L’origine di uno dei passatempi più longevi degli amanti del calcio è il frutto dell’intuizione dei fratelli Panini.
L’edicola della famiglia modenese è il primo passo per intercettare interessi e gusti della società del dopoguerra. Una volta aperta un’agenzia di distribuzione giornali negli anni Cinquanta, i fratelli si rendono conto del potenziale appeal di questo minuscolo prodotto cartaceo. Fino ad allora, infatti, le figurine erano sostanzialmente prive di un autonomo mercato ed erano funzionali alla vendita di altre pubblicazioni o prodotti.
La stagione calcistica 1961/62
Così, nel 1960, l’acquisto da un editore milanese di un lotto invenduto di figurine di calciatori del campionato italiano e la conseguente messa in commercio in bustine da quattro si rivelano un’idea vincente. Il fascino sprigionato da quelle immagini di atleti che vestono le casacche delle squadre della massima serie convince la realtà imprenditoriale emiliana a dar vita a un autentico progetto editoriale.
La stagione calcistica 1961/62, pertanto, passa alla storia per il primo album dove raccogliere le figurine.
Dalla fotografia alla riproduzione in stampa, dall’imbustamento alla distribuzione nelle edicole, i passaggi di una catena che conduce il destinatario finale davanti al bivio rituale. Ce l’ho, o mi manca?
La figurina pioniera
Il primo calciatore a essere riprodotto è Bruno Bolchi, centrocampista e capitano dell’Inter. Il soprannome che ne accompagnerà la carriera è Maciste, per via della corporatura robusta e di un’attitudine a non lesinare energie in campo. E quel ritaglio rettangolare cartaceo che ne evidenzia i capelli corti, la barba rasata, le sopracciglia folte e un’espressione del viso che pare ripararsi dalla luminosità del sole, aiuta a entrare in confidenza con il personaggio. La maglia a bande larghe nerazzurre e il giallo del bordo sono la novità cromatica rispetto al più omogeneo bianco e nero, fino a prima adoperato. Un’annata sperimentale dove trova posto soltanto la serie A.
La lotta per lo scudetto è vinta dal Milan, e la raccolta di figurine nell’album diventa un’occasione per familiarizzare con i volti dei protagonisti del pallone.
La rovesciata di Carlo Parola
Un ponte simbolico, in grado di unire ogni album, in una linea temporale ideale è riassunto da un’immagine particolare.
Un gesto tecnico di pregevole fattura eseguito da un calciatore juventino impiegato come difensore centrale. Il suo nome è Carlo Parola.
La partita dove un fotogramma verrà cristallizzato nella memoria è Fiorentina-Juventus, del 15 gennaio 1950. Sul punteggio di 0-0, a una decina di minuti dalla conclusione, il centrocampista viola Augusto Magli prova a servire il compagno Egisto Pandolfini con un lancio. L’occasione è nitida e l’attaccante pare ben piazzato, eppure l’intervento repentino e acrobatico di Parola sventa la minaccia con una rovesciata magistrale. Probabilmente perché dotato di un notevole bagaglio tecnico e atletico, il giocatore bianconero sorprende l’avversario e il pubblico con un imponente stacco al volo che gli consente di respingere lontano la palla.
Corrado Bianchi. Fotografo
Assiste all’azione il fotografo Corrado Bianchi. Il suo scatto dal basso verso l’alto rende immortale quella prodezza, che finirà rielaborata e pubblicata sulle bustine delle figurine Panini anche in tempi moderni.
La prima volta in cui compare nell’album è nella stagione 1965/66.
Non solo calcio
I lineamenti dei calciatori non sono più gli unici soggetti raffigurati.
Con il trascorrere del tempo, l’obiettivo si estende prima dai titolari alle riserve, poi ai luoghi rappresentativi delle città dove hanno sede le società di calcio. Il Duomo di Milano e il Colosseo, il porto di Genova e il palazzo Ducale di Mantova arricchiscono così la successione di immagini dei beniamini dei tifosi del campionato. Uno spaccato italiano degli anni Sessanta da immortalare, mentre il boom economico modifica le abitudini cittadine. Accostare graficamente squadra e città sembra inoltre suggerire un legame fra due comunità, una inglobata nell’altra.
La ricercatezza del dettaglio poi, balza ancora più agli occhi a metà degli anni Settanta. Quando barbe e capelli lunghi dei calciatori risentono dei look del periodo, e quando lo sfondo dietro il calciatore fotografato restituisce scorci alberati, caseggiati o strutture sportive della provincia salita alla ribalta.
