galleggiamento 21 metri con circa 300 metri quadrati di superficie velica. Lo scafo fu varato a Pa­squa del 1940 e nel maggio, per l’invasione tedesca, fu rimorchiato a Le Havre e da qui portato a Falmouth (Inghilterra) dove rimase per tutta la guerra. Durante l’occupazione tedesca di Parigi Bugatti acqui­stò l’ex cantiere Deconninck, a Maisons-Laffitte sulla Senna a 21 chilometri a nord ovest di Parigi. Nel cantie­re avrebbe dovuto essere costruita una piccola imbarcazione da diporto in legno, lo “You-You“, in tre versioni, rispettivamente di 2,80, 3,30 e 4 metri con un motore di 5 Cv, il Tipo 75, sistemato a prua.
La morte di Bugatti pose fine a questo progetto, di cui restano un paio di scafi, di cui uno per l’appunto re­centemente (2016 NdR) messo all’asta. Anche il cantiere fu venduto.

……….

L’articolo, che con piacere ripubblichiamo, è apparso per la prima volta sul Notiziario del Centro Studi Tradizioni Nautiche n.55/2017.

Franco Belloni

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