Gente di mare, gente che non teme né freddo e né buio profondo
C’è chi sul mare nasce, che scandisce onde come fossero ore, ma c’è anche chi al mare ci arriva più tardi, in qualche modo.
Per esempio Hans Hass. Nato nel 1919 da una facoltosa famiglia viennese, la sua vita era già stata disegnata: scuola di legge, salotti borghesi, un buon matrimonio. La sua strada, però, quella vera, era ancora tutta da scrivere.
Nel 1937, durante una spensierata vacanza in Costa Azzurra, a Cap Antibes l’incontro casuale con lo scrittore americano Guy Gilpatric lo introduce alla pesca subacquea ed alla visione dei fondali marini.
Hans Hass è avanti nel tempo, però. Le sue passioni, biologia marina e immersioni subacquee, lo sono.
Le prime fotografie sott’acqua Hass le scatta nel 1938, appena diciannovenne, con una fotocamera “scafandrata” progettata da lui stesso. Non smetterà più.
Al tempo stesso affina anche una tecnica di pesca con asta arpionata lunga tre metri. Una pesca fatta di appostamenti sul fondo, attese del pesce e della posizione favorevole; una pesca con possibilità alla pari, l’unica che ammette. Una visione cavalleresca che, sin dagli anni cinquanta, lo vedrà paladino della battaglia contro la pesca sportiva fatta con bombole e fucili meccanici.
Una visuale diversa
Nel 1933 il francese Louis de Corlieu aveva brevettato delle pinne da nuoto da usare per le immersioni, molto più pratiche rispetto all’attrezzatura da palombaro. Al tempo stesso, un altro francese, Yves Le Prieur, aveva messo a punto un modello di respiratore subacqueo a circuito aperto.
Le due innovazioni, insieme, cambieranno la subacquea.
Nel 1939 Hass e i suoi compagni, Alfred won Wurzian e Jörg Böhler, sono nel Mar dei Caraibi, ma non scattano solo foto: iniziano a girare filmati in pellicola. Una piccola rivoluzione se si considera che al tempo si scattavano foto subacquee con il cavalletto appoggiato al fondale a vari metri di profondità.
Le immagini scattate da Hass tra Mediterraneo e Caraibi hanno grande successo e diventano l’esempio da seguire per i primi avventurosi appassionati. In una spedizione in Egeo del 1942 Hass prova per la prima volta gli autorespiratori. Ne fu entusiasta e, constatata la facilità di movimento che gli davano, decide di utilizzarli in combinazione con le pinne, trasformando per sempre il mondo dei subacquei.
Uomini e squali
È proprio nel corso di una delle immersioni a Curaçao, che Hass si trova per la prima volta faccia a faccia con uno squalo di 3 metri. Grazie alla sua testimonianza si apre il dialogo su questi splendidi animali, che forse non sono spaventosi come vorrebbe una vulgata popolare. Racconta l’austriaco che lo squalo, avvistandolo, si avvicinò a lui e alla sua camera e che lui, sebbene impaurito, rimase immobile.
Appena incuriosito dal primo essere umano che vedeva, lo squalo poi si voltò e, forse disturbato dalla presenza dell’intruso, velocemente nuotò via.
Sui suoi diari Hass ricorda la bellezza dell’incontro e aggiunge “Il re dei mari è scappato di fronte ad un piccolo essere umano. La spiegazione è ovvia. Egli è abituato a trovare sempre animali che fuggono, questa volta ha incontrato uno strano animale che non lo ha fatto, che non ha dimostrato paura. Il suo cervello primitivo deve averlo avvisato che si trovava di fronte a qualcuno più forte di lui“
Da quell’incontro Hans Hass andò sempre di più perfezionando la tecnica per avvicinare e fotografare gli squali ottenendo immagini mai viste prima, pietre miliari della fotografia subacquea.
Un primo tentativo
L’anno successivo, nel 1943, Haas acquistò una nave oceanografica, la Seeteufel che, però, ebbe vita breve. Nel 1943 il mondo era in fiamme, mare e terra non erano luoghi sicuri per vivere, tantomeno per fare spedizioni. A fine conflitto anche la Seeteufel ne pagò le conseguenze e finì confiscata dai sovietici come preda bellica.
Primati e conquiste
Nel 1947 il suo lungometraggio Un uomo tra gli squali è proiettato a Zurigo, e nel 1948 segue la pubblicazione del libro omonimo.
Dopo la bufera, la vita riprende il passo.
Nella sua lunga carriera di studioso, fotografo e regista subacqueo, Hans Hass pubblicherà 32 libri e produrrà 73 film, ricevendo premi, riconoscimenti e successo di critica e di pubblico.
Nel 1950 il suo Avventure in Mar Rosso vince il premio per il miglior documentario al Festival Internazionale di Venezia.
Sempre nel 1950 fonda un istituto di ricerca oceanografica, inventa un flash per riprese subacquee e, con i soldi anticipati dal suo editore, acquista la Xarifa, un 3 alberi con il quale organizza crociere nell’Adriatico, nei Caraibi, alle isole Galapagos, nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano.
Spinto dalla passione, ricerca la tecnica fotografica perfetta e nel 1954 brevetta una custodia per Rolleiflex 6×6, la Rolleimarin, che per lungo tempo sarà strumento essenziale per ogni fotografo subacqueo.
Una famiglia subacquea
Grazie anche all’aiuto della moglie Lotte, da ogni viaggio Hass ricava un’intensa produzione di film, fotografie, libri e documentari che lo faranno conoscere in tutto il mondo.
La stessa Lotte diventa la prima modella subacquea, famosa al punto da ricevere proposte cinematografiche da Hollywood che però, gentilmente, rifiuterà.
Nel 1960 Hass cambia ancora una volta vita: vende la Xarifa, per dieci anni non si immerge e si dedica agli studi.
La vita è fatta di stagioni.
Hans Hass tornerà ancora in acqua, cercherà nuove emozioni e sposerà la causa della salvaguardia dell’ambiente marino.
Dal 16 giugno 2013 Hans Hass si immerge in acque libere e profonde, adesso sì pesce tra i pesci.