Dalla colla all’autoadesivo
Per alcuni nostalgici, il potere evocativo delle figurine rasenta quasi quello delle madeleine proustiane. Il sapore del dolcetto francese che risveglia la memoria involontaria. Per altri, è sufficiente l’odore della carta a far viaggiare i ricordi dell’infanzia.
In effetti, la materialità della figurina la rende suscettibile di percezioni tattili e olfattive in chi si trova a maneggiarla a distanza di tempo. L’approdo negli anni Settanta, poi, determina un ulteriore cambio di abitudini, con il passaggio dalla colla all’autoadesivo.
Il collezionista non usa più il pennello per incollare le figurine nelle corrispondenti sagome vuote, rischiando di zavorrare eccessivamente l’album, ma si limita ad applicarle con un gesto.
I nomi inconsueti
Se la figurina di Paolo Rossi da Prato, classe 1956, campione del mondo in Spagna e miglior marcatore della competizione, restituisce della sua straordinaria biografia un dato anagrafico ricorrente, di rovescio ce ne sono altre le cui didascalie sotto il volto recano nomi decisamente più insoliti.
Aladino e Astutillo, Odoacre e Ottorino sono esempi che sfidano il tempo, finendo per evocare antiche e suggestive atmosfere. Chi s’imbatte in esse, magari nel cuore degli anni Ottanta, ha occasione di scorrere la carriera di Aladino Valoti da Alzano Lombardo, ex centrocampista dell’Atalanta o del Parma di Arrigo Sacchi, o di contare le presenze al Bologna, alla Roma, alla Lazio e all’Inter scudettata dell’ex portiere Astutillo Malgioglio. Di conoscere i trascorsi interisti, udinesi, cesenati e ascolani dell’ex centrocampista Odoacre Chierico, senza trascurare lo scudetto romanista, e i colori milanisti e atalantini dell’ex portiere Ottorino Piotti.
Gli album, nella loro contingenza, sono a pieno titolo contenitori di storie legate alla provincia italiana e racchiuse nel suono inconsueto di un semplice nome.
Errori
La proverbiale ciambella uscita sprovvista del buco è una rarità degna di nota.
Considerando che il mix fra scatti fotografici e dati riportati è un’operazione affidata all’essere umano, può senz’altro capitare d’inciampare in uno sbaglio.
Nella stagione 1967/68, sulle pagine dedicate alla Spal figura un giovane biancazzurro che risulta nato a Montagnana (Pd) il 2 febbraio del 1948. La didascalia indica il nome di Gildo Rizzato, ma quel volto allora glabro e dai capelli corti appartiene a un insospettabile Ezio Vendrame.
In serie B, nell’annata 1973/74, il destino vuole che l’immagine del viso del portiere Mirko Benevelli venga attribuita al compagno di reparto del Parma Giuliano Manfredi.
Sempre fra i cadetti, nella stagione 1975/76, il genoano Sergio Rossetti presta involontariamente tratti somatici e baffi all’attaccante Roberto Pruzzo. Una volta accortasi dello sbaglio, l’azienda produrrà una figurina con il vero bomber di Crocefieschi.
Gli anni Ottanta esordiscono con un nuovo scambio di persona.
L’album targato 1980/81, alla voce Cagliari, propone fra i suoi difensori Claudio Azzali. Il viso, però, appartiene al diciannovenne Marco Ricci, che continuerà la carriera nelle serie inferiori. E la sua faccia, con il nome di un altro, sarà l’unica traccia di una presenza in A.
Citazioni
Il segno tracciato nell’immaginario comune da parte delle figurine è quantomai inaspettato. Se ne trovano impronte anche in produzioni lontane dal tema sportivo, probabilmente per esigenze narrative.
Un esempio è fornito dalla prima puntata della seconda stagione di Romanzo criminale – La serie, laddove un flashback è necessario per inquadrare le origini dei singoli personaggi.
In una Roma periferica e costellata di casermoni, spazi aperti e pozzanghere, irrompe in scena il futuro Bufalo.A pochi passi da lui camminano due ragazzini con un mucchio di figurine in mano, appena sottratte a un coetaneo.
«Pizzaballa, Castano, Scala. Ce l’avevamo tutte, altro che figurine rare…», si lamenta un giovanissimo Libanese. Confutando, in un certo senso, il luogo comune che avvolge la fama dell’ex portiere bergamasco, quella di figurina introvabile.